La macchina delle assunzioni del comune di Roma
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La macchina delle assunzioni del comune di Roma

Il Consiglio di Stato dà ragione a una vincitrice di concorso scavalcata da 146 precari storici del Campidoglio, ma il sindaco Marino non vuole bloccare le assunzioni

 

Non bastano le difficoltà politiche o di bilancio e neppure le ordinanze del Consiglio di Stato a fermare la macchina delle assunzioni del sindaco di Roma Ignazio Marino. Il ricorso di una vincitrice di concorso (fatto in epoca Alemanno) scavalcata da 146 precari storici del Campidoglio (entrati in epoche precedenti, dunque sotto sindaci di sinistra) sembrava aver inceppato il meccanismo, ma ora si scopre che la giunta capitolina va avanti con il suo programma come se niente fosse.

   La richiesta era di bloccare quelle assunzioni in quanto i prescelti non avevano sostenuto concorsi, al contrario di tanti altri che, proprio come la ricorrente, pur avendone vinto uno sono da mesi in attesa di essere assunti. Come spesso accade in questi casi, il Tar ha bocciato il ricorso, ad aprile, ma il Consiglio di Stato a giugno ne ha capovolto la decisione, bloccando le assunzioni in attesa del giudizio di merito. Un segnale molto netto, in particolare, sembrava contenuto nelle motivazioni. Ha argomentato infatti il Consiglio di Stato che la eventuale sospensiva delle assunzioni richiesta nel ricorso non avrebbe potuto danneggiare in alcun modo Roma Capitale, in quanto «assoggettata alla disciplina del piano di rientro del deficit». Detto in altre parole: quale pregiudizio potrebbe averne un’amministrazione che di assunzioni, visti i suoi disastrati bilanci, non dovrebbe proprio farne?

   Ma è proprio su questo punto che Marino sembra non voler sentire. «Le risorse umane» si legge nella delibera della giunta «costituiscono la leva più importante per la realizzazione dei compiti istituzionali dell’Ente, destinati ad ampliarsi nel tempo in relazione delle nuove funzioni amministrative…». Segue l’imperturbabile conferma del piano delle assunzioni del 2013, considerato evidentemente una sorta di territorio franco rispetto ai risparmi necessari per tenere in piedi il bilancio di Roma Capitale.

   Unica concessione fatta all’ordinanza del Consiglio di Stato, la rinuncia ad assumere fin da subito i 146 precari a tempo indeterminato, motivata anche con la previsione che «il Tar verosimilmente fisserà la relativa udienza di discussione nell’arco di poche settimane, per altro già chiesta dalla difesa Capitolina». Per il momento il comune si accontenta di rinnovare i vecchi contratti a termine in attesa del pronunciamento di merito. Dovesse andar male, i 146 saranno assunti comunque a tempo indeterminato con un concorso fatto apposta per loro. Così il rispetto formale dell’ordinanza del Consiglio di Stato sarà salvo e le promesse fatte da Marino ai suoi grandi elettori pure.

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Stefano Caviglia