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Direzione Pd: la nuova resa dei conti

La minoranza dem pronta a depositare emendamenti anche sul Senato elettivo. Oggi incontro su Mezzogiorno e banda larga

Un miliardo e due contro il dissesto idrogeologico, 12 per il piano di banda ultralarga che coprirà l'intero Paese. Il premier Matteo Renzi interviene in conferenza a Palazzo Chigi "consegnando" alla stampa due progetti concreti e immediati. Due progetti che riguardano quel Mezzogiorno sul quale da giorni si è accesa la polemica e che oggi sarà oggetto di una Direzione Pd convocata ad hoc.

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Ma davanti alla platea Dem, il premier e segretario dovrà rapportarsi anche a quella sinistra del partito con la quale i rapporti sono ormai ai minimi termini. Rapporti deteriorati dalla nomina del cda Rai, che ora rischiano di andar ben oltre la battaglia sulle riforme, portando l'ombra della scissione sul Nazareno.

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Anche per questo oggi si parlerà di Sud guardando allo stesso tempo alla temperatura interna al partito, nel giorno in cui la sinistra Pd presenterà i suoi emendamenti per un Senato elettivo che la maggioranza Dem proprio non vuole. Ma è l'intera gestione renziana del partito (e del governo) ad essere messa in discussione dalla minoranza.

Renzi dovrà scegliere se puntare di nuovo al centrosinistra o virare definitivamente al centro, confida un esponente della minoranza ammettendo come oggi, tuttavia, una vera e propria alternativa a sinistra non ci sia. Lo scontro, alla vigilia della pausa estiva, sembra così essersi allargato, divenendo squisitamente politico.

Una percezione che, tra i renziani, è peraltro ben chiara. "Mettiamo in fila i fatti degli ultimi giorni. Prima hanno votato Ferruccio De Bortoli per il cda Rai, poi Speranza ha detto che avrebbe voluto Veltroni presidente, ora aspettiamo che chieda che torni Letta a Palazzo Chigi, dopo che ha votato per mandarlo via", spiega un dirigente Pd delineando le ultime tappe dell'attrito.

Un attrito che ieri, in commissione Affari Costituzionali al Senato, ha preso le forme dello scontro totale tanto che si narra di un sms inviato da un senatore della minoranza dem a un collega della maggioranza con l'accusa di volere la scissione. L'ipotesi, al momento, sembra lontana (e negata dai bersaniani) ma i precedenti di un ex candidato alla segreteria come Civati e di un ex viceministro come Fassina dimostrano, ragionano i renziani, che non è fantascienza.

La linea di Renzi

La linea del premier, d'altra parte, è chiara. Dal rapporto Svimez è emerso un "quadro devastante, noi siamo convinti che ci sia bisogno di far ripartire il Sud, ma c'è anche da raccontare tante storie di successo, se continuiamo a dire che va tutto male facciamo il gioco di chi vuole impantanare il nostro Paese", spiega Renzi a Palazzo Chigi dando il senso del suo intervento di oggi in Direzione.

Un senso che ha nelle parole "basta piangere" (e senza alcun riferimento a Saviano, precisa il premier) il suo nucleo semantico tanto che sul Sud è previsto alcun piano emergenziale ma "interventi mirati", finalizzati innanzitutto a spendere nella maniera più efficace i fondi Ue. Quello di Renzi in Direzione sarà insomma il racconto di ciò che è stato e verrà fatto, a partire dal recupero dei fondi di sviluppo e coesione per Calabria, Sicilia e Campania annunciato dal Cipe. "Avanti passo dopo passo - è la linea del premier - fuori dalla crisi e dallo spettro del commissariamento di Draghi che solo un anno fa aleggiava".

Sembrano invece esclusi annunci a sorpresa, sia sulla delega sui fondi europei (al momento in testa alla presidenza del Consiglio) sia sull'ipotesi di un Ministro del Mezzogiorno. Certo oggi, oltre che la sinistra Pd - che si dice disposta ad ascoltare e dare il proprio contributo con un intervento di Roberto Speranza, a patto che l'intervento di domani non si riduca ad un "ennesimo spot" - Renzi dovrà affrontare anche i governatori di Puglia e Campania Michele Emiliano e Vincenzo De Luca, "uomini di peso" eletti nell'era Renzi ma slegati dal renzismo, pronti a giocarsi sul Sud le proprie carte.

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Redazione