Fenomenologia degli anarcoinsurrezionalisti
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Fenomenologia degli anarcoinsurrezionalisti

L'estetica vagamente neofascista, la rivendicazione del piacere come strumento di lotta, la spaccatura in seno al movimento: parla il criminologo Vasaturo

«Per la gratuità del gesto e l’edonismo dell’atto gratuito sono più vicini agli estremisti di destra che alle Brigate Rosse. Ma attenzione è un movimento più radicato di quanto si possa immaginare». Premette che le sue sono soltanto valutazioni di scenario e per un’opinione più dettagliata sugli arresti di questa mattina ordinati dalla magistratura di Perugia per attentati che vanno dal 2009 al 2011 e che sarebbero vicini al gruppo che ha ferito il manager dell’Ansaldo, Roberto Adinolfi,  bisogna ancora attendere. Ragiona facendo sua la prudenza e alle semplificazioni preferirebbe i dettagli degli inquirenti. «Solo un ragionamento di scenario, ancora è presto». E’ Giulio Vasaturo, criminologo dell’Univeristà “La Sapienza” di Roma.
Dieci arresti, tra cui un ragazzo di ventidue anni. Diranno qualcosa?
«Dagli arresti abbiamo la conferma di un fenomeno che risale al passato, a un paio di anni fa. Alcuni di questi erano stati già arrestati (Sergio Stefani e Alessandro Settepani, arrestati per un attentato sulla linea ferroviaria Orte-Ancona nel 2009). Significativa è l’imputazione: reato di associazione sovversiva finalizzata al terrorismo».

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Eppure qualcosa è cambiato dal terrorismo che l’Italia ha conosciuto…
«I temi sono diversi così come le rivendicazioni. Tra queste la contrapposizione violenta rispetto ai punti nevralgici dello Stato che si accentua in questa congiuntura economica. Lotta ai centri del potere economico e politico».
Una volta venivano colpiti i politici…
«Gli ultimi attentati si sono concentrati sui simboli del potere economico. Ma anche sedi diplomatiche, le banche soprattutto e poi Equitalia che è lo Stato. Certo, si sono accentuati in questi ultimi anni i temi dell’anarco-ambientalismo».
Si pensa agli anarchici e torna in mente il poeta Andrea Costa, Carlo Cafiero. Questi invece?
«E’ necessario precisare che anche all’interno del movimento anarchico ci sono due frange. Una “cittadinista” – che porta avanti le proprie istanze nell’alveo della democrazia – e una violenta. L’episodio di Genova (la gambizzazione nei confronti del manager dell’Ansaldo, Adinolfi) segna una rottura anche dentro il movimento».
Sono i nuovi brigatisti?
«Una cosa sono gli anarchici, un’altra i movimenti marxisti leninisti come Br, Prima linea. Le Br avevano una visione ideologica più raffinata, volevano portare a termine la rivoluzione antifascista che a loro avviso era stata mancata. E diverso era anche il consenso che riscuotevano».
Si diceva né con le Br, né con lo Stato…
«Oggi è diverso, negli anni ’70 c’era una sacca di consenso. Oggi le azioni sono criticate dagli stessi anarchici, quelli cittadinisti».
C’è pure un ragazzo di ventidue anni, ancora il fascino dell’atto gratuito?
«Si è radicalizzato lo scontro con la crisi. il fatto che ci sia un ragazzo di ventidue anni non deve stupire. Cantava Guccini: “Se non sei stupido a vent’anni, si è stupidi davvero”. I giovani hanno sempre avuto le pulsioni anti autoritarie. La differenza è che purtroppo torna questa tendenza alla violenza».
Dopo Genova, nella rivendicazione hanno parlato di “piacere”. “Abbiamo sparato con piacere”…
«Ecco, questa è un’estetica che non faceva parte dei movimenti marxisti leninisti che cercavano di soffocare queste tendenze emotive. Questi hanno qualcosa che nel gesto li avvicina al dannunzianesimo e ai Nar. Come si dimostra, anche gli opposti estremismi si attraggono».
Si è parlato dei Demoni di Dostoveskij…
«In letteratura è frequente l’atto gratuito. Questa esaltazione ricorda quello che scriveva Ezra Pound o dei Fioravanti, estremista nero».
Hanno collegamenti con la Grecia, addirittura dicono che si esercitano ad Atene per quanto riguarda la guerriglia. E’ vero?
«Questi gruppi hanno sviluppato una dimensione internazionale che finora è sfuggita. Fanno parte di uno scenario europeo, si sono globalizzati prima dei mercati. Fanno proprie le rivendicazioni greche e spagnole».
Cosa dalla Grecia e cosa dalla Spagna?
«Dalla Grecia la crisi e l’implosione del sistema economico. Dalla Spagna ereditano le rivendicazioni sul fronte carcerario. Ma hanno rivendicazioni comuni con i moventi irredentisti della Corsica, della regione basca».
Si dice che si servano del web…
«Solo per i contenuti. Si servono della rete per divulgare i contenuti ideologici. Ma la rete è monitorata dai reparti della polizia e dei carabinieri. Alla fine il dialogo e la pianificazione della strategia avviene ancora con contatti diretti».

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Carmelo Caruso