Gli ex Dc fanno piani senza il Cavaliere
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Gli ex Dc fanno piani senza il Cavaliere

Enrico Letta è solo uno degli uomini bipartisan che starebbero lavorando alla formazione di un nuovo soggetto politico equiparabile... alla vecchia Democrazia Cristiana

Poco meno di cento anni fa la quarta internazionale tentò di riunire i movimenti comunisti al grido di: «Proletari di tutto il mondo unitevi».

Oggi, riveduto e corretto, quello slogan può essere utilizzato per i democristiani in Italia. Eh sì: nelle ultime vicende nostrane le tattiche, le inclinazioni al rinvio, i doppi giochi stile Dc in entrambi gli schieramenti la fanno da padrone.

La battaglia d’estate sull’Imu prima casa ne è l’esempio più lampante.

L’argomento doveva e dovrebbe essere la miccia che poteva e potrebbe innescare la crisi di governo. Ma per disinnescarlo il nuovo sacerdote di rito scudocrociato, Enrico Letta, sta utilizzando appunto il più tipico dei comportamenti Dc, il rinvio. Lo
ha fatto all’esordio del governo facendo slittare il pagamento a settembre. E probabilmente utilizzerà lo stesso meccanismo ora, rinviando il tutto a dicembre.

Con due obiettivi: primo, crearsi una sorta di clausola di salvaguardia per il governo («Se salta il governo, l’Imu si paga»); in secondo luogo, per imporre una soluzione indigesta per il Pdl, aspetta che il Cav sia uscito di scena.

«Hanno sbagliato i conti per settembre» commenta ironico il coordinatore del Pdl Denis Verdini «e ora ci riprovano per dicembre». Lo schema è talmente ovvio da essere plateale. Meno ovvio è che quello «schema» trovi una sponda nell’area post-democristiana del centrodestra.

Angelino Alfano, invece, continua ad assecondare il premier. «Enrico» osserva «ha detto che rispetterà gli impegni e io gli credo».

Una posizione condivisa anche da altri ex Dc, ministri e non. Che Maurizio Lupi, responsabile dei Trasporti, la pensi in questo modo non è un mistero. È una novità che siano sintonizzati su questa linea, invece, personaggi come Roberto Formigoni e Raffaele Fitto che addirittura erano contrari alla nascita del governo Letta. «A questo punto» fa presente Formigoni «questo governo è l’alternativa migliore». Mentre Fitto è più attento che in passato alle mosse del Cavaliere: «La politica ci imporrebbe la crisi e le elezioni» confida «ma il presidente segue altre logiche. Ci sono le aziende. Per cui non vale la pena esporsi».

Già, i democristiani son fatti così.

Naturalmente non poteva mancare Pier Ferdinando Casini, che deve sempre agganciare a quella categoria dello spirito, che è l’essere democristiani, una linea politica: il leader dell’Udc getta alle ortiche il centrismo e pensa a un nuovo polo moderato sul modello del Ppe, dell’internazionale Dc.

Ripropone, quindi, il solito schema reiterato nel tempo. Solo che senza il Cavaliere questa operazione non va da nessuna parte. Non è decollata con un personaggio come Mario Monti, che pure aveva l’aplomb del professore, dell’economista e i suoi legami internazionali. Figurarsi se dove ha fallito il governo dei tecnici possano riuscire i Dc d’ultima generazione.

Quindi, la questione riguarda ancora Berlusconi: solo che per partecipare vuole, e torniamo al punto, una riabilitazione politica o un salvacondotto.

L'autore dell'articolo, Keyser Soze, è un importante rappresentante delle istituzioni che racconta per Panorama, la politica italiana vista dal di dentro. Lo pseudonimo è stato preso in prestito da un personaggio cult del film "I soliti Sospetti"

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