Io, che ho preparato il Concordato vi spiego che...
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Io, che ho preparato il Concordato vi spiego che...

Gennaro Acquaviva (protagonista dell'accordo firmato tra Stato e Chiesa nel 1984) ci spiega cosa sta succedendo in Vaticano

Lui se la ricorda ancora come fosse ieri quella mattina del 18 febbraio 1984 quando, di fronte a tutta la stampa internazionale, il presidente del Consiglio Bettino Craxi, gli mormorò nell’orecchio: «Come lo devo chiamare Agostino Casaroli?». Risposi: «Dovresti chiamarlo Eminenza ma tu chiamalo signor Cardinale».  

Lo racconta, in questa intervista esclusiva a Panorama.it, Gennaro Acquaviva, ex capo della segreteria a Palazzo Chigi di Bettino Craxi, pezzo da novanta della direzione socialista , ex capogruppo dei senatori del Garofano. Ma anche intellettuale e storico raffinato, cattolico praticante, in un partito di laici, che dette un contributo fondamentale alla stesura del Concordato Stato-Chiesa. Concordato che rivoluzionò i rapporti tra le due entità, all’insegna del principio cavouriano «Libera Chiesa in Libero Stato», di cui ricorre tra qualche giorno l’anniverario. Proprio sotto l’effetto dell’annuncio shock delle dimissioni del Papa.

Che effetto le fa, senatore Acquaviva, presidente della Fondazione Socialismo, vedere questi avvenimenti intrecciati l’uno con l’altro?

È del tutto casuale che le dimissioni del Papa siano cadute proprio nel momento dell’anniversario del Concordato. Ma certamente l’attenzione ora è tutta catapultata sul Vaticano.

Che opinione si è fatto delle dimissioni di Benedetto Sedicesimo?

La prima cosa che mi viene in mente è la battuta di un tizio romano che ieri sera mi ha detto: «Ci hanno rubato anche il motto romanesco: morto un Papa se ne fa un altro…. Perché ora il Papa si dimette… (sorride ndr).  Io attribuisco questo significato alle parole del Papa: non ce la faccio a governare la riforma necessaria.

Un’ammissione di impotenza?

Per un certo verso sì, occorre cambiare le modalità di lavoro e procedere alla riorganizzazione della Curia nel rapporto tra centro e periferia, per una maggiore trasparenza al centro della Chiesa, alla luce delle difficili vicende, affrontare il tema della collegialità dei Vescovi…E per fare questa riforma non ci vuole solo un teologo.

Il Concordato funziona ancora?

Certo, ha favorito un rapporto positivo tra Stato e Chiesa. Noi non ci limitammo solo all’affermazione del principio cavouriano libera Chiesa in Libero Stato, nel rispetto della Costituzione, ma aggiungemmo un articolo in cui si afferma che Stato e Chiesa lavorano insieme per l’elevazione degli uomini e il bene del Paese.

Che ricordo ha di quella mattinata a Villa Madama che rivoluzionò i rapporti tra Stato e Chiesa?

Io fui solo un aiutante di Bettino, l’autore vero fu lui, senza le sue capacità di statista e di leader decisore, che tutti ammiravano, non saremmo mai arrivati a quel punto su un tema durissimo. Non dimentichiamo che la Nazione italiana si costituì contro il Papato, fino all’esproprio ”proletario“ dei palazzi pontifici per metterci i ministeri. Solo un leader laico con una visione lungimirante di un rapporto modermo tra Stato e Chiesa poteva arrivare a tanto. Mi ricordo che Bettino per la firma del Concordato volle una sede italiana, a differenza di quanto accadde nel ’29 tra Mussolini e il Cardinale Gasparri. Fu così che scegliemmo Villa Madama. Bruno Vespa fece lì una delle prime dirette della Tv e rimase un po’ male per il fatto che la firma non fu fatta riprendere da una telecamera mobile ma da telecamere fisse. Come facevamo? C’era il rischio che qualche operatore muovendosi inciampasse tra i fili… da Palazzo Chigi portammo per adornare la sala un arazzo di Raffaello raffigurante Mosè salvato dalle acque.

Che riflesso avranno ora le dimissioni del Papa sulla campagna elettorale in corso?

Il Vaticano, che ha catturato l’attenzione di tutti i media mondiali, attirerà su di sé l’attenzione di tanti, distogliendoli dalle trappole di una campagna elettorale per elezioni a mio avviso inutili.

Le manca Craxi in questo momento?

E certo che mi manca. Poveretto se fosse qui avrebbe da dire qualcosa di utile . Lui era una grande energia non solo per i socialisti ma per tutto il paese.

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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