Ue-Italia: Gentiloni risponde a Juncker
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Ue-Italia: Gentiloni risponde a Juncker

"Manca un interlocutore con Roma" fanno sapere da Bruxelles. Ma il ministro degli esteri risponde: "Polemiche inutili"

"Credo che francamente da Bruxelles siano arrivate delle polemiche che io considero inutili. Noi non partecipiamo a polemiche inutili". Così il ministro Paolo Gentiloni ha risposto ai giornalisti che, al suo arrivo al Consiglio esteri, gli hanno chiesto un commento sulle parole del presidente Juncker e dell'alto rappresentante Mogherini. C'è preoccupazione nei piani alti delle istituzioni europee per i rapporti con l'Italia.

Jean-Claude Juncker era e resta amico di Matteo Renzi ed il miglior alleato dell'Italia. Che però venerdì ha sostanzialmente perso la pazienza a causa di troppi malintesi nati perchè Bruxelles non ha un interlocutore per dialogare con Roma sui dossier più delicati. Lo si apprende da fonti europee, che osservano come i problemi di comunicazione con le capitali possono diventare problemi politici.

Le fonti definiscono il rappresentante permanente dell'Italia, Stefano Sannino, come il miglior ambasciatore a Bruxelles e riferiscono che è estremamente apprezzato il suo lavoro di mediazione. A mancare sarebbe il dialogo continuo con gli sherpa che le altre capitali inviano sui diversi temi specifici: un metodo di lavoro che permette di smussare gli angoli, come accaduto ad esempio con la Francia che in autunno ha inviato specialisti per "negoziare per settimane" fino all'ultima virgola sulla bozza di finanziaria. A Bruxelles negli ultimi mesi si è invece osservato un vuoto di comunicazione con Roma, vuoto che ha portato a ricostruzioni fattuali fuorvianti tanto sulle banche, quanto sull'Ilva e la flessibilità.

Per la questione delle banche, è stato sottolineato che lo stesso Renzi era stato informato della posizione della Commissione in una riunione a margine del G20 ad Antalya. Ma ha sollevato sconcerto anche la questione delle dimissioni dell'esperto giuridico Carlo Zadra, unico funzionario italiano nel gabinetto Juncker, che sarebbero state strumentalizzate politicamente. È poi considerato particolarmente problematico il blocco dell'Italia sul finanziamento del fondo di tre miliardi di euro a favore dei profughi siriani in Turchia. Un versamento che per la Ue è da fare al più presto per rispettare gli accordi con Ankara, ma che è ancora fermo nonostante la Commissione abbia "messo per iscritto" quanto chiesto dall'Italia, ovvero che i fondi messi a disposizione della Turchia non saranno inseriti nel calcolo nel deficit.

Ed anche sulla flessibilità, a Bruxelles si osserva che già alla fine del 2015 è stato raggiunto l'accordo politico perchè possano essere cumulate quella per gli investimenti, quella per le riforme strutturali e quella per i rifugiati. Sono però ancora da discutere nel dettaglio le cifre. 

Cosa era successo

"Sono impressionato dalle fragilità dell'Ue e dalle rotture accadute o che si preannunciano". Così il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, si è espresso nella conferenza d'inizio anno di venerdì 15 gennaio. "C'è una policrisi non ancora interamente controllata", dai rifugiati al terrorismo all'ucraina e Russia, ha sottolineato, e per questo "farò di tutto per evitare questo sentimento di inizio della fine" dell'Europa.

"Nessuno parla del legame tra Schengen e la libera circolazione dei capitali: la fine di Schengen rischierà di mettere fine all'Unione economica e monetaria e il problema della disoccupazione diventerà ancora più importante, bisogna guardare alle cose nel loro insieme" ha aggiunto sottolineando che "i controlli alle frontiere hanno un prezzo: per esempio quelli tra Svezia e Danimarca costano 300 milioni di perdite di introiti, e quelli tra Germania e Danimarca 90 milioni".

L'affondo sull'Italia
Poi il riferimento diretto al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi che "si lamenta sempre che non sono mai stato in Italia da quando sono diventato presidente della Commissione". "Esito sempre a esprimermi con lo stesso vigore con cui Renzi si rivolge a me, perchè non aggiusta sempre le cose. Ritengo che il primo ministro italiano, che amo molto, abbia torto a vilipendere la Commissione a ogni occasione, non vedo perchè lo faccia. L'Italia, a dir la verità, non dovrebbe criticarla troppo" in quanto "noi abbiamo introdotto flessibilità contro la volontà di alcuni Stati membri che molti dicono dominare l'Europa".

"Sono stato molto sorpreso che alla fine del semestre di presidenza italiana Renzi abbia detto davanti al Parlamento che è stato lui ad aver introdotto la flessibilità, perchè sono stato io, io sono stato" ha tagliato corto Juncker, sottolineando che "su questo voglio che ci si attenga alla realtà. Io mi tengo il mio rancore in tasca, ma non crediate che sia ingenuo", ha concluso non prima di sottolineare come "ci danneggiamo da soli se non mettiamo in pratica quello che abbiamo deciso". "Non è  possibile", ha tuonato Juncker, "che una proposta adottata da Consiglio e Parlamento sui ricollocamenti non sia attuata, ma io non abbandono. Ho difficoltà a capire la riserva stupefacente dell'Italia a finanziare i 3 miliardi alla Turchia, perchè questi non vanno alla Turchia stessa ma per i rifugiati siriani in Turchia", ha detto Juncker, evidenziando come "questi 3 miliardi sono una questione di credibilità per l'Ue". Probabilmente "a fine febbraio mi recherò in Italia" ha detto, "perchè l'atmosfera tra l'Italia e la Commissione non è delle migliori".

In ogni caso, ha avvertito, "noi non aspetteremo gli stati membri" e "faremo il necessario là dove bisognerà".

La risposta di Padoan: "Nessuna offesa, noi siamo costruttivi"
"Da parte del governo italiano non c'è nessuna volontà di offesa, ma atteggiamento costruttivo". Così il ministro dell'Economia, Piercarlo Padoan ha replicato a Jean Claude Juncker. "L'Italia dà pieno sostegno all'azione di supporto ala Turchia per la gestione dei flussi migratori", l'Italia "non blocca niente ma quello che consideriamo da chiarire è se ancora c'è spazio dal budget europeo in modo che quei 3 miliardi siano pienamente coperti senza usare contributi degli Stati".

E ancora: "Sulla flessibilità è evidente che è stata la Commissione Ue a introdurla con la comunicazione, ma ricordo che si è arrivati là con il dibattito che è stato sviluppato durante il semestre di presidenza italiana e stiamo aspettando, senza tono polemico, che la Commissione dia una risposta alle richieste italiane in primavera perchè questo ha implicazioni sulla legge di Stabilità, di più non sappiamo". Per quanto riguarda le cifre, il ministro ha ricordato che si tratta di uno 0,1 aggiuntivo di clausola riforme strutturali, di uno 0,3 di clausola investimenti e di 0,2 di clausola cosiddetta 'migranti'. "Le cifre sono quelle messe nella legge di Stabilità, che prevede un innalzamento dell'indebitamento dal 2,2% al 2,4% nell'ipotesi che queste clausole siano rese operative", ha precisato.

Oggi infine l'intervento di Gentiloni.

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