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Riforme, il Senato ha approvato il ddl Boschi

Il disegno di legge con le riforme costituzionali dovrà ora tornare alla Camera e passare poi nuovamente al Senato

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13 ottobre

Il Senato ha approvato con 178 voti favorevoli, 17 contrari e 7 astenuti il disegno di legge con le riforme istituzionali. Gran parte delle opposizioni ha lasciato l'Aula o comunque non ha partecipato al voto finale. Il gruppo Ala, dei cosiddetti "verdiniani" ha votato a favore.

Il provvedimento deve tornare alla Camera e poi nuovamente al Senato come previsto dall'iter delle modifiche alla Costituzione prima dell'annunciato referendum confermativo.

9 ottobre

L'Aula del Senato ha approvato l'articolo 40 del Ddl riforme, penultimo articolo in esame, con 161 voti favorevoli, 57 contrari e 6 astenuti.
Tra le altre disposizioni, l'articolo non consente ai gruppi dei consigli regionali di accedere a rimborsi pubblici.
L'Aula ha approvato inoltre l'articolo 41 sull'entrata in vigore del provvedimento con 165 voti favorevoli, 58 voti contrari e 2 astenuti, concludendo così l'esame degli articoli del Ddl.

Le dichiarazioni di voto finale sul disegno di legge e il voto avverranno in Senato martedì prossimo, 13 ottobre, dalle 15 in diretta tv. Lo ha annunciato oggi il presidente del Senato Pietro Grasso.

Gongola il premier Matteo Renzi: "Dicevano 'Le riforme si fermeranno, il Governo non ha i numeri'. Visto come è andata? Questa è #lavoltabuona #italiariparte" (Twitter).

8 ottobre

17:34 -  L'Aula del Senato boccia l'emendamento di Roberto Calderoli all'articolo 31 del ddl Boschi con voto segreto. I no sono stati 153, i sì 106 e gli astenuti 3. Si cala rispetto al voto palese, ma sono sempre una decina in più rispetto ai voti segreti di ieri.

16:48 - Il Senato ha approvato un emendamento di Francesco Russo (Pd), riformulato e fatto proprio dal governo, che amplia le materie che possono essere devolute dallo Stato alle Regioni a statuto ordinario. I sì sono stati 165, i no 85, gli astenuti 14. Essendo un emendamento che sostituisce l'intero articolo 30 questo non verrà votato.

Il ddl Boschi prevede che "ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia", possono essere attribuite alle Regioni, su loro richiesta, e se hanno i conti a posto, con una legge approvata da entrambe le Camere. Tale devoluzione, nel testo approvato dalla Camera, riguarda la giustizia "limitatamente all'organizzazione della giustizia di pace", l'istruzione, le politiche attive del lavoro e all'istruzione e formazione professionale, la valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici, e il governo del territorio.

L'emendamento di Russo, fatto proprio dal governo con una riformulazione, aumenta le materie che possono essere devolute dallo Stato alle Regioni includendovi anche le "disposizioni generali e comuni per la tutela della salute, per le politiche sociali" e il commercio con l'estero.

7 ottobre

16:30 - Riprendono le votazioni in Senato sul ddl Boschi. All'esame dell'Aula gli emendamenti all'articoli 21 che riguarda l'elezione del Presidente della Repubblica, su cui il governo aveva espresso parere negativo. I primi due emendamenti vengono respinti rispettivamente con 101 sì, 162 no e 2 astenuti, 104 sì 154 "no" e 3 astenuti.

Momento di ilarità sul terzo emendamento, presentato e poi ritirato dal senatore del Pd Roberto Cociancich, autore dell'emendamento Canguro all'articolo 2, contestato come apocrifo dalle opposizioni: dopo il ritiro da parte di Cociancich, il leghista Roberto Calderoli lo ha fatto proprio: "Lo sottoscrivo - ha detto suscitando l'ilarità delle opposizioni - così almeno la firma è sicura". Il testo è comunque stato bocciato con 96 si', 167 "no" e 6 astenuti. 

Ore 13:00 - L'aula del Senato ha approvato gli articoli 12 (due voti segreti), 13, 14 e 17 del ddl Boschi, ma l'emendamento della senatrice della minoranza Dem Nerina Dirindin ha diviso il gruppo del Pd e la stessa minoranza.

In 14 hanno votato a favore della proposta di modifica che vorrebbe la delibera sullo stato di guerra votata a 'maggioranza assoluta dei componenti', mentre in 5 non hanno votato.

In soccorso della maggioranza hanno votato 28 forzisti.

6 ottobre 2015

Via libera dell'Aula del Senato all'articolo 10 del ddl riforme, che modifica l'art.70 della Costituzione in merito procedimento legislativo affidato a Camera e Senato. Il sì all'articolo arriva con 165 voti favorevoli, 107 contrari e 5 astenuti. 

Il Senato ha approvato ieri l'articolo 6 del ddl Boschi sulle riforme con 163 sì, superando agevolmente anche un voto segreto, ma la tensione in aula resta alta.
Oggi, alle 9,30, si riprende l'esame.

È stato approvato l'articolo 7 e si è aperta la discussione sul 10, che riguarda le competenze del Senato e su cui incombono 300 mila emendamenti di Calderoli. Molti saranno dichiarati inammissibili, ma ne restano comunque numerosi e la maggioranza ha già pronte le contromosse.

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18:23 - La maggioranza ha superato entrambi i voti segreti sull'articolo 10. Le opposizioni salgono a 136 (erano 131 nel primo voto segreto) mentre la maggioranza ha un voto in più, passando da 153 a 154.

15:47 - Sull'articolo 10 del ddl Boschi le opposizioni unite faranno "resistenza passiva" per simboleggiare il fatto di essere "ostaggi" della maggioranza. Lo spiega il capogruppo di Ln Gianmarco Centinaio al termine della riunione: "Le opposizioni, quindi, non faranno ostruzionismo nè argomenteranno le loro proposte, ma si limiteranno a votare"

15:00 - È in corso una riunione dei gruppi di opposizione in Senato per concordare una posizione comune da tenere in Aula sul Ddl con le riforme istituzionali. Il capogruppo di Fi, Paolo Romani, a nome degli altri capigruppo di opposizione, chiede lo slittamento di un'ora dell'inizio dei lavori di Aula (alle 16) per poter concludere l'incontro.

11:19 - L'Aula del Senato, dopo aver approvato l'articolo 7 del ddl Boschi, passa ad esaminare l'art.10 del testo, quello che riguarda il procedimento legislativo. E su questo Grasso ha annunciato che ci saranno due voti segreti (sugli emendamenti 10.903, 10.907) più un altro sul quale il voto segreto è parzialmente ammissibile.

11:15 - L'Aula di Palazzo Madama ha approvato l'art.7 del ddl Boschi, quello relativo ai titoli di ammissione dei componenti del Senato. La norma è passata con 166 sì, 56 no e 5 astenuti.

9:30 - Si riprende l'esame del ddl Boschi in Senato.

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5 Ottobre 2015

Si è di nuovo manifestata alta tensione in aula con una improvvisa fiammata che ha fatto temere per qualche minuto nuovi scontri come quelli di venerdì scorso, per i quali l'ufficio di presidenza del Senato ha sanzionato Lucio Barani e Vincenzo d'Anna, di Ala, esclusi per 5 giorni dall'Aula.

Il Senato ha votato, oltre all'articolo 6 del ddl, con 169 vori, una norma del futuro Regolamento della Camera, che dovrà prevedere una "statuto delle opposizioni".
Alle migliaia di emendamenti di Roberto Calderoli, si è risposto con la tecnica del "canguro" che ne fa decadere molti altri.

Un procedere stanco che ha spinto il capogruppo di Fi Paolo Romani a dire "basta" a questa "battaglia tra gamberi e canguri", che ricorda - ha ironizzato - "la batracomiomachia", la battaglia tra topi e rane di un antico scrittore greco. "Lo dico anche a Calderoli - ha detto Romani - a noi questo non interessa".

Di qui il suo appello ad entrare finalmente nel merito di almeno due punti importanti: l'elezione dei giudici costituzionali, e le norme transitorie che dettano il modo in cui si formerà il primo Senato.

"Su questo facciamo una intesa tra persone normali", ha detto. Da parte della maggioranza la risposta è però stata il silenzio, anche se per quanto riguarda l'elezione dei giudici costituzionali c'e' un emendamento di Anna Finocchiaro già depositato.

Sulla norma transitoria è per altro in corso un confronto duro all'interno del Pd e della maggioranza, con il governo che vorrebbe evitare ritocchi su questo articolo, il 39 del ddl Boschi.

Dopo una decisione di Pietro Grasso su un voto per parti separate di un emendamento di Calderoli, l'aula si è improvvisamente infiammata, con la Lega e M5s all'attacco del presidente del Senato.

Sono volate parole grosse ("si vergogni" ha urlato Vincenzo Santangelo) e il leghista Raffaele Volpi per protesta ha abbandonato l'Aula.  

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3 ottobre 2015 -
IL PUNTO
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Si è aperta alle 9,30 la terza giornata di lavori in Senato per l'esame del ddl Boschi sulle riforme costituzionali. È stato approvato l'emendamento Finocchiaro che modifica il comma 5 dell'articolo 2 del Ddl con le riforme istituzionali.

- LEGGI ANCHE: La riforma del Senato in 10 punti
- LEGGI ANCHE: L'importanza dell'articolo 2

L'emendamento riguarda le modalità di elezione dei nuovi senatori e specifica che la designazione dei senatori da parte dei Consigli regionali sarà "in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri" con modalità stabilite dalla legge.

Ieri intanto non sono mancati i colpi di scena tra cui una bagarre in aula per presunti gesti osceni da parte del senatore Barani (Ala) che si è poi giustificato dicendo di essere stato mal interpretato.

Giovedì, invece, è stato approvato l'articolo 1 con 170 voti a favore.
Il presidente Grasso ha sciolto la riserva chiarendo che "all'articolo 2 sono state apportate modifiche al solo comma 5" e dichiarando "ammissibili soltanto emendamenti soppressivi o modificativi di tale comma". In sintesi la parte sull'elezione diretta dei futuri senatori non potrà essere toccata.

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3 Ottobre

Ore 11:00 - Il Senato ha approvato l'emendamento di Anna Finocchiaro all'articolo 2 che recepisce gli accordi interni al Pd e nella maggioranza, sulla legittimazione popolare dei futuri senatori-consiglieri regionali. I si' sono stati 169, i no 93, 3 gli astenuti.

L'approvazione è stata salutata da un lungo applauso della maggioranza.

L'articolo 2 stabilisce che i Consigli regionali eleggeranno i futuri senatori tra i propri membri, e che "la durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti". L'emendamento di Anna Finocchiaro aggiunge che l'elezione dei senatori da parte dei Consigli regionali deve avvenire "in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge" elettorale che dovrà essere successivamente varata.

Nessuna sconfitta di parte

L'approvazione dell'emendamento Finocchiaro "non è una sconfitta di una parte", cioè di quanti proponevano il Senato delle garanzie. Lo ha sottolineato la stessa Anna Finocchiaro intervenuta nell'Aula di Palazzo Madama subito prima che il suo emendamento fosse votato e approvato.

Finocchiaro ha sottolineato che l'impostazione dei un Senato come luogo della rappresentanza delle istituzioni territoriali "è una tradizione lontana" che risale all'Assemblea costituente, anche se nel dibattito di questi mesi le opposizioni hanno presentato "altri modelli, un Senato eletto direttamente che avesse funzioni di contrappeso".

Tuttavia "è irrealistico" pensare che "un Senato di 95 senatori eletti proporzionalmente possa contrappesare una Camera politica". Senza contare che sull'impostazione del Senato delle Regioni "c'è gia' stata una approvazione conforme di Senato e
Camera".

"È stata tutta una sconfitta? - si è domandata Finocchiaro -Credo di no. Questo interrogarci sul fatto che ci debba essere
un coinvolgimento pieno dei cittadini nella scelta dei consiglieri regionali è rimasto vivo". "La scelta dei Consigli regionali
sarà aderente a quella degli elettori".

"Francamente - ha aggiunto la presidente della commissione affari costituzionali - anche questo sforzo di tenere viva questa esigenza di partecipazione diretta, mi sarei aspettata che avesse conquistato di piu'" chi era a favore del Senato delle garanzie.

Ore 9:30 - È cominciata la seduta del Senato impegnata nel voto sugli emendamenti all'articolo 2 del ddl Boschi sulle riforme. L'Aula del Senato lavorerà fino alle 13.

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2 Ottobre

Ore 21:00 - L'Aula del Senato ha concluso la seduta di oggi. Sono iniziate le dichiarazioni di voto sull'emendamento Finocchiaro che modifica il comma 5 dell'articolo 2 del Ddl con le riforme istituzionali. che continueranno domani.

Ore 20:40 -  L'Aula del Senato ha respinto con 116 si', 160 no e 3 astenuti la proposta di modifica presentata da Roberto Calderoli (Lega) all'emendamento Finocchiaro sulla scelta dei nuovi senatori all'articolo 2 del Ddl con le riforme istituzionali. Il sub emendamento di Calderoli mirava alla salvaguardia delle minoranze linguistiche e quindi è stato deciso a voto segreto.

Il Governo si è rimesso all'Aula mentre per il Pd il senatore Giorgio Tonini ha espresso la contrarietà alla proposta. Con l'esito di questo voto la maggioranza, che comunque ha tenuto, è andata sotto l'asticella dei 161 voti della maggioranza assoluta in Senato, anche, rileva il Pd, per il voto a favore delle Autonomie. (In altre due occasioni la maggioranza ha 'totalizzato' 161 voti e 157 voti mentre nelle altre votazioni svoltasi finora nella giornata ha superato questa soglia, intorno a quota 170).

Quello sulla proposta Calderoli (che ha assorbito le altre due De Petris e Candiani sulle minoranze linguistiche) alla fine, è stato l'unico voto segreto fatto dall'Aula del Senato sull'articolo 2, relativo alla composizione e all'elezione dei nuovi senatori. Infatti fra emendamenti ritirati e assorbiti questo è stato l'unico voto rimasto dei 6 inizialmente ammessi.

Ore 20:00 -  "Sono veramente dispiaciuto di cio' che sta accadendo nell'Aula del Senato in ragione di un equivoco ingenerato da alcuni miei gesti istintivi. Con la mano rivolta verso il mio stesso volto invitavo quanti impedivano l'intervento del senatore Falanga ad ingoiare i fascicoli che tanto veementemente stavano sventolando". Cosi' in una nota il senatore Lucio Barani.

Ore 19:12 - "D'ora in poi, visto che l'escalation e arrivata al punto di minare la civile convivenza, il rigore sarà assoluto". Lo ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso, annunciando la convocazione dell'ufficio di presidenza per lunedì alle 13, per esaminare il gesto osceno di Lucio Barani.

Ore 19:00 - Il senatore socialista Enrico Buemi critica il presidente del Senato Pietro Grasso per la gestione dell'aula, sfociata nella bagarre dopo il gesto sessita di Lucio Barani verso Barbara Lezzi. "Questa non è un piazza, è il Senato - ha detto Buemi - E nel Senato ci sono leggi scritte e comportamenti che vanno richiesti a tutti, senza concedere a nessuno la deroga. In questa aula manca la cultura del rispetto. In questi due anni di legislatura ne ho sentite di tutti i colori e non è stata presa una iniziativa per bloccarla".

"Troppe volte - ha proseguito Buemi - noi siamo stati insultati nella nostra dignità personale e nessuna sanzione è stata presa verso chi si abbandona a comportamenti da osteria, dove non ci sono solo il vino ma le sostanze che si trovano in qualche viale. Chiedo il rispetto, non puo' essere che uno si alza e insulta lei e anche noi. O lei - ha aggiunto rivolgendosi a Grasso - riprende in mano la situazione o io non voglio partecipare a questa gazzarra che avviene, specie prima dei Tg. Non è possibile che ci siano dei gruppi che hanno il privilegio di sanzionare gli altri. Quei colleghi non hanno il diritto di chiedere l'espulsione".

Ore 18:08 - Il senatore di Ala Lucio Barani fa gestacci osceni nell'Aula del Senato alla senatrice del M5S Barbara Lezzi e scoppia la bagarre in Aula. Secondo la descrizione che fa dell'accaduto il senatore Aldo di Biagio si sarebbe trattato del mimo di un rapporto di sesso orale. Paola Taverna (M5S) si appella al presidente Grasso affinchè intervenga contro Barani e gli faccia chiedere scusa. Molte senatrici prendono la parola contro Barani e Grasso sospende la seduta per capire come si siano svolti i fatti.

Ore 17:45 - L'aula del Senato scende sotto quota 161 (necessario per la maggioranza assoluta) con 157 no, 105 sì e 4 astenuti all'emendamento 2.849 al disegno di legge Boschi sulla riforma costituzionale. L'emendamento era a prima firma Cinzia Bonfrisco di Conservatori e riformisti.

Ore 17:00 - Il Senato ha bocciato un emendamento di Luis Orellana, ex M5s, che prorogava il mandato degli attuali senatori fino "a quando i Consigli regionali e i Consigli delle Province autonome di Trento e di Bolzano eleggono, con metodo proporzionale e nel rispetto della volonta' popolare, i nuovi membri del Senato della Repubblica". Si tratta dell'emendamento che ha raccolto piu' voti contrari, per l'esattezza 235; i si' sono stati 46 e 5 gli astenuti.

Ore 16:54 - L'aula del Senato ha bocciato un emendamento di Sel all'articolo 2 del ddl Boschi con 161 no, 107 sì e 2 astenuti. La maggioranza è scesa rispetto alle votazioni precedenti. L'emendamento prevedeva la scelta vincolante degli elettori nella selezione dei futuri senatori.

Ore 15:00 - "L'articolo 2, nonostante le correzioni del cosiddetto emendamento Finocchiaro, è manifestamente incostituzionale rispetto alla Prima parte della Costituzione, perchè contrasta con l'articolo 1, secondo cui la sovranità appartiene al popolo, non ai consiglieri regionali. L'articolo 2 contrasta anche con l'articolo 3 della Costituzione e, in particolare, con l'articolo 48, che recita: "Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore eta''. Nella Costituzione non c'e' quindi scritto che sono elettori i consiglieri regionali". Lo ha detto in Aula la senatrice di SEL Loredana De Petris, presidente del Gruppo Misto.

"Anche l'articolo 51 della Costituzione - ha proseguito - ci aiuta ulteriormente in quanto recita: 'Tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge'. Con la riforma in esame e' evidente che nessun cittadino qualunque puo' piu' pensare di poter essere eletto senatore della Repubblica e pertanto l'articolo 51 andrebbe abrogato". "Noi crediamo che del Senato non possa rimanere un simulacro di istituzione che non avrà alcun tipo di legittimita' da parte popolare, e che rischia di essere destinato tra due o tre anni a morte certa. Per questo - ha concluso De Petris - avevamo presentato anche degli emendamenti, che non sono stati ammessi, per arrivare una volta per tutte, con un atto di eutanasia dolce, proprio alla soppressione del Senato".

Ore 12:29 - Con 176 no, 120 sì e 4 astenuti viene respinto nell'Aula del Senato l'emendamento soppressivo dell'articolo 2 del ddl Boschi. Firmato da Andrea Marcucci (Pd) era stato ritirato e fatto proprio dal M5S.

Ore 11:13 - L'Aula del Senato è stata impegnata, finora, con interventi delle opposizioni sul metodo di esame del Ddl con le riforme istituzionali. Il presidente del Senato, Pietro Grasso ha replicato ad un intervento del senatore di M5S, Alberto Airola, puntualizzando: "Ritengo che continuo ad essere imparziale ed arbitro". E alla Lega che è tornata sulla richiesta di avere l'emendamento 'autografo' del senatore Cociancich sull'articolo 1, Grasso ha aggiunto che il documento "esiste, è intestato, è stato sottoscritto e non è stato disconosciuto" dal senatore dem. Parte del dibattito è stata incentrata sul ruolo che starebbe svolgendo del segretario generale di Palazzo Chigi, funzionario distaccato dal Senato, Paolo Aquilanti, su cui il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri (Fi), ha chiesto la convocazione dell'Ufficio di presidenza.

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1 ottobre 2015

Protagonista dell'approvazione senza intralci dell'articolo 1, primo traguardo raggiunto dalla maggioranza, è Roberto Cociancich, autore dell'emendamento che, riscrivendo l'articolo 1 del ddl Boschi, è riuscito a spazzare via tutti gli emendamenti dichiarati ammissibili dal presidente Grasso e a mettere a riparo la maggioranza dal segreto dell'urna.

In sostanza la norma tanto contestata, soprattutto questa mattina, era identica al testo dell'emendamento della maggioranza e di altre norme a firma dell'opposizione.

Un concetto che esprimeva quindi un accordo quasi bipartisan su come e quali funzioni del Senato andavano ripristinate dopo le modifiche restrittive del passaggio alla Camera.

Ma l'emendamento Finocchiaro dietro di sé portava troppe insidie, tra cui appunto la possibilità di sgambetti o incidenti da parte di franchi tiratori con i 19 voti segreti.

E, soprattutto, non avrebbe risolto il problema della mole di emendamenti comunque in discussione, benché Grasso avesse già dichiarato 'irricevibili' i 72 milioni di Roberto Calderoli.

Con la norma Cociancich è stato invece scovato il 'piano perfetto': oggi l'articolo 1 è stato approvato con 172 sì, 108 no e 3 astenuti.

Compatta la maggioranza a cui sono comunque andati in soccorso il gruppo verdiniano di Ala e anche Gal, qualche ex M5S (Luis Alberto Orellana e Alessandra Bencini; Lorenzo Battista; Maurizio Romani) e Manuela Repetti e Sandro Bondi del Misto.

Unica nota dolente, per il Nazareno, i tre dissidenti, Walter Tocci, Corradino Mineo e Felice Casson, che hanno votato in dissenso dal gruppo Pd al Senato, per la terza volta.

Tocci conferma il suo 'no' palese alla riforma, mentre Mineo e Casson si astengono, voto che a Palazzo Madama vale come un contrario.

Le proteste della Lega Nord
Il primo articolo però non viene approvato senza polemiche e soprattutto senza proteste. Ad alzare la voce per prima la Lega Nord con Roberto Calderoli, che a inizio seduta ha chiesto la verifica della firma autografa di Roberto Cociancich.

"Io voglio sapere - ha spiegato il leghista - chi ce lo ha portato e voglio vedere se la firma è a prova di perizia calligrafica".

Richiesta negata dalla presidenza. Pietro Grasso ha spiegato: "Fino a prova contraria, ovvero fino a che il firmatario stesso non disconosca la propria firma".

La risposta non piace all'aula, con le opposizioni che chiedono in coro che sia lo stesso autore dell'emendamento a illustrare il testo, a conferma che la firma sia la sua.

Silenzio dai banchi del Pd dell'ex capo scout di Matteo Renzi.

Il sostegno dei verdiniani
La bagarre in aula scatta quando Lucio Barani dichiara che il suo gruppo voterà l'articolo 1 benché sia all'opposizione.

È allora che la Lega Nord comincia a sventolare banconote rivolgendosi ai banchi dove siedono i senatori verdiniani.

Immediata la risposta del capogruppo Barani: "Contrariamente a quanto volgarmente sostenuto dai senatori della Lega Nord nei miei confronti, io un lavoro ce l'ho ed è anche ben remunerato. Li invito, pertanto, a tenersi ben strette le banconote che hanno sventolato nell'Aula del Senato, perché in futuro quei soldi serviranno certamente più a loro che a me".

Lo show del M5S
L'altro show è opera del Movimento 5 Stelle che ad approvazione dell'articolo 1 avvenuta pone sui banchi una foto della ministra Boschi con scritto 'Bella ciao': "la democrazia è finita" ha affermato Vito Crimi.

Ore 14.30 - C'è il sì della maggioranza anche all'articolo 1 del disegno di legge Boschi con 172 sì, 108 contrari e 3 astenuti. Tutto questo mentre è vicino l’esame degli emendamenti all’articolo 2, comma 5, sui quali pesa l’incognita del voto segreto.

Ore 14.00 Con 177 voti favorevoli, 57 contrari e 2 astenuti, c'è il sì di Palazzo Madama all'emendamento taglia-emendamenti del senatore renziano Conciancich. Il cosiddetto 'canguro' è stato approvato con il via libera di Pd, Ap (Ncd-Udc), Svp-autonomie, verdiniani del gruppo Ala e alcuni senatori di Gal e riscrive l'articolo 1 del disegno di legge Boschi.

M5s e Lega non hanno partecipato al voto per protesta. La tensione è decisamente alta, stamani, nell'aula, con il gruppo del Carroccio che ha sventolato banconote in direzione dei verdiniani e il gruppo 5S che ha ripetutamente contestato il ruolo, a loro dire troppo parziale, del presidente Grasso. Le opposizioni chiedono a ripetizione al presidente Piero Grasso di convocare la giunta per il regolamento, soprattutto sull’ammissibilità degli emendamenti. 
 
Hanno votato contro l'emendamento chiave anche i senatori Pd Corradino Mineo e Walter Tocci mentre Felice Casson si è  astenuto. 

Il nuovo Senato sarà composto, se la riforma Boschi dovesse andare in porto, da sindaci e consiglieri regionali.  

ARTICOLO 2, COMMA 5
Il presidente Grasso ha sciolto ieri la riserva sull'articolo 2 della legge di riforma del bicameralismo perfetto sulla non eleggibilità dei senatori. Sarranno ammissibili - nel voto  al Senato - solo gli emendamenti al comma 5 del suddetto articolo, così come voleva la maggioranza seguendo l'iter del cosiddetto Lodo Finocchiaro sul quale si è detta d'accordo anche - dopo un faccia a faccia Bersani-Renzi a Piacenza - la sinistra democratica.

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Roberto Calderoli, l'uomo dagli 82 milioni di emendamenti

Riforma del Senato: il no di Grasso agli emendamenti Calderoli

L'emendamento canguro del senatore renziano Stefano Conciancich può far saltare 18 delle 19 votazioni segrete ammesse dallo stesso presidente Grasso


FATTORE CANGURO
Dopo essere riuscita a evitare in extremis,  i pericolosi voti segreti sull'articolo 1 (funzioni del Senato) del disegno di legge , tra le prevedibili proteste delle opposizioni, il governo si prepara però ora a battagliare per evitare anche i restanti voti segreti sull'articolo 2 (composizione del Senato), sui quali pende, nella giornata di oggi,  la minaccia dell'approvazione dell'emendamento grimaldello del renziano Roberto Conciancich che azzererebbe 18 delle 19 votazioni segrete pur concesse da Grasso sui temi etici e della famiglia.

Una mossa - il famoso emendamento canguro - che ha fatto meritare al senatore democratico, per le opposizioni, l'appellativo di macellaio parlamentare (Bonfrisco), jihadista della maggioranza (Di Maggio), prestanome (Candiani) e altro amenità. Roberto Calderoli, l'autore di 85 milioni di emendamenti creati con un algoritmo dichiarati inammissibili dallo stesso Grasso, ha parlato di truffa dell'emendamento Cocianchic. Un colpo basso della maggioranza che ha preso in contropiede le opposizioni che si preparano a dare battaglia. E che, pare, abbia fatto storcere il naso anche allo stesso presidente di Palazzo Madama.

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ANSA/GIUSEPPE LAMI
Renato Schifani (a sinsitra), Luciano Pizzetti e il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi in Senato durante le votazioni degli emendamenti alla Riforma Costituzionale, Roma, 6 ottobre 2015

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