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La verità di Ignazio Marino sulle spese dubbie

L'ex sindaco di Roma respingere le accuse sulle spese a sbafo del Comune. E sulle dimissioni dice: "Ho 20 giorni per fare opportune riflessioni"

Per oltre quattro ore ha parlato di quelle cene, degli scontrini e di tutte le spese effettuate con la carta di credito intestata al Comune di Roma.

L'ex sindaco Ignazio Marino che per la vicenda delle spese contestate ha dovuto firmare la lettera di dimissioni, ha respinto le accuse, portato documentazione e rilanciato: "tutte le sottoscrizioni a mio nome in calce a tali giustificativi non sono autentiche, come puo' facilmente rilevarsi a occhio nudo".

In conferenza stampa, davanti ai giornalisti, ha poi ripetuto: "Sono stato ascoltato come persona informata sui fatti e non sono indagato".

"Mi sono dimesso perchè ho estremo rispetto per l'autorità dimissionaria e per spiegare i fatti - ha detto - gli esposti presentati da M5s e Fdi sono vergognosi e in malafede... Non ho mai usato denaro pubblico a scopo privato semmai il contrario. A New York ho incontrato chi si occupa di housing sociale al termine della mia vacanza estiva e anche se gli incontri erano istituzionali mi sono pagato l'albergo da solo", ha precisato Marino.

E come esempio ha portato quello degli "scontrini riferiti alla tintoria" che, ha spiegato, "non riguardano il lavaggio dei miei vestiti ma di quelli storici dei trombettieri di Vitorchiano". I "Fedeli di Vitorchiano", come da tradizione, vestiti dei loro abiti storici, accolgono le massime autorità in visita in Campidoglio e presenziano alle cerimonie più importanti.

I 20 giorni

"Così come prevede la legge, e come detto nella mia lettera di dimissioni, pensavo e penso che ho 20 giorni per fare opportune riflessioni e verifiche sulle mie dimissioni". Il che significa verificare se abbia o meno la maggioranza in consiglio comunale. "Fa parte delle verifiche che bisognerà fare...

Il fascicolo

Il fascicolo avviato nelle scorse settimane dal procuratore capo Giuseppe Pignatone e affidato all'aggiunto Francesco Caporale e al sostituto Roberto Felici, dopo gli esposti dei gruppi consiliari di Fratelli d'Italia e Movimento 5 stelle, resta al momento senza indagati. Nella sua ricostruzione Marino ha cercato di fornire elementi utili a chiarire tutti i passaggi relativi all'utilizzo della carta di credito spiegando, a suo dire, che non c'è stata alcuna attività illecita.

"Nella quasi totalità i giustificativi - ha spiegato accompagnato dall'avvocato Enzo Musco - ricollegano la causale della cena alla tipologia dell'ultimo appuntamento della giornata programmata dal sindaco". Una agenda che "era a disposizione e consultabile da moltissimi uffici - ha spiegato il primo cittadino - per un totale di circa cinquanta o sessanta persone".

Sempre per quanto riguarda le giustificazioni alle spese, il primo cittadino ha affermato "che risultano firmate quando mi trovavo all'estero e quindi non potevo essere in Campidoglio". Sul fronte carte di credito, infine, ha spiegato che non era stato lui a chiederle e che "il riallineamento del plafond da 10 a 50 mila euro, come era nella precedente amministrazione, non è stato richiesto da lui".

In sostanza, ha concluso, non "ho mai utilizzato denaro pubblico per finalità estranee a quelle consentite".


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ANSA/ ANGELO CARCONI
Il sindaco dimissionario di Roma, Ignazio Marino, entra nella sala della Protomoteca in Campidoglio, Roma, 20 ottobre 2015.

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