Due Ghedini, un altro Bocchino e due Crimi: le omonimie in parlamento
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Due Ghedini, un altro Bocchino e due Crimi: le omonimie in parlamento

Dai sei signor Rossi a chi porta (senza legami di parentela) i cognomi di politici illustri

Tra gli eletti di Camera e Senato ci sono sei signor Rossi. Dal deputato Domenico Rossi, della lista Monti, al senatore del Partito democraticoGianluca Rossi. Ma di cognomi che si ripetono ne è pieno il Parlamento e quello più diffuso per antonomasia non è l'unico a produrre omonimie dalle parti di Montecitorio. Alcuni di questi, però, fanno più rumore di altri. Ne sa qualcosa Fabrizio Bocchino, senatore del Movimento cinque stelle. «Mi chiedono se sono parente di Italo da prima che entrassi in politica», ci racconta l'esponente grillino, «complice una vaga rassomiglianza tra noi. Ma, da quello che so, i nostri alberi genealogici non s'intersecano».

Oltre al cognome e ad alcuni tratti somatici, il senatore sembra avere in comune con il braccio destro di Gianfranco Fini anche l'animo ribelle. Una volta approdato a palazzo Madama si è subito fatto notare, votando per Grasso alla presidenza del Senato. Ma le rassomiglianze tra i due si fermano qui. Per esempio: se Italo Bocchino ha la fama del seduttore, il suo omonimo è tutto casa e famiglia. E da quando è venuto a Roma dice di avvertire un vuoto: «Il giorno della festa del papà», ci racconta, «la mia bimba mi ha recitato al telefono una poesia mentre ero fuori per strada nei pressi del Senato e ho trattenuto a stento le lacrime agli occhi».

Un'altra omonimia in casa Grillo riguarda il portavoce del movimento al Senato Vito Crimi. Che sul piano ideologico si posizione agli antipodi rispetto al Rocco Crimi del Pdl, ex tesoriere del partito fondato da Berlusconi. Il che però non è bastato a far sì che qualcuno non si confondesse. Ma le omonimie oltre a dare luogo ad equivoci possono anche diventare antipatiche. Parola di Antimo Cesaro, eletto alla Camera con Scelta Civica. «Mi hanno spesso scambiato per un  parente dell'esponente del Pdl Luigi Cesaro e c'è anche chi ha attribuito a questa nostra fantomatica parentela i successi che ho conseguito in ambito professionale. Cosa che, non lo nego, mi ha dato molto fastidio», ci spiega il deputato fedele a Monti. Che in passato ha anche querelato La Stampa di Torino e il gruppo editoriale Rcs dopo che erano stati pubblicati degli articoli in cui veniva definito un consanguineo del noto politico di centrodestra.

Con le omonimie ha invece imparato a conviverci Rita Ghedini, neoeletta al Senato. «Ormai ci ho fatto il callo, sono anni che mi domandano se sono una parente dell'avvocato Ghedini. Ma il nostro è un cognome molto comune al nord Italia. E tra noi non c'è nessun legame di sangue», esordisce la senatrice del Pd. Che aggiunge: «Non solo appartengo alla parte politica avversa ma provengo anche da un percorso diametralmente opposto a quello del legale dell'ex premier, solo il cognome ci unisce».

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Francesco Bisozzi