La base di Fli contro Fini
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La base di Fli contro Fini

"Dimissioni", è la richiesta di alcuni militanti dopo le novità sull'inchiesta "Tulliani"

La posizione di Gianfranco Fini, nel cosiddetto "affaire" per la casa di Montecarlo, torna a complicarsi. Ma sui media finiani è sceso fatalmente il silenzio. Forse perché le nuove indiscrezioni questa volta non giungono dai “soliti” giornali di centrodestra ma direttamente dall’ex stampa amica de L’Espresso. Fatto sta che, secondo le anticipazioni, l’appartamento donato dalla contessa Colleoni ad An e pagato solo 300mila euro sarebbe di un fiduciario dello stesso Giancarlo Tulliani, il cognato di Fini. L'acquirente formale della casa nel Principato è stato infatti un tale James Walfenzao il quale, secondo le nuove rivelazioni del settimanale emerse dalla perquisizione al re delle slot machine Francesco Corallo, era un fiduciario di Tulliani che lo ha utilizzato per aprire proprio una società di compravendite immobiliari a Saint Lucia.

Nella vicenda, che ha rappresentato il punto più drammatico all’interno dello scontro tra Fini e l’allora premier Berlusconi, è arrivato dunque un colpo di scena dagli effetti potenzialmente devastanti. Al centro infatti vi è un impegno – preso solennemente il 25 settembre 2010 a favor di telecamere – con il quale la terza carica dello Stato prometteva le proprie dimissioni dallo scranno di Montecitorio nel caso si fosse dimostrato che l’appartamento era di proprietà del cognato. Davanti a quest’ultima novità si è aperto un dibattito serrato nel mondo finiano. O meglio, solo in una parte di questo. Perché la posizione “ufficiale” del partito, fino a questo momento, non è riscontrata. Di agenzie di stampa degli esponenti di primo piano di Fli non ne sono giunte in nessuna redazione. Silenzio sulla vicenda, poi, anche sul sito ufficiale di Futuro e libertà (che non risulta aggiornato da ieri), così come sugli altrimenti vivaci quotidiani on line vicini al presidente della Camera (tacciono sull’argomento Generazione Italia e il nuovissimo Italiani quotidiano).

A non rimanere in silenzio, invece, è la base di Fli che sui social network è impegnata da ieri in una discussione animatissima dove la parola «dimissioni», riferita direttamente al proprio leader, rimbalza senza timore.

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«Sono un atto dovuto» si legge su un post di facebook che viene condiviso da tanti militanti. Lo fa il siciliano Alessandro che reputa «inquietante» la vicenda: «Voglio capire che ci faceva un faccendiere camorrista e impelagato in tremila affari loschi con i documenti dei Tulliani». Sarcastico, poi, il commento di un ex responsabile di un circolo territoriale romano: «Qualcuno dovrebbe pensare seriamente di dimettersi...» ha scritto.

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E quando gli chiediamo il perché di questo commento spiega: «Coerentemente con quanto il presidente annunciò nel settembre del 2010 adesso dovrebbe rassegnare le dimissioni». La questione non è giudiziaria. «Se anche non vi siano presupposti o impedimenti di ordine giudiziario è normale che quanto emerge porta alla luce però dei dubbi dal punto di vista etico e morale».  

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Internet, dunque, rimane l’unico spazio dove filtra l’umore dei finiani più intransigenti. Tutto questo quando sulle pagine ufficiale facebook di Fli risulta impossibile leggere alcun commento in proposito. Per trovare una voce “ufficiale” occorre raggiungere allora i più giovani. E qui arriva la sorpresa. Perché  addirittura c’è – tra i ragazzi di Generazione futuro - chi utilizza l’imperativo rivolgendosi a Fini. «Dimettiti, presidente», scrive Maria una delle giovani dirigenti di primo piano del movimento intimando proprio «quel senso di responsabilità» tante volte invocato dallo stesso Fini. Sempre dagli junior giunge infine anche la sentenza morale: «Qualsiasi macchia va scontata con le dimissioni». Non c’è che dire, a Fini gli stessi finiani adesso chiedono l’esempio. Perché a quanto pare l’opinione sull’“affare” se la sono fatta. Malgrado il silenzio (stampa).

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Antonio Rapisarda