IL RISIKO DEGLI SPOSTAMENTI DAL 3 GIUGNO, IN ITALIA E ALL'ESTERO
Politica

IL RISIKO DEGLI SPOSTAMENTI DAL 3 GIUGNO, IN ITALIA E ALL'ESTERO

Il caos sui movimenti interni e da e per i paesi stranieri è l'ennesima riprova della confusione che regna su chi ci governa

Si fa presto a dire che il 3 giugno potremo andare dappertutto. Perché in realtà la situazione è così complicata da paese a paese ma anche da regione a regione per quanto riguarda l'Italia che quello che è concesso o oggi non lo è domani. Un caos facilitato anche dalla confusione della politica dove la guerra è tra governo centrale e regioni, ma anche tra regioni e comuni.Cerchiamo, per quanto possibile di fare un po' di ordine:



Italia

Dal 3 giugno gli italiani saranno liberi di andare in ogni parte del paese, compresi i lombardi dove i numeri del Covid-19 pur essendo in netto calo restano in assoluto i più gravi del paese. Decisione questa, di non fare differenze tra regioni, che ha fatto storcere più di una bocca.

Ad esempio quella del governatore della Toscana, Enrico Rossi che avrebbe voluto per i lombardi una settimana di attesa in più. «La verità - ha detto al Corriere - è che Fontana e Sala hanno fatto corsa per la riapertura e alla fine il governo si è adeguato».

In realtà non è tutto semplice nemmeno all'interno dei confini nazionali. Il Governatore della Sardegna, Solinas, non retrocede dalla sua richiesta di una sorta di "passaporto biologico" per i turisti in entrata nell'isola. In pratica chi si reca in Sardegna può farlo a patto di presentare il risultato negativo di uno dei test sierologici accreditati dal Iss. Ipotesi che ha visto il no del governo con cui però è in corso una trattativa senza sosta in vista proprio del 3 giugno.

E, anche qui, eccoti servita la polemica politica con il sindaco di Milano, Beppe Sala, che ha pronunciato il famoso «ce ne ricorderemo» di chi oggi chiude le porte ai milanesi. Salvo poi poche ore fa chiedere scusa al popolo sardo dicendo che la frase era rivolta ai politici e non alla gente.

Anche Campania e Lazio hanno espresso perplessità verso il "liberi tutti" e non si escludono ordinanze particolari dell'ultim'ora con il Ministro per gli affari Regionali e le Autonomie Francesco Boccia ed il governo in balia della corrente e delle polemiche.

Estero

Qui il discorso, se possibile, è ancora più complicato. Bisogna infatti stabilire chi dall'estero può entrare in Italia, e a quali condizioni, e in quali paesi possiamo andare noi italiani.
In entrata di fatto è quasi il liberi tutti. Chi arriva dai paesi che hanno sottoscritto l'accordo di Schengen potranno arrivare in Italia senza restrizioni e limitazioni. A questi paesi di aggiungono: Regno Unito, Irlanda del Nord, Andorra, Principato di Monaco.Se però una persona pur provenendo da questi paesi ha soggiornato altrove nei 14 giorni antecedenti l'ingresso in Italia sarà sottoposto a isolamento fiduciario.

Non tutti i paesi stranieri, soprattutto europei, sono però concordi con la nostra normativa. L'Austria ad esempio stabilirà in questi giorni se concedere il via libera ai propri cittadini per venire in Italia ma soprattutto se concedere un corridoio di transito per i tedeschi, che ogni estate in decine di migliaia si riversano in Italia. Corridoio, parola molto in voga in questi giorni. Si tratta di accordi tra paesi europei che di fatto isolano questa o quella nazione, discriminandola per ragioni sanitarie. Ad esempio, l'Austria, sempre lei, vorrebbe stringere un accordo con Francia, Germania, Repubblica Ceca e Croazia per una libera circolazione dei cittadini di questi paesi. Il tutto penalizzando Spagna e Italia.

C'è poi la Grecia che prima ha detto no agli italiani fino al 30 giugno poi ha fatto una leggere marcia indietro limitando lo stop agli abitanti di Lombardia, Piemonte, Veneto (con Zaia che ha attaccato: "Dal Veneto non ci vedono più") ed Emilia Romagna. Per chi proviene da queste regioni c'è l'obbligo di test e di 7 giorni di isolamento.

Porte aperte in Croazia ma solo esibendo la prenotazione dell'albergo.

Possiamo andare in Austria ma solo per motivi di lavoro e con una quarantena obbligatoria di 14 giorni.

Fino al 15 giugno invece ai confini con la Francia dovremo consegnare una autocertificazione che racconti l'assenza di sintomi da Coronavirus.

Per la Spagna quarantena obbligatoria fino al 1 luglio.

Frontiere aperte in Germania dal 15 giugno.

L'elenco poi prosegue in modo diverso da paese a paese. Un caos che racconta ancora una volta l'impotenza dell'Europa intesa come istituzione politica incapace di trovare una linea e delle norme comuni.

Non ci resta che andare sul sito viaggianesicuri.it per essere aggiornati in tempo reale sullo stato delle cose. Oppure, per evitare problemi, restarcene a casa dove, forse, nessuno potrà farci venire il mal di testa.

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Andrea Soglio