C'era una volta la sinistra degli iscritti
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C'era una volta la sinistra degli iscritti

Il Pd di Renzi con pochi tesserati. Sono lontani i tempi della sinistra di Berlinguer

Ormai le polemiche e gli scambi di accuse all’interno del Partito democratico si sprecano ogni giorno che passa e, l’ultima in ordine di tempo, riguarda gli iscritti quelli che una volta rappresentavano la spina dorsale di un partito. “Senza iscritti il Pd non è più un partito”, è stata l’affermazione glaciale di Pier Luigi Bersani a commento dei dati riportati da Repubblica sul crollo del tesseramento nel Pd. Secondo il quotidiano, a fine 2014, il numero delle tessere sarà meno di 100mila, con un crollo di oltre 400mila rispetto all’anno precedente quando erano state 539.354.

I numeri sono poi stati smentiti da Lorenzo Guerini che al termine della riunione della segreteria del 9 ottobre ha dichiarato: "Al 30 settembre i tesserati del Pd sono 239.322: un numero molto al di sopra di quello che era stato detto. È un risultato molto importante che ci consente di guardare con fiducia alla conclusione del tesseramento al 31 dicembre rispetto all'obiettivo prefissato".

Numeri a parte, è un dato di fatto che il risultato delle elezioni europee dello scorso maggio non sembra rispecchiare la realtà democratica. Gli 11.172.861 votanti sono sicuramente il frutto della campagna elettorale di Matteo Renzi che da sempre si è mostrato contrario al partito tradizionale e più favorevole al modello americano del fundraising tanto da ordinare, a tutti i parlamentari di trovare ognuno 5 imprenditori da portare alla convention dove l’unica star sarà il presidente del Consiglio e che si terrà nei prossimi giorni, in grado di sottoscrivere almeno 1000€ a testa.

Ma ormai il partito è una vera e propria polveriera e deputati e senatori, soprattutto quelli che sono consapevoli di non ritornare in Parlamento al prossimo giro, e sono numerosi, non ne vogliono più sapere di ricevere ordini dall’alto anzi, dopo aver subito la nomina di una segreteria, i cui aggettivi più eleganti sono stati “impreparata e presuntuosa” hanno chiesto al tesoriere Bonifazi conto delle spese, del bilancio e soprattutto di tutti i soldi che hanno versato nel corso degli ultimi anni a cominciare dai 40mila euro per l’ultima candidatura e dei 1500€ mensili che vengono consegnati alla segretaria nazionale.

“Un partito” continua l’ex segretario democratico, “fatto solo di elettori e non più di iscritti, non è più un partito”.

Il vice segretario del PD e responsabile Organizzazione Lorenzo Guerini, attraverso un comunicato ufficiale del partito, si è affrettato a smentire i numeri allarmanti “le notizie sul numero degli iscritti al PD pubblicati oggi su organi di stampa e sui cui si sta costruendo una polemica inutile e strumentale, sono infondate”.

Una cosa è certa, sono lontani anni luce i tempi della sinistra dei tesserati e degli iscritti in cui si discuteva animatamente nelle sezioni e dove i tesserati erano migliaia. “Dietro ogni tessera c’era una persona fisica reale, viva, non immaginaria” affermavano i dirigenti comunisti. Già le tessere queste sconosciute.

Alle elezioni politiche del 1976 il Pci guidato da Enrico Berlinguer raggiunse il suo record storico in numero di voti, 12.614.650, quel risultato non fu solo il frutto della leadership berlingueriana, ma anche di una capillare rete di sezioni sparse per la Penisola che non trascurava il territorio e la cosiddetta base, consentendo anche il dibattito e la discussione, salvo poi, naturalmente, rimettersi alle decisioni finali dei vertici. Un votante su sei era iscritto al PCI, gli attivisti, che avevano il compito di fare proselitismo, erano un terzo degli iscritti. Le sezioni erano 12.500 per un totale di 1.752.000 iscritti che portavano alle casse di Botteghe Oscure un’entrata di oltre 6mld di lire e il bilancio era di oltre 23mld di lire.

Tutta un’altra storia rispetto alle cifre del partito liquido di Matteo Renzi che spera di portare nelle ormai vuote casse piddine i liquidi di qualche imprenditore ancora fiducioso. A quanto pare, però, la chiamata alle casse qualche risultato sembra che lo abbia già ottenuto vista la pagina pubblicitaria del 9 ottobre sul Corriere della sera acquistata da 100 imprenditori, finanzieri e professionisti del nord che hanno voluto immolarsi alla causa.

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Sabino Labia

Laureato in Lettere all'Università "Aldo Moro" di Bari, specializzazione in "Storia del '900 europeo". Ho scritto tre libri. Con "Tumulti in Aula. Il Presidente sospende la seduta" ho raccontato la storia politica italiana attraverso le risse di Camera e Senato; con "Onorevoli. Le origini della Casta" ho dato una genesi ai privilegi dei politici. Da ultimo è arrivato "La scelta del Presidente. Cronache e retroscena dell'elezione del Capo dello Stato da De Nicola a Napolitano" un'indagine sugli intrighi dietro ogni elezione presidenziale

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