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Azzolina, il Ministro dell'Istruzione "copiona"

L'accusa: metà della sua tesi per l'abilitazione all'insegnamento è frutto del lavoro di altri. Bell'esempio per gli studenti

Con un presidente del Consiglio che ammette di aver «infiocchettato» il curriculum pur di accreditare una solida esperienza nelle migliori università estere, c'è da stupirsi se il ministro dell'Istruzione ha copiato qualche brano della sua tesi?

Forse no, ma certo genera un po' di sconcerto scoprire che Lucia Azzolina, neo responsabile della scuola al posto di Lorenzo Fioramonti, ha preso da alcuni manuali quasi la metà di ciò che ha presentato come farina del suo sacco, riproducendo alla lettera e senza citazione, testi di altri pur di ottenere l'abilitazione a insegnare alle scuole medie superiori. A scoprire il plagio è stato Massimo Arcangeli, linguista e critico letterario oltre che docente presso l'università di Cagliari, che su  Repubblica  ha segnalato i brani copiati dal neo ministro.

Laureata in filosofia e giurisprudenza, la Azzolina ha frequentato la scuola di specializzazione all'insegnamento secondario ed è proprio in quei testi che  Arcanceli è andato a pescare, scovando interi passaggi che non sono di pugno della professoressa scelta dal Movimento 5 stelle per guidare il ministero dell'Istruzione. Il primo brano, che è facilmente reperibile in Rete in quanto pubblicato da uno psicoterapeuta in risposta a una lettrice del Messaggero Veneto, pare riprendere pari pari un passaggio del Dizionario di psicologia di Umberto Galimberti, alla voce «ritardo mentale». Il volume è del 1992, pubblicato dalla Utet di Torino, ma è stato aggiornato nel 2006. Ma oltre alla scopiazzatura del libro di Galimberti ce ne sarebbe una seconda.

Questa volta si tratterebbe di un brano, sempre sul ritardo mentale, preso dal Trattato italiano di psicologia, opera curata da Luigi Ragusa, Gabriele Masi, Mara Marcheschi, Pietro Pfanner con la collaborazione di  Paolo Pancheri e Giovanni B. Cassano più altri psichiatri. Insomma, un libro monumentale, anch'esso edito quasi 30 anni fa. Nonostante il testo fosse a firma di illustri studiosi, la Azzolina si sarebbe guardata bene dal citarli, attingendo a piene mani al loro lavoro.

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Maurizio Belpietro