Orlando: "In Sicilia hanno perso tutti"
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Orlando: "In Sicilia hanno perso tutti"

Parla il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando: "Astensionismo segno di una crisi che può avere sviluppi nefasti"

"Nessun partito, compreso l'Idv, ha saputo interpretare la crisi in atto. Queste elezioni non vedono alcun vero vincitore, al di là dell'esito formale che va certamente rispettato, ma tanti sconfitti". Così il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, commenta con Panorama.it il risultato delle elezioni regionali in Sicilia. Elezioni segnate da una percentuale record di astensionismo pari a quasi il 53%. Mai era accaduto prima che alle urne si recasse meno della metà degli aventi diritto. Al punto che il vincitore, Rosario Crocetta, sostenuto da Pd e Udc, non otterrà la maggioranza dei deputati all'Ars (46 su 90). A uscire sconfitti da queste consultazioni sono da una parte Angelino Alfano, sul quale peserà il risultato del suo candidato Musumeci, dall'altra Nichi Vendola e Antonio Di Pietro che alleati con la Federazione della Sinistra e i Verdi non superano lo sbarramento del 5% e sono fuori dall'Ars. A trionfare è invece Beppe Grillo che dopo aver attraversato lo Stretto a nuoto e scalato l'Etna a piedi, si ritrova primo partito, o movimento - come preferisce lui - dell'isola.

Sindaco Orlando, il fatto che il 52% dei siciliani non si sia sentito rappresentato da nessun partito o coalizione in questa tornata elettorale, cosa significa e che conseguenze può avere?

Già a maggio, lo scarto percentuale fra la coalizione che mi sosteneva e i miei voti fu grandissimo: 35% al primo turno e 64% al secondo turno. Segno evidente che ad essere in crisi sono il sistema dei partiti ed il sistema della rappresentanza così come li conosciamo e che escono definitivamente archiviati dopo che, per la prima volta nella storia, la maggioranza degli elettori non si è recata alle urne. E' il segno di una crisi che può avere sviluppi nefasti, come ogni crisi dei sistemi democratici, o può avere sviluppi positivi. Il futuro dipenderà soprattutto da noi, dagli amministratori che, confrontandosi quotidianamente sia con la voglia di partecipazione attiva dei cittadini sia con i problemi reali delle comunità, possono dar vita a strumenti nuovi ed innovati di partecipazione, dialogo e democrazia partecipativa.

Crede che questo sarà il trend anche a livello nazionale quando si voterà in primavera? Come fare a scongiurare la vittoria dell'astensionismo?

Come ho detto, già a maggio i segnali erano chiarissimi, ma i partiti, tutti i partiti non hanno voluto ascoltarli e questo è il risultato, che non vede un vero vincitore, al di là dell'esito formale che va certamente rispettato, ma tanti sconfitti.
Se il sistema dei partiti avrà la forza ed il coraggio per ripensarsi, rifondare le proprie regole e i propri modelli culturali allora assisteremo a qualcosa di diverso. Altrimenti immagino che assisteremo nuovamente ad una grande ondata astensionista con una altrettanto grande incognita sul risultato elettorale.

Ancora non abbiamo i risultati definitivi, ma se Crocetta, come appare certo, vincerà queste elezioni con il 30%, sarà comunque il 30% del 47% degli elettori che si sono recati alle urne. Questo non pone un problema di democrazia?

Ovviamente i sistemi elettorali hanno le proprie regole e chi decide di candidarsi accetta tali regole prima e deve accettarle dopo. Chiunque esca vincitore formale da questa competizione sarà il nuovo Presidente della Regione, con tutti gli oneri e gli onori che ciò comporta. Ma è evidente che appunto sarà il Presidente eletto da una sparuta minoranza, col rischio da un lato di non poter governare la crisi e non poter governare il conflitto sociale che, in una terra come la Sicilia è sempre dietro l'angolo. Il nuovo Presidente avrà davanti due strade, alternative fra loro. Quella della prosecuzione delle politiche cuffariane e lombardiane dell'inciucio e del mercato dei voti in seno all'Assemblea regionale siciliana o il dialogo con la società civile e con i movimenti. Io, che pure ho avuto un sostegno maggiore in termini di consenso elettorale e godo comunque di una maggioranza nel Consiglio Comunale, ho scelto da subito la seconda strada. Dal primo giorno ho scelto di basare le scelte fondanti per il futuro di Palermo sul dialogo e sul confronto aperto con la città, con i movimenti, con la società civile. La Sicilia e i siciliani hanno bisogno che il nuovo Presidente abbia la forza ed il coraggio di fare scelte coraggiose in questa direzione.

Il Movimento 5 Stelle è primo partito nell'isola: è la vittoria del populismo o di una reale aspirazione al cambiamento e al rinnovamento della politica?

Appena 5 mesi fa, il Movimento 5 stelle a Palermo si è fermato al 4,9 per cento. Oggi, stando ai primi dati, è al 20 per cento. Credo che la differenza abissale fra i due risultati stia non solo nell'aggravarsi veloce ed irreversibile dei partiti ma anche nel fatto che a maggio vi era una alternativa reale e credibile di politica positiva all'antipolitica. C'era a Palermo come c'era a Verona, dove il Sindaco Tosi è stato riconfermato con un grande risultato. Quando la politica assume il volto della concretezza e della competenza, come avvenuto con le amministrative a Palermo e Verona, l'antipolitica del Movimento dei grillini è rimasta al palo, altrimenti si è affermata come ieri a Parma ed oggi in Sicilia. Pensi che addirittura a Palermo i votanti al ballottaggio, per due solo candidati sindaco, furono piú dei votanti complessivi per tutti i partiti. Il voto al movimento 5 stelle è quindi un voto che risponde alla carenza della proposta da parte dei partiti.


La sconfitta di Musumeci segna il destino politico del Pdl di Angelino Alfano?

La politica italiana ci ha abituato a repentini cambi di direzione, stravolgimenti, giravolte e capitomboli. Guardi Berlusconi. L'altro ieri era in corsa, ieri era pensionato, ieri è tornato in corsa "si però". Credo che sia presto per parlare del destino di chiunque, sia che oggi appaia perdente, sia che oggi appaia vincitore.


Nel maggio scorso lei fu eletto sindaco di Palermo con un vero e proprio plebiscito. Oggi la coalizione in cui è presente il suo partito, l'Idv, non raggiunge il 5%. L'alleanza con la sinistra radicale e in particolare con Sel non ha pagato. Lei che giudizio ne dà?

Come le ho già detto, a maggio, quando io presi il 48% dei voti a primo turno e il 74% a secondo turno, il mio partito si fermò all'11. Era già allora evidente una crisi che probabilmente IdV come gli altri partiti non ha saputo interpretare, pur rendendo di affrontarla con il forte e convinto sostegno alla mia candidatura. Non credo che il problema sia nelle alleanze, perché certamente IdV ha fatto nel tempo, unico fra tutti i partiti oggi presenti, le scelte più coerenti e lineari, rispettoso del proprio elettorato e della propria storia. IdV non è riuscita ad interpretare la crisi del sistema della rappresentanza ma non ha saputo sfruttare la sua connotazione di movimento e cui in conseguenza del complessivo deterioramento del sistema dei partiti.

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Claudia Daconto