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Dopo Tikrit, Baghdad prepara la battaglia di Mosul

Liberata parzialmente dall'Isis la città di Saddam, l'esercito iracheno deve ora affrontare lo scontro più difficile che deciderà le sorti della guerra

Per Lookout news

Iraq, Tikrit. Il governo di Baghdad afferma di aver liberato quasi completamente la città controllata dallo Stato Islamico e lo stesso premier Haider Al Abadi dichiara che questo “è un traguardo storico e la più grande vittoria nella lotta contro i terroristi islamici dello Stato” fino ad oggi.

 Le forze di sicurezza e gli alleati, grazie al decisivo sostegno degli aerei della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti che hanno sgombrato il campo dalle ultime irriducibili sacche di resistenza, hanno permesso ai governativi di alzare il tricolore iracheno sui principali edifici della città. Jet americani hanno bombardato bersagli dell’ISIS a partire dal 25 marzo, quando anche la Francia ha preso parte alla campagna aerea.

 L’operazione per liberare Tikrit era cominciata il primo marzo. Dopo un mese di aspri combattimenti e uno stop delle forze irachene nella seconda metà di marzo, nell’ultima settimana – ma solo dopo i raid americani – sono stati fatti notevoli progressi, soprattutto nelle ultime 48 ore, tali che oggi lo stesso premier è entrato in città per sostenere le truppe.

 Con una media di oltre sessanta morti al giorno solo tra le fila dei governativi, si temeva che l’esercito non avrebbe potuto liberare entro breve tempo la città, anche a causa del terreno minato, delle trincee e degli esplosivi improvvisati disseminati dalle milizie dello Stato Islamico lungo tutto il perimetro cittadino. Ad oggi, il governo non ha fornito una stima delle vittime totali, il cui numero pare comunque nell’ordine di oltre un migliaio.

 Secondo alcune fonti, tuttavia, oltre alla forte resistenza dei jihadisti di Al Baghdadi, a rallentare la conquista della città ha contribuito anche l’ordine tassativo dei generali iracheni di impedire che i gruppi sciiti paramilitari entrassero in città, nel timore di ritorsioni e violenze contro la popolazione. Popolazione che, tuttavia, era stata evacuata da tempo, facendo di Tikrit una città fantasma, e che solo questa settimana hanno fatto parziale rientro nelle zone periferiche liberate.

 

La città fantasma e le sacche di resistenza
Tikrit, infatti, è una cittadina di 200mila abitanti sunniti e luogo natale dell’ex dittatore Saddam Hussein. Lo Stato Islamico la governava dal giugno del 2014. Al momento, non è dato sapere se vi siano stati episodi di violenze contro la popolazione. Né se vi siano prigionieri tra le fila dello Stato Islamico.

 Alcune fonti parlano comunque di sacche di resistenza in città, tuttora attive. Sminare tutto il terreno di guerra richiederà del tempo, così come la ricostruzione di Tikrit. A partecipare all’offensiva di marzo contro lo Stato Islamico sono stati sia l’esercito di Baghdad che la polizia irachena, ma anche unità popolari sciite (volontari) e milizie iraniane.

 Ma senza il supporto decisivo del Pentagono, i risultati non sarebbero arrivati così in fretta. Washington, che aveva definito “preoccupanti” le ingerenze iraniane nella battaglia per Tikrit, ha evidentemente rotto gli indugi per impedire che a intestarsi la vittoria fosse Teheran. Fatto che avrebbe imbarazzato non poco l’Amministrazione USA.

 

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La battaglia per Mosul
In ogni caso, se una importante battaglia è vinta, c’è una guerra ancora da combattere. È quella di Mosul. Nella capitale dello Stato Islamico, città dove è stata dichiarata la nascita del Califfato e dove è apparso per la prima e ultima volta il Califfo Abu Bakr Al Baghdadi, da mesi si prepara la difesa e ha eretto il cosiddetto “muro del Califfato” grazie a una forza lavoro di molti giovani jihadisti assoldati a 500 euro al mese.

 La battaglia per Mosul, dunque, si avvicina e in Iraq oggi molti pensano che giungere alla liberazione del Paese dai miliziani dello Stato Islamico entro l’anno sia un traguardo alla portata di Baghdad. Ma lo Stato Islamico, ferito, non è ancora battuto. E in Siria le sue forze crescono. La guerra prosegue.

Tikrit

EPA/STR
Una colonna di fumo durante la battaglia tra i miliziani e i soldati iracheni

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Luciano Tirinnanzi