In Cina esplode il business delle "città clonate"
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In Cina esplode il business delle "città clonate"

Il Partito approva la (ri)costruzione del villaggio austriaco di Hallstatt nel Guangdong. Per soddisfare le esigenze dei turisti cinesi che non possono permettersi di volare in Europa

Che i cinesi amino copiare non è certo una novità. Da anni sono specializzati nella perfetta contraffazione delle migliori produzioni dell'Occidente, di ogni settore. Che naturalmente ripropongo sui mercati di tutto il mondo a prezzi bassissimi. Negli ultimi tempi quella che ormai potremmo addirittura definire "l'arte della copia" è riuscita a superare se stessa. Perché gli orientali non si limitano più a riprodurre borse, telefoni cellulari o generi alimentari. Ma clonano con sempre maggiore frequenza anche negozi e addirittura città.

L'esperimento Apple è stato un successo (dal punto di vista cinese), come quello Ikea del resto: copie perfette per quel che riguarda colori, allestimenti e, naturalmente, prodotti in vendita. Con una sola, ma sostanziale, differenza: gli ideogrammi al posto delle lettere dell'alfabeto.

Pur essendo stati in più occasioni criticati per questa passione per la copia illegale, i cinesi si sono da poco cimentati nell'ennesima grande impresa: la clonazione di un villaggio. Quello di Hallstatt. La cui versione originale si trova in Austria, ed è talmente bello da aver spinto l'Unesco ad inserirlo nell'elenco delle località da tutelare in quanto patrimonio dell'umanità.

Ogni hanno sono circa 800mila i turisti che lo scelgono come meta da visitare per ammirare la bellezza dei suoi chalet tradizionali in legno, il fascino delle sue antiche chiese e, naturalmente, il panorama mozzafiato delle Alpi che si riflettono sul lago attorno al quale è stata costruito.

La copia di questo delizioso borgo austriaco è stata invece costruita nel Guangdong, il cuore industriale della Repubblica popolare. Con un investimento di circa un miliardo di dollari la società Minmetals land Inc. ha riprodotto Hallstatt casa per casa, giardino per giardino, campanile per campanile. Birrerie, macellerie, alberghi e uffici pubblici: ogni edificio dell'Hallstatt originale ha oggi un clone a duecento chilometri a Hong Kong. Come se non bastasse, sono molti i cinesi che si sono offerti come "volontari" (non senza essersi intascati generosi incentivi pubblici) per trasferirsi nella Hallstatt cinese impegnadosi a indossare abiti tirolesi, a imparare qualche parole di tedesco, e a entrare in chiesa la domenica mattina.

A molti austriaci l'idea che dall'altra parte del mondo esista una città identica alla loro non piace. Ma tanti hanno sottolineato che la pubblicità ricevuta grazie all'iniziativa cinese potrebbe far aumentare ulteriormente il flusso di turisti. In Cina, invece, ad "Hallstatt 2" sono bastate un paio di settimane per trasformarsi in una delle mete preferite di migliaia di turisti cinesi che non possono permettersi di volare fino in Europa per ammirarne la versione originale.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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