Giorgia Meloni: Roma, destra e militanza
ANSA/CLAUDIO PERI
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Giorgia Meloni: Roma, destra e militanza

Ha deciso di candidarsi nella Capitale contro il volere di Berlusconi. Carattere fumantino e controcorrente

È la reginetta della Garbatella, così fumantina da dare fuoco alla casa, e non solo quella del centrodestra, "la mia famiglia si è dovuta trasferire alla Garbatella perché io e mia sorella abbiamo incendiato la nostra".

Giorgia Meloni si candiderà a sindaco di Roma? E il pancione? Di sicuro davvero si punta alla pancia, ma non quella della leader di Fratelli d’Italia, è incinta, ma bensì quella della città eterna dove la Meloni ha le sue radici non solo antropologiche ma elettorali.

La Capitale, la destra, la militanza. Sono gli speciali ingredienti che hanno fatto del ministro più giovane della Repubblica, ministro della Gioventù per volere di Silvio Berlusconi nel 2008, la scheggia incontrollata delle elezioni amministrative di Roma.

Non voleva candidarsi a Roma perché in attesa, ma oggi ha cambiato idea: "Mi candido" ha detto in conferenza stampa con la benedizione di Matteo Salvini, leader della Lega Nord con il quale ha messo su uno speciale asse Milano-Roma, una sorta di corrispondenza tra gianburrasca della destra. Giorgia Meloni è stata una creatura di Gianfranco Fini, segretario di An, ma da An se ne è andata e Fini adesso non vuole sentirne parlare.

Il padre era comunista ma a Maria Corbi de “La Stampa” spiegò che non è per anticonformismo che sposò la destra: «Non sono una piccola fiammiferaia». Ha scalato Alleanza Nazionale fino a quando è rimasta la casa della destra italiana, insomma, prima del naufragio che ha portato alla fine di una storia politica.

Dunque, consigliere a 21 anni della provincia di Roma, presidente di Azione Giovani e nel 2004 in parlamento. Infine ministro perché il carattere non le è mancato, alcuni sostengono forse troppo e si sa che il carattere non disciplinato può essere rissosità: "Sono lunatica. Mi arrabbio molto facilmente. Dico molte parolacce" dice di sé. Di sicuro è riuscita a sopravvivere al naufragio della destra, alla diaspora inventandosi un partito “Fratelli d’Italia” che sembra un inno ma che negli anni è riuscito a raccogliere percentuali basse, meno del quattro per cento, ma a volte determinanti nella politica del frazionamento.

Con il carisma si è fatta eleggere alle elezioni europee con 348 mila preferenze. Sta più a Roma che in Europa. Sta in piazza e a volte la scuote, come quando all’ultimo Family day annunciò di essere incinta, calamitando così le urla di chi quella piazza la avversava: "Con quale coraggio? Non è neppure sposata". Fu così offesa sui social network che ne rimase turbata. Matteo Renzi le mandò le rose. Stesse rose che le ha spedito Guido Bertolaso, candidato da Silvio Berlusconi a sindaco di Roma ma che la Meloni non gradisce colpevole in queste ore di una frase: «La Meloni deve fare la mamma».

Va detto che, sempre la Meloni, non gradiva neppure Alfio Marchini, altro candidato a cui il centrodestra aveva pensato. Pazienza. Sarà quindi candidata a Roma e come dare torto a Berlusconi quando ammette una bellissima verità, la piacevole sorpresa che solo le donne sanno generare: «La Meloni candidata? Che dire. Le donne fanno sempre di testa loro...».

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Carmelo Caruso