silvio berlusconi
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Così Berlusconi riunirà il centro-destra

Il leader di Forza Italia non caccerà nessuno ma tornerà a fare politica rilanciando i grandi temi liberali. È quello che chiede il mondo dei moderati

Se Silvio Berlusconi non fosse Silvio Berlusconi, se fosse un qualunque altro leader politico, uno dei prossimi giorni inviterebbe a cena ad Arcore tutti i “big” di Forza Italia, da Fitto a Verdini, da Romani alla Gelmini, da Brunetta a Gasparri, dalla Carfagna a Toti. Li delizierebbe con le specialità della casa, semplici ma saporite, rigorosamente senza aglio e cipolla come da ordini dell’anfitrione.

Poi, a fine cena, sorseggiando un dito di Amaro del Capo, e concedendo benignamente a Toti e Verdini di accendersi una sigaretta (di solito il fumo è rigorosamente bandito), farebbe ai commensali più o meno questo discorsetto:

Cari amici, a tutti voi piace fare politica. A me, no. A me piaceva fare l’imprenditore, e nel mio mestiere qualche soddisfazione l’ho avuta. Tutti voi, se non mi aveste incontrato, fareste qualcosa di diverso da ciò che fate oggi. Qualcuno di voi farebbe il professore, qualcuno l’avvocato, qualcuno l’imprenditore televisivo, qualcuno la showgirl, qualcuno il redattore del Secolo d’Italia, qualcuno il figlio di notabile democristiano, qualcuno il banchiere, qualcuno il giornalista TV. Tutti mestieri onoratissimi, naturalmente, ed alcuni probabilmente più redditizi della politica. Ma non sareste, come vi piace essere, parte della classe dirigente di questo Paese. Non soltanto, ma smetterete di esserlo nel momento preciso in cui io deciderò che non lo sarete più. Se non ci credete, provate a chiedere notizie a Fini, a Scajola, a Tremonti, a Pera, a Scognamiglio, a Dotti… sempre che riusciate a rintracciarli, a scoprire dove sono finiti. Quindi, siccome sono stufo di sentirvi litigare, sappiate che da stasera l’indulgenza è finita (anche verso i fumatori) e che da domani chiunque di voi desidera spiegare le vele verso il nulla non solo è liberissimo di salpare, ma lo accompagnerò alla porta io stesso”.

Gli storici del futuro ricorderebbero quella sera ad Arcore come la svolta, a partire dalla quale Forza Italia ritrovò una granitica unità per gli anni a venire.

Ma Berlusconi non farà mai un discorso come questo. Non è un leader politico come gli altri, ed è anche per questo che gli si vuole bene. Perché sopporta con infinita pazienza amici e nemici, perché non ricatta nessuno, perché cerca sempre di persuadere e di non imporre.

Non crediate che questo ritratto di Berlusconi sia un’agiografia. Ciò che è una virtù per un privato cittadino, non sempre lo è per un uomo pubblico. Alcuni degli errori della storia recente del centro-destra sono nati proprio dall’estrema fatica che fa Berlusconi ad essere “cattivo”.

Cosa farà allora questa volta per tenere unito un partito che non è diviso sulla politica, ma lo è, e non poco, sulle antipatie e le ambizioni personali? Probabilmente una cosa molto semplice: farà proprio politica. Tornato alla piena agibilità pubblica, moralmente riscattato dalla conferma dell’assoluzione nel processo Ruby, Berlusconi rilancerà i grandi temi di un centro destra moderato e liberale. L’unico in grado di occupare i vasti spazi che né la Lega estremizzata di Salvini, né il moderato statalismo di Renzi possono riempire.  

Questo porta fatalmente all’opposizione di Renzi e alla distinzione dalla Lega. Porta a riprendere a dialogare con il blocco sociale tradizionale, dei moderati, dei cattolici e liberali, delle partite IVA, dei non garantiti, di chi lavora e di chi vorrebbe lavorare e non ci riesce ancora, o non ci riesce più.

Ciò basterà ad unire Forza Italia? Sì, perché non esiste un’altra linea possibile. E perché questo è quello che chiede il grande mondo dei moderati, che si è disperso nell’astensionismo. Nessuno è così autolesionista da ignorarlo.

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Serenus Zeitblom