Perché Cantone rischia di finire come Cottarelli
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Perché Cantone rischia di finire come Cottarelli

Quali sono in realtà i limiti dell'ennesima autorità anti-corruzione

Si farebbe un enorme torto a Raffaele Cantone se si pensasse che con i nuovi poteri conferiti all’Autorità nazionale anticorruzione il problema delle tangenti sarà risolto. Per svariati motivi: storici, culturali e pratici. Storicamentre perché questo Paese ha una lunga tradizione di Commissari e Alti Commissari nelle materie più svariate, tutti creati dai governi per risolvere emergenze che ovviamente non sono state risolte nonostante fossero chiamati in campo funzionari di prima classe. È stato così per la mafia, per la contraffazione, per i rifugiati e via commissariando. Culturalmente perché non è con la creazione di organismi che si collocano d’imperio sopra altri già esistenti o attraverso figure salvifiche che si crea un effetto di deterrenza. E soprattutto c’è la parte pratica. Perché a ben vedere, Matteo Renzi è ricascato (è più forte di lui) nel solito effetto annuncio (una delle ultime chicche è quella sulla vendita delle auto blu ). Non è vero, infatti, che Cantone potrà commissariare le imprese colte con le mani nella marmellata come annunciato in pompa magna dal presidente del Consiglio.

A parte che Cantone ha «giurisdizione» unicamente sugli appalti dell’Expo, come se altrove non esistesse altro che la purezza, il capo dell’anticorruzione potrà solo proporre e non disporre il commissariamento che spetterà invece al prefetto. Quest’ultimo e solo quest’ultimo avrà il compito di valutarlo e, se riscontrerà «la particolare gravità dei fatti oggetto dell’indagine», di ordinarlo.

Tutto finito? Macché. Succede che, ovviamente, il commissariamento ordinato dal prefetto potrà essere impugnato davanti agli onniscienti Tribunali amministrativi regionali che potranno sospenderlo o annullarlo. E se non lo faranno loro potranno farlo in seconda istanza i magistrati del Consiglio di Stato. Insomma, il problema rimane quello di sempre: non si fanno leggi perché siano applicate, ma perché vengano interpretate. E anche in questo caso saremo inondati e seppelliti da strutture che interpretano, azzeccagarbugliano, riformano, annullano, rinviano. Con il rischio, assai concreto, che Raffaele Cantone raggiunga ben presto nella dorata panchina delle riserve dello Stato un altro fuoriclasse: lo sceriffo dei tagli alla spesa pubblica Carlo Cottarelli. E vai con un altro annuncio.  

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Giorgio Mulè