Caso firme false: il M5S sospende tre deputati
ANSA/GIUSEPPE LAMI
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Caso firme false: il M5S sospende tre deputati

I probiviri M5s sospendono i tre parlamentari e l'attivista coinvolti nella falsificazione delle firme a Palermo. Obiettivo: placare i malumori della base

Il collegio dei probiviri del M5S, composto dai parlamentari Paola Carinelli, Nunzia Catalfo e Riccardo Fraccaro, ha dispostod'imperio la sospensione dei tre deputati grillini (Riccardo Nuti, Claudia Mannino, Giulia Di Vita) e dell'attivista (Samantha Busalacchi) coinvolti nell'indagine sulle firme falsificate nelle comunali di Palermo del 2012.

La decisione del collegio dei probiviri è stata presa dopo che il capo politico del MoVimento, Beppe Grillo, aveva chiesto chiesto agli indagati, con un post pubblicato sul blog,  di «sospendersi immediatamente dal Movimento 5 Stelle non appena verranno a conoscenza dell’indagine nei loro confronti a tutela dell’immagine del Movimento e di tutti i suoi iscritti».


Il M5S prenderà una decisione definitiva alla luce dell’esito delle valutazioni svolte dall’autorità giudiziaria

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A differenza di Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, i due consiglieri regionali grillini che hanno scelto di collaborare con i pm e si sono subito sospesi dal partito, tre dei quattro indagati dalla procura - che continuano a professarsi innocenti - non solo si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti ai giudici ma hanno rifiutato anche di sottoporsi alla perizia calligrafica e di dare dunque seguito alla richiesta di autosospensione avanzata da Grillo. Della sola Giulia Di Vita - che sarà sentita oggi in Procura - manca ancora l'interrogatorio. Quanto a Pietro Salvino, marito della deputata Mannino, anche lui si è avvalso della facoltà di non rispondere.  

I probiviri hanno spiegato di avere assunto la loro decisione dopo aver ritenuto che sussistono«le condizioni previste dall’art. 4 del regolamento»  e «considerato che il comportamento tenuto dal principio dai signori Mannino, Di Vita, Nuti e Busalacchi, è suscettibile di pregiudicare l’immagine del Movimento 5 Stelle». I tre deputati si siederanno tra gli scranni del Gruppo Misto, in attesa di una decisione definitiva sulla loro eventuale radiazione - ha spiegato ancora il collegio - dopo aver atteso «l’esito delle valutazioni svolte dall’autorità giudiziaria» e effettuato «un contraddittorio con gli interessati».

Per un MoVimento che ha sempre professato la necessità non solo dell'autosospensione, ma anche delle dimissioni immediate, dei politici che ricevano un avviso di garanzia, la sospensione cautelare dei quattro indagati decisa dai probiviri appare quasi moderata e possibilista.

Sono state molte le voci di chi, nei MeetUp, chiedeva una punizione esemplare - e non solo una misura cautelare - in linea con quanto sempre professato dal MoVimento prima che le Procure di mezza Italia - da Livorno a Roma, da Quarto  a Alessia, da Bologna fino a Palermo - cominciassero a indagare anche i membri del M5S, o i componenti delle giunte grilline, per reati diversi come falso in atto pubblico (caso firme false), abuso d'ufficio e concorso in bancarotta fraudolenta (Nogarin), associazione per delinquere (il sindaco Rosa Capuozzo e il capogruppo grillino e recordman delle preferenze De Robbio, poi espulsi), furto (Angelo Malerba, capogruppo M5S ad Alessandria), abusi edilizi che hanno anche coinvolto tra gli altri l'assessore all'Urbanistica del comune di Bagheria Luca Tripoli

Un elenco, comunque parziale, che aveva suscitato parecchie polemiche interne al MoVimento (si pensi solo al caso del mail-gate di Di Maio, informato dell'indagine a carico di Muraro, o del silenzio di Fico sul Quarto-gate) con decisioni diverse da parte dei vertici di un MoVimento che, invece, per Federico Pizzarotti, aveva subito usato la clava, probabilmente per punirne il dissenso politico.

In questo caso, la sospensione d'imperio è apparsa davvero come dovuta per placare i malumori di una base cresciuta a rabbia e giustizialismo e costretta, nel giro di soli tre anni, a fare i conti con i distinguo non appena le Procure hanno acceso i riflettori su alcuni dei suoi attivisti e dirigenti. 

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