Giovani e italiani, ecco chi può fare fortuna in Australia
D.O.C.
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Giovani e italiani, ecco chi può fare fortuna in Australia

C'è ancora spazio per tutti, e oggi più che mai puntare sul Made in Italy funziona

Forse perché va di moda, forse perché esotica, forse perché trainata da un'economia che, fino ad oggi, è riuscita a superare a testa alta tante crisi, fatto sta che l'Australia continua ad essere considerata l'unico vero paese in cui, nel Terzo Millennio, i sogni possono ancora diventare realtà.

L'Australia è però anche un paese difficile, in cui il successo non è poi così spesso a portata di mano. Anche se quando arriva può davvero cambiare la vita. In meglio. Ne sa qualcosa Tony Nicolini, che ha ottenuto dall'Australia in generale e da Melbourne in particolare tutto quello che, forse, avrebbe desiderato ricevere dall'Italia. Forse, però, perché è Tony stesso ad ammettere che quello che si può riuscire a realizzare in Australia mescolando le dosi giuste di intelligenza, determinazione, ottimismo e tenacia, oltre a un pizzico di fortuna, non lo si può ottenere in nessun altra nazione. Questo anche perché l'Australia, oggi più di ieri, ha voglia di crescere, ed è in grado di affiancare a un mercato in rapida crescita dove c’è ancora spazio per tanti una serie di comfort da "primo mondo", sanità e istruzione soprattutto, che i paesi in via di sviluppo non hanno.

Tony Nicolini tutto questo lo sa bene, e le opportunità che l'Australia gli ha offerto le ha sfruttate al meglio. A Lygon Street (il cuore del quartiere italiano di Melbourne) lo conoscono tutti. Anche se per motivi diversi, italiani e australiani amano ritrovarsi nel suo "regno", da D.O.C., un luogo che non è tanto, o non è solo una pizzeria, un bar e una gastronomia, ma un piccolo angolo di Italia. Quella vera, non quella contaminata da gusti, usi e costumi del paese in cui è stata ricostruita. Tony non sbaglia a definire D.O.C un luogo in cui le abitudini dell'Italia sono state sì modernizzate, ma non hanno perso nulla della loro originale semplicità.

Tony, in realtà, è nato in Australia, nel Queensland, da padre abruzzese emigrata in Australia nel '56 e madre di origini piemontesi ma a sua volta nata down under. La sua è una famiglia di ristoratori, e il padre fu il primo italiano a credere (a ragione) nell'idea di diffondere la pizza anche nella Costa d'Oro. Eppure, per i genitori di Tony il successo economico non è mai riuscito a colmare quel senso di vuoto e di estraneità alimentato dalla consapevolezza di vivere in un contesto che di italiano aveva molto poco, lontani dalla loro terra e, ancora più importante, da persone con cui poteva essere possibile capirsi al volo.

La nostalgia dell'Italia, e in particolare dell'idea di Italia che tante famiglie di immigrati hanno nel tempo costruito nelle loro menti, ha portato Tony e famiglia a spostarsi parecchie volte da una nazione all'altra. Senza mai riuscire a rinunciare davvero ai pregi e ai vantaggi dell'una e dell'altra, e quindi a capire dove sarebbe stato più facile trovare un equilibrio soddisfacente.

Ebbene, dopo vari viaggi da un capo all'altro del mondo Tony il suo equilibrio lo ha trovato. E lo ha trovato a Melbourne. Questo perché nel frattempo Italia e Australia hanno continuato a cambiare, e se nella prima le opportunità si sono ridotte, la seconda è rimasta una nazione "facile", un luogo in cui, con un po' di pazienza e un po' di costanza, tutto si può fare. Non solo: Tony è riuscito a realizzare con D.O.C. quel compromesso che a suo padre era sfuggito. Costruendo in Australia un angolo di Italia che fosse realmente tale. E ci è riuscito mettendo insieme simpatia, voglia di fare, sorrisi, capacità e professionalità tutte nostrane, perché da D.O.C. lavorano quasi esclusivamente italiani. Che parlano la nostra lingua dietro al bancone, che cucinano all'italiana, che sono accoglienti come gli italiani, e che sono sulla stessa lunghezza d'onda dei loro superiori. E così facendo fanno sentire "a casa" gli espatriati a Melbourne e nel Bel Paese gli australiani.

Complice la forte "voglia di Italia" che si respira oggi down under, la formula di Tony si è rivelata vincente. E oggi, insieme ad altri tre soci, Roberto De Santis e Riccardo Bianchini e Michele Costanzo, gestisce ben cinque locali. Ma non è finita qui. Tony ha già in mente tante altri progetti da realizzare, e vuole continuare a farlo con l'aiuto dei suoi connazionali. Ecco perché suggerisce a tanti giovani che nel Bel Paese faticano a sbarcare il lunario di tentare, con coraggio e passione, la strada australiana. Le occasioni vanno create, e bisogna essere consapevoli che le cose potrebbero anche andare male. Tuttavia, "in questo paese non solo c'è ancora spazio per tutti, in particolare nel settore della ristorazione, ma oggi più che mai puntare sul Made in Italy funziona". Del resto, Tony stesso torna in Occidente almeno due volte all’anno per riuscire a portare le novità dell’Italia in Australia in tempo reale. Amando profondamente il suo paese, Tony non fa altro che regalare un po' di ciò che ama  sia a chi, come lui, ha nostalgia di "casa", sia alla nazione che ha accolto la sua famiglia tanto calorosamente.

 

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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