Diario a 5 stelle. Scene da un matrimonio
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Diario a 5 stelle. Scene da un matrimonio

L'ascesa politica del grillino Vito Crimi, dall'attivismo in parrocchia con i carmelitani al Senato, passando per un matrimonio in tight e Rolls-Royce

La scena è quella di un classico matrimonio borghese: una Rolls-Royce Excalibur grigio perla si accosta davanti alla chiesa di Santa Maria della Stella, ad Albano Laziale. In trepidante attesa della sposa, uno snello uomo in tight. Cerimonia commovente, foto di rito e quindi il ricevimento in un resort d’epoca, Villa Appia, con il prato all’inglese, le tovaglie di pizzo e la torta nuziale sorretta da un putto in marmo.

Le nozze andate in scena il 19 maggio 2001 avevano come protagonista una ragazza bolognese, Maria Cristina Flaiani, e un futuro parlamentare dalla carriera fulminea. Chi? Vito Crimi, il capogruppo (trimestrale) al Senato del Movimento 5 stelle: il grillino duro e puro che oggi a Roma si è sistemato in un albergo a tre stelle vicino alla Stazione Termini, divide la stanza per 32 euro a testa a notte con un suo assistente, si sposta in autobus o addirittura a piedi.

Perché prima di trasformarsi in appena un mese nell’avatar parlamentare di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, nel loro scudo anti Pier Luigi Bersani e anti saggi, nell’interlocutore più ostico di Giorgio Napolitano, nello smentitore (previo intervento di Grillo) di tutto ciò che ha affermato cinque minuti prima, una vita normale l’ha avuta pure l’ex sconosciuto Crimi.

Alleggerita di una ventina di chili e comprensiva di tradizionale lusso nuziale. Tra Palermo, dov’è nato 41 anni fa, e Brescia, dove dal ’99 è impiegato alla corte d’Appello (oggi è in aspettativa). Un’esistenza che non ha avuto molti più sussulti di quelli appena ipotizzati da Maurizio Crozza nel suo show su La7: «Oggi l’Italia è nelle mani di Crimi» ha detto il comico «ma la cosa più eccitante che ha fatto finora è stato ritirare federe in tintoria».

In Sicilia Vito, secondogenito (dopo Atanasio e prima di Rosalia Linda) di Michele e Rosi, ex impiegati all’Upim, ha vissuto i suoi primi 27 anni in zona Sperone, adiacente al quartiere Brancaccio,dove la mafia uccise don Pino Puglisi. A Brescia abita in affitto in un appartamento in centro con il figlio Michele, 10 anni, e la moglie, insegnante, sposata nel 2000 in comune, un anno prima del matrimonio religioso: lei si era trasferita a Brescia da lui e non se la sentivano «di rimanere in una posizione poco chiara».

Mica per niente si erano conosciuti a un raduno di giovani carmelitani. Lei era lì con il gruppo dei bolognesi e lui l’aveva conquistata a colpi di performance canore e teatrali nelle serate post lavori. Tutto raccontato nel blog «La nostra storia». Quando Crimi era ancora autoironico («Ecco la fine che ho fatto» recita la didascalia della foto che lo ritrae in cucina a torso nudo col grembiule) e non si sarebbe imbufalito per l’imitazione che Fiorello gli ha dedicato («Ero in collegamento telepatico con Casaleggio»), quando si è addormentato in aula proprio dopo la sua gaffe sul presidente «Napolitano Morfeo».

Il blog matrimoniale chiarisce che quello dei cinque stelle non è stato il primo movimento che ha folgorato Crimi, quando, poco prima del «Vaffanculo day» del 2007, dei militanti grillini andarono in tribunale per autenticare documenti. Prima di sottoscrivere le «norme di convivenza» del meet-up e diventare (con soli 381 voti alle «parlamentarie») il senatore dalla carriera più veloce d’Italia, onorava quelle dell’ordine religioso nella parrocchia carmelitana di San Sergio I Papa.

Padre Pietro Leta è lì dagli anni Settanta e Crimi l’ha visto crescere: «Era animato dall’impegno sociale». Allora Vito era già leader, sì, ma del movimento giovanile parrocchiale. L’anima del Nip, il progetto di «Nuova immagine di parrocchia» lanciato dai carmelitani in tutta Italia. Leta se lo ricorda, armato di registratore e questionario, in giro a mappare zone degradate e bisogni dei cittadini: «Si arrabbiava raramente, ma in quelle occasioni era molto convincente».

Un’adolescenza vissuta tra l’oratorio e i campi scout: uno degli amici di infanzia, Giuseppe Oliva, lo descrive come «il paciere del gruppo». Lodi anche dal liceo scientifico Ernesto Basile, dove si è diplomato nel ’90 con 60/60. Nonostante un inglese non esattamente eccellente: nel blog di Grillo, Crimi specificava di essere più bravo a scriverlo che a parlarlo ma si è fatto beccare in castagna su Twitter: «I posted a photo to Facebook» ha scritto, anziché «on Facebook» come si dovrebbe.

Al liceo lo ricordano «disponibile e bravissimo in matematica», ma il mito si incrina un po’ proprio alla Facoltà di matematica, mollata dopo avere vinto, nel ’99, il concorso per Brescia: prima c’erano stati dei contratti a termine al Tribunale di Palermo e qualche lezione di informatica. Oggi lavora alla segreteria di presidenza della corte d’Appello, divide la stanza con la conterranea Carmina Capolino.

Un amministrativo, un normale impiegato, insomma, come si presentava fieramente sul blog di Grillo, ammettendo di non avere «un curriculum eccezionale». A Brescia, fra una pratica e l’altra, il carmelitano che fino allora aveva votato Pds, Rifondazione, Italia dei valori e Verdi, si fa grillino.

Sei anni fa si iscrive al movimento, nel 2010 è già il candidato del movimento alla presidenza della Lombardia: racimola solo il 3 per cento, ma dimostra di aver introiettato perfettamente il lessico grillino: «Avevo accanto due salme» commenta in una video intervista dopo un confronto tv con gli altri candidati, «sono vecchi, sono finiti».

Nel passaggio dalle braccia dei carmelitani a quelle di Grillo, dei due principi dell’ordine religioso, «servizio agli altri» e «fraternità», il secondo pare essersi perso per strada: giudizi pesanti verso i giornalisti («Mi stanno sul c...o»), nessuna presa di distanza dagli insulti di Grillo ai leader di partito «padri puttanieri».

I cronisti giudiziari bresciani, che lo ricordano collaborativo, attribuiscono la metamorfosi al logorio della vita politica capitolina. Così la pensa pure Patrizia Menchiari, addetta stampa dei grillini locali: «Deve solo imparare a gestirsi». Si vedrà.

Adesso i cronisti non possono neanche avvicinarsi al piano dove Crimi e la sua omologa alla Camera Roberta Lombardi riuniscono i parlamentari. Lui è sempre a Roma, causa consultazioni ha dovuto annullare anche il ritorno pasquale a casa e la moglie è diventata, scherza Merchiari, «una delle tante vedove 5 stelle».

Sul suo profilo Facebook (ora oscurato) Maria Cristina, in occhiali e filo di perle, promuove l’attività del marito. Con qualche eccezione: «Basta parlare di politica!» ha scritto il 5 marzo postando la foto di un gruppo di maschi da urlo in costume da bagno. Ogni tanto sbottano pure le mogli dei grillini.

(ha collaborato Accursio Sabella)

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