Nirbhaya, Donna Coraggio 2013
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Nirbhaya, Donna Coraggio 2013

La ragazza indiana violentata ed uccisa dal branco è stata scelta dagli americani come simbolo e monito per il mondo

Lo stupro di gruppo ai danni di una povera ragazza indiana che tornava a casa dal cinema e che è morta per le sevizie ha riempito le pagine dei giornali di tutto il mondo, provocando orrore nei lettori di ogni dove. La tragica vicenda, tuttavia, ha aperto una porta sull'intollerabile condizione delle donne nella società indiana, dando l'abbrivo per un risveglio della coscienza civile del Paese.

E' stata creata una Corte Speciale per giudicare i criminali autori dell'infamia, che ora sta per emettere il suo verdetto. Nel frattempo, molte persone hanno deciso di manifestare pubblicamente la propria volontà di dare una svolta, sradicando abitudini e comportamenti che quotidianamente sviliscono le donne in India. Se tutto questo portasse dei risultati concreti, alla morte di quella ragazza di ventitré anni a New Delhi potrebbe essere restituito un senso.

A muoversi perché la vicenda non venga dimenticata è ora il Dipartimento di Stato americano. Alla ragazza, di cui per doveroso rispetto non è mai stato divulgato il nome ed è stato attribuito l'appellativo di Nirbhaya (in Hindi, significa "senza paura"), infatti, verrà assegnato il premio "International Women of Courage" del 2013, nel corso di una cerimonia cui parteciperanno sia il nuovo Segretario di Stato, John Kerry, sia la First Lady Michelle Obama.

Il tributo non potrà certo riportare in vita la vittima assassinata, ma potrà servire a incoraggiare ancora il movimento di autoconsapevolezza sviluppatosi nella società indiana. Nelle motivazioni, infatti, si legge che Nirbhaya viene premiata per essere "diventata la base di un movimento popolare volto a porre fine alla violenza contro le donne in India". Il documento continua ricordando che per milioni di ragazze indiane, il suo calvario personale, la sua perseveranza nella lotta per la giustizia, e il coraggio che la sua famiglia continua a dimostrare stanno contribuendo ad alleviare lo stigma e la vulnerabilità con cui le donne sono costrette a convivere nel Subcontinente. Del resto, nonostante quanto subito, la povera Nirbhaya aveva coraggiosamente registrato due dichiarazioni davanti alla polizia, e anche mentre era ricoverata in ospedale ha più volte ribadito la propria richiesta di avere giustizia contro i sei aggressori, affermando il proprio desiderio, purtroppo vano, di sopravvivere per vedere che fosse fatta giustizia.

Il Dipartimento di Stato sottolinea come sulla scia della sua morte, avvenuta appena due settimane dopo le violenze, in India un movimento popolare ha iniziato a richiedere con forza l'adozione di nuove leggi e di programmi sociali per arginare la violenza di genere in tutte le sue forme e per assicurare più elevati tassi di condanna del reato di stupro. Sembrerebbe che qualche risultato stia arrivando: il Parlamento indiano dovrebbe presto adottare nuovi provvedimenti, fra cui quello che eleverà la pena per lo stupro di gruppo all'ergastolo. E' chiaro, però, che queste iniziative non basteranno se non saranno accompagnate da un risveglio delle coscienze.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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