Re Salman dell'Arabia Saudita
Ansa
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La “strana” alleanza anti-ISIS guidata dall’Arabia Saudita

Il governo di Riad annuncia la formazione di una nuova coalizione contro lo Stato Islamico. Spiccano le assenze di Siria, Iraq e Iran

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L’Arabia Saudita ha annunciato la costituzione di una nuova alleanza militare islamica per combattere il terrorismo di matrice jihadista. La coalizione è formata da 34 Paesi del Golfo, del Medio Oriente, dell’Africa e dell’Asia. Oltre all’Arabia Saudita, vi fanno parte Bahrain, Bangladesh, Benin, Ciad, Comore, Costa d’Avorio, Gibuti, Egitto, Gabon, Guinea, Giordania, Kuwait, Libano, Libia, Malesia, Maldive, Mali, Marocco, Mauritania, Niger, Nigeria, Pakistan, Palestina, Qatar, Senegal, Sierra Leone, Somalia, Sudan, Togo, Tunisia, Turchia, Emirati Arabi Uniti e Yemen. Tutti i 34 Stati membri appartengono all’OIC, Organizzazione della Cooperazione Islamica e gode del sostegno di altri 10 Paesi islamici, tra cui l’Indonesia.

 Il quartier generale dell’alleanza avrà sede a Riad. Nell’annunciare la formazione della coalizione il 14 dicembre nel corso di una seduta del governo nella capitale saudita, il ministro della Difesa saudita, il principe Mohammed bin Salman citato dall’agenzia Saudi Press Agency, ha affermato che la coalizione è stata formata con l’obiettivo di coordinare gli sforzi per combattere lo Stato Islamico e gli altri gruppi jihadisti che hanno preso il sopravvento in Siria e Iraq e che stanno avanzando in maniera sempre più minacciosa in Libia e nella penisola egiziana del Sinai.

 Più che i partecipanti spiccano però soprattutto gli assenti. Non sono stati coinvolti i governi di Siria e Iraq – vale a dire i Paesi in cui andranno a concentrarsi i principali sforzi militari della coalizione contro ISIS – così come l’Iran, bastione del mondo sciita in Medio Oriente. Si tratta di assenze significative che, di fatto, riflettono quelle che sono verosimilmente le reali intenzioni dell’Arabia Saudita con questa mossa, ossia consolidare la propria posizione di Paese dominante nello scacchiere dell’islam sunnita nello scontro con gli sciiti. Un ruolo rimarcato da Re Salman bin Abdulaziz Al Saud da quando questi si è insediato al trono nel gennaio 2015 (nella foto), e dal figlio Mohammed bin Salman.

 Nelle guerre in corso in Medio Oriente l’Arabia Saudita è già operativa in prima linea in Siria, dove fa parte della coalizione guidata dagli USA contro lo Stato Islamico pur essendo accusata di essere il principale finanziatore dei ribelli siriani e dei gruppi jihadisti in funzione anti-Assad, e in Yemen, Paese in cui è a capo di un’altra vasta coalizione araba impegnata a ristabilire al potere il presidente Abdrabbuh Mansour Hadi deposto all’inizio del 2015 dai ribelli sciiti Houthi.

 

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