Angelino Alfano, storia di un politico poco protagonista
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Angelino Alfano, storia di un politico poco protagonista

Pur di scongiurare il ritorno alle urne, il leader di Ncd continua a piegarsi alle volontà altrui. Ma ora rischia di fare la fine di Gianfranco Fini

Oggi che i sondaggi premiano la sua scelta di votare Sergio Mattarella presidente della Repubblica, Angelino Alfano prende coraggio e batte cassa all'azionista di maggioranza del governo di cui è comprimario da circa un anno presentando addirittura un'agenda per il 2015 con i temi più cari al suo Ncd: sicurezza, infrastrutture, welfare, sud, delega fiscale. Ma fino a ieri l'ex delfino di Silvio Berlusconi, per il quale qualcuno qualche giorno fa ha profetizzato la stessa fine che fece Gianfranco Fini, non si era ancora mai reso protagonista di una sola iniziativa politica che non fosse quella di rimanere saldamente aggrappato alla sua poltrona di ministro.


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L'elezione di Mattarella

Basta rimandare indietro il film dell'elezione di Sergio Mattarella al Quirinale per parlare, in quel caso, di resa praticamente incondizionata alla volontà del Pd. All'inizio Alfano aveva deciso di votare scheda bianca in segno di dissenso nei confronti del premier che si era comportato più da segretario del suo partito che da capo di un governo di cui anche lui fa parte. Poi però, spaventato, ha ceduto. Tenere il punto avrebbe significato infatti sì la fine della legislatura e il ritorno alle urne, ma anche la grande occasione per lui di emanciparsi da Renzi, riprendere in mano la guida dei moderati e puntare direttamente alla leadership del centrodestra. Evidentemente non se l'è sentita e si è visto come è andata poi a finire.

Il rapporto con Berlusconi

C'è stato un momento, alla vigilia appunto della conclusione della partita per il Colle, che il destino dei due è parso potersi incrociare di nuovo. Poi Alfano, come al solito, ha avuto paura. Di non riuscire a competere né con Renzi (che infatti ha avuto la meglio ringhiandogli contro che non si era mai visto un ministro dell'Interno che si astiene su un nome proposto dal premier del suo governo) né con un Berlusconi rigenerato dalla prospettiva di ritrovarsi quanto prima in campagna elettorale. È finita che il Cavaliere, dopo aver capito che con lui c'era poco da fare, ha invitato Matteo Salvini ad Arcore.

Il veto leghista

Alla cena di Arcore di domenica sera Matteo Salvini è stato molto chiaro: ma con chi governa o ha governato con la sinistra. Tra le condizioni poste dal leader leghista in vista di un'eventuale alleanza con Forza Italia che vada anche oltre le elezioni regionali, non c'è infatti solo che i parlamentari azzurri siano consequenziali con la rottura del patto del Nazareno e quindi non votino le riforme in aula, ma anche che l'Ncd di Alfano sia tenuto a debita distanza.

L'interesse di Renzi

Dopo la rottura del Patto del Nazareno (sempre per via della scelta non concordata del nome di Sergio Mattarella per la presidenza della Repubblica) sono successe almeno un paio di cose: Silvio Berlusconi è tornato a fare opposizione “dura e pura” al governo Renzi e Renzi si è dovuto rimettere a fare un po' di calcoli. Riforma Costituzionale e Italicum sono ancora da approvare in via definitiva e soprattutto al Senato la maggioranza è tornata traballante. L'apporto dei senatori di Scelta civica confluiti nel Pd potrebbero non bastare a rafforzarla. La minoranza dem pretende modifiche a entrambi gli impianti delle leggi e dopo essersi liberata di Berlusconi si sbarazzerebbe volentieri anche di Alfano. Ma i suoi voti servono a Renzi, e servono tutti. Ecco perché il capo di Ncd si è sentito nelle condizioni di battere cassa e presentare una lista di richieste per il 2015. Ma se a forza di nuovi innesti (compresi quelli che potrebbero arrivargli anche dalle fila di Ncd) a un certo punto il premier si dovesse rendere conto di non aver più così tanto bisogno di lui, o se decidesse di tornare alle urne, che ne sarebbe di Angelino e della sua agenda?

Il dissenso interno

Se alcuni deputati e senatori starebbero meditando di passare direttamente con il Pd, altri sono dati in avvicinamento alla Lega o a Forza Italia. Da parecchio tempo il clima interno è ormai rovente. La distanza tra antirenziani pronti alla crisi (Lupi, De Girolamo, Saltamartini, Quagliariello) e filogovernativi ha raggiunto il culmine proprio in occasione dell'elezione di Mattarella. Se oggi la situazione è un po' più tranquilla, domani Alfano potrebbe non riuscire più a tenerli tutti insieme. Per esempio c'è già chi vede malissimo l'apertura del premier su cittadinanza e unioni civili, probabile nuovo terreno di scontro dei prossimi giorni. E nonostante lo stesso Alfano abbia già avvertito il premier che questa per lui non è un'emergenza da affrontare adesso, quando si tratterà di decidere se tenere il punto o il Viminale già possiamo immaginare quale sarà la sua scelta.

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Claudia Daconto