Ignazio Marino cerca di resistere al pressing pro-dimissioni
ANSA/GIORGIO ONORATI
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Ignazio Marino cerca di resistere al pressing pro-dimissioni

Il sindaco ha dichiarato che vorrebbe rimanere fino al 2023. Renzi lo aveva avvertito: "Oltre che onesto dimostri di essere capace"

Ospite di Bruno Vespa a Porta a PortaMatteo Renzi ha inviato ieri un messaggio nient'affatto rassicurante al sindaco di Roma. Ha negato che tra le ipotesi cui pensa ci possa essere il commissariamento del comune della capitale, ma Ignazio Marino cui pure il premier ha riconosciuto di essere un amministatore onesto e perbene «deve dimostrare di essere anche capace»: «A me interessa capire - ha dichiarato il capo del governo - se l'amministrazione pulisce le strade e rimette a posto le buche, le case popolari, i campi sportivi in periferia. Basta con questa discussione sulla questione giudiziaria, la devono affrontare i giudici».

Un modo per spronare il primo cittadino o metterlo sotto tutela politica? E se Marino dovesse stare stare sereno allo stesso modo di Enrico Letta? È vero o non è vero che, come ha scritto Maria Teresa Meli sul Corsera, il premier avrebbe già pensato a Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera, o in alternativa al numero uno della Protezione Civile Franco Gabrielli quali possibili sostituti del sindaco?

L'avvertimento del premier al sindaco non sembra essere caduta nel vuoto, almeno a giudicare dalla odierna dichiarazione battagliera di Marino durante una conferenza stampa. Il sindaco, cui persino Rosi Bindi ha suggerito di ragionare sulle sue dimissioni, non sembra intenzionato a lasciare, assicurando ai suoi di non aver «mai cambiato idea» e di essere pronto a «stare fino al 2023», prossime elezioni amministrative permettendo: «Io aspetto che il paziente esca dalla sala operatoria prima di giudicare come è andato l'intervento per poi abbracciarlo» è la metafora adoperata dall'ex chirurgo

Stare fino al 2023, dunque. Una spacconata? Non è nelle sue corde. Piuttosto, è questa l'interpretazione più in voga tra i «marinologi», un modo per superare l'assedio pro-dimissioni cui non stanno partecipando soltanto i politici di opposizione, ma anche pezzi importanti del suo stesso partito. C'è una punta d'orgoglio nelle parole del sindaco. Ma anche il richiamo alla Roma pulita. «Tutto il nostro lavoro di pulizia si deve accompagnare a risveglio senso civico, ad una mobilitazione civica. Roma è una città di persone per bene che merita una amministrazione per bene. In questo momento io chiedo alla giunta, ai partiti, alla città un grande sforzo per portare Roma ad essere una capitale di Europa in tutti i settori». Basterà a ricucire con la cittadinanza e col suo partito? Previsioni non se ne possono fare ma l'assedio al sindaco è ormai giunto al livello di guardia. Ed è comunque difficile governare una grande città come Roma in queste condizioni.

Di certo Marino non si sente il  responsabile di quanto accaduto: «Ho Roma come Mario Monti trovò l’Italia dopo il governo Berlusconi: era necessario un reset completo, ora stiamo riavviando il computer. Ma, in questa fase, c’è sempre un momento in cui sul monitor si vede tutto nero».

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