Giustizia e correnti nell'Anm: cosa sono, cosa li divide
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Giustizia e correnti nell'Anm: cosa sono, cosa li divide

Nella battaglia e nell'inchiesta sulla giustizia in corso si parla spesso di "correnti" di magistrati. Questa la loro storia

Oltre alle antiche divisioni dettate dalle divergenze ideologiche, la guerra tra correnti che è arrivata fino al Csm, coinvolgendo l'Anm (Associazione Nazionale Magistrati), ha riacceso i riflettori sull'aspetto più politico della macchina giudiziaria.

Al gruppo più a sinistra, denominato Area, ai moderati di Unicost e ai seguaci di Piercamillo Davigo di Autonomia e Indipendenza proprio non va giù che Magistratura indipendente, ossia la corrente più a destra, difenda il posto dei suoi tre membri del Csm finiti nella bufera (ma non indagati nell'inchiesta della Procura di Perugia), dando loro un'indicazione precisa: ritirare l'autosospensione. La richiesta di dimissioni che arriva, invece, dal resto del panorama politico con la toga continua ad  infierire sulla ferita nella magistratura che si è lacerata con lo scontro legato alla poltronissima da procuratore di Roma ma che si era aperta qua e là in Italia con la corsa per la copertura di un centinaio di incarichi di vertice in Procure, Direzioni distrettuali antimafia e Tribunali. Controllare gli uffici strategici significa assicurarsi relazioni con la politica e poter creare una buona base di elettorato per il Csm. E anche se in realtà le correnti non sono sovrapponibili in modo pieno alla politica, spesso i loro esponenti si intrecciano nei partiti, fino a entrarci dentro. Non sono poche, ad esempio, le toghe di Area, movimento che ha riunito Movimento per la giustizia e Magistratura democratica, arrivate agli scranni delle istituzioni passando per i partiti. D'altra parte che i magistrati di Md siano sempre stati di sinistra è innegabile.

Magistratura Democratica

La corrente è stata fondata a Bologna il 4 luglio 1964. E già nel 1969, anno di una scissione interna che la portò a dimezzare i risultati alle successive elezioni dell'Anm, fu definita dai contestatori come eccessivamente legata alla sinistra e ai movimenti sociali. Gli scissionisti, guidati da Adolfo Beria di Argentine, magistrato, giornalista e giurista italiano, soprannominato il giudice solitario per via del suo carattere schivo e riservato, abbandonarono Md per confluire nel movimento più moderato, Impegno costituzionale. Md, passata alla storia per gli scontri con il cavaliere Silvio Berlusconi, si caratterizza per un'ispirazione ideologica legata alla difesa dell'autonomia e dell'indipendenza del potere giudiziario rispetto agli altri poteri dello Stato. La corrente è rappresentata dal segretario generale, Mariarosaria Guglielmi, strenua oppositrice della legge sulla legittima difesa, ed è presieduta da Riccardo De Vito, che sulla questione della chiusura dei porti diede quasi dell'eversivo a Matteo Salvini.

Unicost

Al momento, però, la corrente più colpita nella guerra tra toghe è Unicost (Unità per la costituzione): tra dimissioni e autosospensioni hanno lasciato l’incarico al Csm Luigi Spina e Gianluigi Morlini della corrente più centrista (Morlini è presidente della Quinta commissione, quella che conferisce le nomine dei magistrati, e oggi ha lasciato Unicost); Corrado Cartoni, Antonio Lepre e Paolo Criscuoli di Magistra. La corrente è rappresentata da Enrico Infante, magistrato a Foggia.

Magistratura Indipendente

Magistratura indipendente, corrente più antica e più a destra (nata dall'impegno di un gruppo di giovani magistrati che si definivano tradizionalisti a cavallo tra il 1962 e il 1963), invece, nella lotta tra toghe perde l'uomo che era riuscito a scalare l'Anm: Pasquale Grasso, gidice civile genovese che resta alla guida dell'Associazione nazionale magistrati, ma lascia la sua corrente (che è quella maggioritaria nella magistratura).
Secondo lo statuto, Magistratura indipendente  «afferma l'unità e l'apoliticità dell'ordine giudiziario e persegue la tutela della dignità morale e materiale della magistratura».

Autonomia e Indipendenza

Ma proprio sulle divisioni nella interpretazione di «apoliticità», nel 2015 è nata Autonomia e indipendenza, presidente Davigo, con l'intento di ribadire l'esigenza di un rigoroso rispetto delle regole e l'incompatibilità della magistratura con qualsivoglia incarico di natura politica. Era passata da poco la discesa in campo di Antonio Ingroia, di Luigi De Magistris, di Michele Emiliano. La corrente passa indenne nel filtro dell'inchiesta perugina, ma non nella lotta per le poltrone del Csm, dove potrebbe incassare un duro colpo. Se i tre consiglieri moderati si dimettessero, subentrerebbero i primi dei non eletti: un esponente di sinistra e due pentastellati. Se invece il Csm si dimettesse in blocco e si tornasse a votare, Autonomia e indipendenza rischierebbe di sparire: il suo fondatore, Davigo, non potrebbe più candidarsi, essendo proibiti due mandati consecutivi, e Magistratura indipendente potrebbe puntare a fare cappotto.

Ecco spiegato il perché della ribellione nella sinistra di Area e nei centristi di Unicost, che hanno scaricato Magistratura indipendente e il suo presidente, alleandosi con gli esponenti di Autonomia e indipendenza che stavano all'opposizione della presidenza di Davigo. L'ostinazione di Magistratura indipendente nel pretendere l'immediato rientro in Consiglio dei suoi tre togati coinvolti nel caso Palamara ha quindi scatenato la collera degli alleati, decretando la fine dell'attuale governo dell'Anm. E questa di certo non sarà l'ultima mossa.

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Fabio Amendolara