LA STABILITÀ DANNOSA DEL GOVERNO CONTE
(Ansa)
Politica

LA STABILITÀ DANNOSA DEL GOVERNO CONTE

Questo esecutivo non è in grado di gestire la drammatica emergenza economica legata alla pandemia ma resta in sella in nome della stabilità. Che però può far crollare lui ed il Paese

Quando arriva il magic moment? L'attimo fatale in cui il governo anziché risolvere i problemi, diventa esso stesso il problema? In altre parole, siamo sicuri di avere a che fare con il miglior governo possibile in tempi così cupi?

Siccome di incatenarci al Conte Bis non ce l'ha ordinato il medico (né il virologo) certe domande è tempo di farsele. Conte e Di Maio dicono che pensare alla crisi di governo è da matti, e che in mezzo a una pandemia serve stabilità. Ma la stabilità è come il colesterolo: c'è quella buona e quella cattiva. La stabilità buona è una naturale conseguenza della concretezza, del coraggio e della tempestività delle scelte politiche. La stabilità cattiva invece si chiama "paralisi". E della paralisi non sappiamo cosa farcene.

Anche perché, se il piano Marshall per l'Italia consiste nel ripetere a macchinetta: "Italiani, dipende da voi", allora non ci siamo proprio. All'inizio era uno slogan condivisibile, ed è stato giusto unirsi intorno a Giuseppe Conte nell'ora più buia. Ma dopo due mesi il ritornello non fa più presa. Suona come uno scaricabarile di responsabilità. Gli italiani barricati in casa hanno fatto la loro parte: ora chiedono che il Palazzo faccia la sua.

Ma una visione di sistema non c'è. Non c'è mai stata. Siamo al 6 maggio e ancora discutiamo sul "decreto aprile", che a furia di slittamenti diventerà "decreto primavera-estate". Intanto le stime sul Pil crollano, i dati sulla manifattura fanno spavento. Gli industriali arrivati in ginocchio a Palazzo Chigi per chiedere meno burocrazia si sono sentiti dire "vi faremo sapere": neanche fosse il provino di X-Factor. Ci sono ristoratori che ancora attendono i 600 euro promessi come gli investimenti garantiti dallo Stato, ma in compenso a Milano hanno preso una multa di 400 euro per "assembramento". E sulla ripresa della scuola a settembre, da cui dipende il lavoro di tanti genitori, il ministro continua a fare scena muta.

Insomma tutti partoriscono il nulla, e poi quel nulla lo rilanciano sui giornali: "stiamo valutando, stiamo lavorando, stiamo riflettendo". Ecco, riflettiamo anche su quanto a lungo vogliamo farci del male. Non stiamo dicendo che il governo debba crollare domani, anche perché al momento nuove maggioranze non se ne vedono. Ma non è detto: l'urto della recessione può suscitare miracoli politici, come del resto in Italia è già avvenuto in tempi recenti. Nel frattempo, concentriamoci sul nostro punto di non ritorno, quello in cui bisognerà scegliere: salvare l'esecutivo o salvare il Paese. Chi di dovere si faccia trovare pronto: altrimenti collasseranno entrambi.

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Federico Novella