Elezioni, gli impresentabili al Sud
ANSA / UFFICIO STAMPA DE LUCA
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Elezioni, gli impresentabili al Sud

Le elezioni amministrative in Italia, dalla Campania alla Puglia: quando la realtà supera la fantasia

La Commissione Parlamentare Antimafia, presieduta da Rosy Bindi, ha deciso finalmente di intervenire sulla questione delle candidature impresentabili alle prossime elezioni amministrative del 31 maggio in Campania. Tutto era cominciato con le primarie del Pd che avevano visto vincitore l'ex sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca. Da quel giorno è stato un crescendo di polemiche e inviti a non imbarcare personaggi di dubbia provenienza e, soprattutto, dagli oscuri legami con ambienti camorristici e fascisti.

Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a soli venti giorni dal voto ha deciso che fosse il caso di intervenire invitando gli elettori della Campania a non votare i numerosi impresentabili delle liste apparentate al candidato del Pd alle Regionali, Vincenzo De Luca: "Alcuni candidati mi imbarazzano eccome", ha detto. Un invito che in molti stentano a capire dal momento che il Pd campano, Vincenzo De Luca stesso e il Pd della Nazione, guidato sempre da Renzi, hanno comunque avallato quei nomi prima di depositare le firme.

Il problema è che la questione degli impresentabili non riguarda soltanto la Regione Campania ma, anche altre Regioni del Sud. In Sicilia, per la precisione a Enna, c'è il candidato sindaco Vladimiro Crisafulli (chiamato il Barone Rosso) dal passato a dir poco pericoloso per le sue frequentazioni, che si è inventato un simbolo identico a quello del PD sfidando il suo ex partito di riferimento e infischiandosene di tutto. Ora è appoggiato da Ncd. Tra i candidati consiglieri, a sostegno di Crisafulli, c'è anche chi per essere eletto ha deciso di rispolverare il metodo del caffè sospeso pagando venti caffè al giorno, per tre settimane.

In Puglia dove le polemiche hanno coinvolto anche Michele Emiliano e le sue liste con candidati provenienti da ogni dove, si registrano situazioni a metà strada tra il comico e il drammatico e questo avviene a Cerignola, grosso comune della Capitanata che ha dato i natali, tra gli altri, a Nicola Zingarelli, Giuseppe Di Vittorio, e Giuseppe Tatarella.

Tra i candidati alla poltrona di sindaco c’è colui che sta rubando la scena agli avversari sin dalle battute iniziali. I suoi video su youtube sono diventati realmente contagiosi, o come si dice adesso virali, a livello nazionale. La prima uscita pubblica ha visto l’arrivo del candidato in un ristorante con tanto di limousine bianca, codazzo al seguito e, come musica di sottofondo, la colonna sonora di Rocky. Per l’occasione è stato illustrato il programma, dove il punto di forza è quello di fare uscire dal carcere tutti.

Ma, quello che è diventato un vero e proprio must della Rete, è la cena elettorale finita in rissa con il suo tesoriere preso a schiaffi, calci e sedia sulla schiena. Il comizio svoltosi nella piazza principale ha preoccupato non poco le forze dell'ordine per la presenza di una folta rappresentanza di personaggi legati alla criminalità

Un po' di storia
Un po' di storia, in questo, caso, serve. A soli dieci anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, e dopo appena tre tornate elettorali, il 25 gennaio 1955 l’allora ministro dell’Interno, Mario Scelba, presentò un progetto di legge il cui titolo riportava Norme per la disciplina della propaganda elettorale. La motivazione era che bisognava porre un freno al dilagare di ogni genere di esagerazione economica e, soprattutto, di decenza e cattivo gusto durante le campagne elettorali.

Naturalmente quella proposta rimase tale e non divenne mai legge. Questo curioso precedente, sta a dimostrare che in Italia, da sempre, il lungo ed estenuante periodo che precede il voto rappresenta una sorta di fiera paesana, o ancora di più, un’orgia carnevalesca dove i candidati sono le maschere che vi partecipano.

Il Principe della risata, il grande Totò, con il film Onorevoli fu il primo a portare, sul grande schermo, tutti i vizi, per usare un eufemismo, della politica italica di quegli anni. Il candidato dal nome improponibile, Antonio La Trippa, chiuso in un bagno urlava il proprio nome da un imbuto.

Naturalmente con il passare degli anni, la politica si è evoluta e nel Terzo Millennio è arrivato lo straordinario Antonio Albanese che con il suo Cetto La Qualunque, qui il cognome è di per se un vero programma, ha cercato in tutti i modi di estremizzare quella che rappresenta l’evoluzione della specie del candidato.

La tornata elettorale del 31 maggio rappresenterà per Matteo Renzi un banco di prova di notevole importanza per lui e per l’azione di governo ma, soprattutto, bisognerà capire se la Commissione Parlamentare Antimafia dovrà prendere provvedimenti immediati nell'eventualità in cui i tanti impresentabili dovessero essere eletti non solo in Campania ma in tutta Italia. Auguriamoci che non sia troppo tardi.

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Sabino Labia

Laureato in Lettere all'Università "Aldo Moro" di Bari, specializzazione in "Storia del '900 europeo". Ho scritto tre libri. Con "Tumulti in Aula. Il Presidente sospende la seduta" ho raccontato la storia politica italiana attraverso le risse di Camera e Senato; con "Onorevoli. Le origini della Casta" ho dato una genesi ai privilegi dei politici. Da ultimo è arrivato "La scelta del Presidente. Cronache e retroscena dell'elezione del Capo dello Stato da De Nicola a Napolitano" un'indagine sugli intrighi dietro ogni elezione presidenziale

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