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Ansa
Politica

"A Palermo si rischia l'annullamento delle ammnistrative"

Il caso della fuga di presidenti e scrutatori dai seggi delle ammnistrative finisce in Procura. Armetta, presidente Ordine avvocati: "E' come se ai cittadini fosse stato tolto il diritto di votare per metà giornata"

A Palermo è stato caos elezioni per il ritardo causato dai presidenti che non si sono presentati ai seggi delle amministrative.
Un fatto ritenuto gravissimo dalla Lamorgese e su cui «la Procura di Palermo valuterà gli eventuali profili di responsabilità conseguenti alle segnalazioni inviate dal Comune, competente per le procedure di insediamento dei seggi e di sostituzione dei presidenti»- ha dichiarato la Ministra dell’Interno.

A far esplodere il caso la rinuncia di un terzo dei presidenti assegnati nei 600 seggi per le amministrative di Palermo, scoperto durante le operazioni preliminari dove mancavano all’appello 174 presidenti che avevano rinunciato. Inoltre in molte sezioni le schede elettorali sono state consegnate con 3-4 ore di ritardo mandando in tilt le operazioni preliminari. La questione è finita non solo in procura con un esposto del comune di Palermo contro i presidenti rinunciatari ma anche sotto forma di denuncia fatta dagli elettori a polizia e carabinieri. Per sostituire i presidenti che hanno dato forfait sono stati contattati l’ordine degli avvocati e l’ordine dei commercialisti.

«È come se fosse stato tolto il diritto di votare ai cittadini per mezza giornata. Il problema secondo me è che i presidenti hanno rinunciato per paura delle responsabilità» ha commentato a Panorama Antonello Armetta presidente dell’ordine degli avvocati di Palermo sul caos di ieri alle amministrative

Cosa potrebbe accadere?
«Il rischio concreto è che queste elezioni vengano annullate dal Tar. A volte succede che i non eletti si rivolgano al tribunale amministrativo per qualche voto si figuri ora. Secondo me il Prefetto e il Ministro dell’interno devono pensare di annullare perché la situazione è stata allucinante. Fino alle ore 13 di ieri, circa 50 sezioni con 7000 elettori ciascuna per un totale di 35mila persone, non potevano votare e penso che una cosa del genere non si era mai vista nella storia della Repubblica. Questo avrà di certo comportato che diversi elettori abbiano rinunciato al voto soprattutto vista la giornata di sole che c’era ieri a Palermo. Dubito che le persone che sono state mandate via ai seggi la mattina di domenica siano ritornate alle 14 quando era possibile votare».

Quando siete stati avvisati ?

«Noi venerdì pomeriggio siamo stati contattati dall’ufficio elettorale del comune di Palermo insieme all’ordine dei commercialisti perché mancavano 174 presidenti di seggio. C’è stata un enorme quantità di rinunce da parte dei presidenti e l’ufficio elettorale diceva di averne avuto conoscenza solo in quel momento. Per questo motivo ci hanno chiesto di aiutarli a trovarne altri. Alla fine di 174 presidenti ne mancavano 80, quindi qualcosa abbiamo fatto. Però ora mi chiedo com’è possibile che questa situazione sia stata accertata il giorno prima della costituzione dei seggi? Lo trovo sconvolgente ed ora è il momento di accertare le responsabilità perché anche se un solo cittadino non ha votato è un fatto grave. È come se fosse stato tolto il diritto di votare ai cittadini per mezza giornata».

Secondo lei perché i presidenti hanno rinunciato?

«Qualcuno dice che è stata la partita del Palermo ma io non ci credo. Il problema secondo me è che i presidenti e gli scrutatori hanno molta paura delle responsabilità. In più si potrebbe imputare anche al fatto che c’è una burocrazia molto complicata ed eccessiva da espletare nei seggi e i 288 euro previsti, forse non sono stati bene a tutti per uno scrutinio troppo lungo e degli adempimenti cosi eccessivi».

Per alcuni i presidenti hanno rinunciato per non avere problemi in caso di irregolarità. Cosa ne pensa?

«Negli altri anni non era mai capitato niente del genere. Le ripeto la paura delle responsabilità credo ci sia stata ma va ad aggiungersi ad un insieme di cause su cui va certamente fatta chiarezza».

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Linda Di Benedetto