Brahim Aouissaoui nizza
(Ansa)
Politica

Accoglienza per tutti, compresi i terroristi che se la ridono

Brahim Aouissaoui è sbarcato un mese fa a Lampedusa, portato al Cie di Bari e sparito nel nulla, grazie alla nostra (assente e fallimentare) politica dell'accoglienza

Numero 104. Sorride Brahim Aouissaoui, il terrorista islamico arrivato dalla Tunisia a Lampedusa che ieri ha decapitato due persone nella cattedrale di Nizza e ne ha uccisa una terza al grido di Allah Akbar. Sorride davanti all'agente della Polizia che lo sta identificando al Cie di Bari prima di sparire nel nulla prima di far ritrovare le sue tracce tra le pozze di sangue davanti all'altare della città francese.

Di lui sappiamo poco. Di sicuro che è sbarcato a Lampedusa assieme ad altri migranti lo scorso 20 settembre e che il 9 ottobre gli è stata scattata quella foto dalla Polizia con l'inserimento nei database del Viminale per "ingresso illecito in territorio nazionale". Poi un foglio della Croce Rossa Italiana e nulla più. Doveva restare nel Cie di Bari in attesa del rimpatrio, è sparito come un fantasma, come molti, moltissimi altri arrivati assieme a lui. Decine di migliaia di persone sparite nel nulla.

Ecco la nostra accoglienza. Un'accoglienza che termina però nel momento stesso in cui questi migranti mettono piede in Italia; magari accolti da qualche gruppo di persone, con gli striscioni, i canti, gli applausi, gli "evviva", qualche politico locale (di sinistra) e l'immancabile hashtag: #restiamoumani. Slogan che ormai è chiaro serve solo per mettersi un po' in pace con la coscienza. Perché è ovvio che non esiste un progetto vero di accoglienza.

Certo, non sono tutti terroristi quelli che arrivano, ma molti finiscono a spacciare nelle piazze delle stazioni, altri a lavorare nei campi sfruttati come schiavi o, se sei donna, sulle strade a prostituirti. Quanti sono, chi sono, coloro che davvero arrivano e si fanno una nuova vita?Non lo sappiamo e forse nemmeno ci interessa dato che l'importante è averli accolti tra gli applausi a Lampedusa, poi vai con il fatidico hashtag sui social per lasciarci con l'animo in pace e la coscienza pulita.



C'è poi il problema politico.Qualcuno ha chiesto le dimissioni del Ministro dell'Interno. A noi basterebbe avere dal Viminale risposte precise sulla sorte di queste persone. Dal 3 ottobre abbiamo mandato 5 diverse mail, una a settimana, all'ufficio stampa per sapere il destino dei migranti sbarcati dalla nave Gregoretti, quella per cui è a processo Salvini. Ad oggi non abbiamo avuto comunicazioni ufficiali (continueremo a mandare la richiesta, imperterriti, ogni settimana) ma la sensazione è che l'unica risposta da darci è quella che non ci possono dare: "Non lo sappiamo".

Diversi agenti di Polizia, impegnati in prima persona nella gestione di chi sbarca, compresi i trasferimenti da un centro all'altro, ci hanno confermato come queste persone siano ingestibili, come i Cie siano dei colabrodo dove sparire nel nulla è facile come bere un bicchier d'acqua. Come inseguirli di notte, con l'aggravante del Covid, sia di fatto impossibile.

Dal 1 gennaio al 29 ottobre sono sbarcate 27.190 persone, il triplo rispetto all'anno prima quando eravamo #menoumani ma forse un po' più sicuri.

Perché quando Brahim Aouissaoui sorride alla fotocamera della Polizia sa già cosa deve fare, sa già che deve uccidere anzi, peggio, sgozzare come fossero degli animali, dei cristiani in una chiesa. E sa che il miglior modo per colpire era come prima cosa passare dall'Italia, da noi, dai #restiamoumani.

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Andrea Soglio