Capire il DATAGATE
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Capire il DATAGATE

Alcune riflessioni sul caso Snowden, per orientarsi in mezzo alla moltitudine di notizie incontrollate che proliferano dalle rivelazioni di Snowden in poi

per LookOut News

Strane rivelazioni in questi giorni colpiscono, o forse sarebbe meglio dire “intercettano”, l’Europa. Storie di spie, peraltro già note da tempo, che improvvisamente vengono riproposte come nuove e originali. Perché? Molto fa pensare che nel Vecchio Continente sia in atto una vera guerra di disinformazione, che oppone chi ha interessi strategici nei confronti dell’Unione Europea, ovvero Usa e Russia.

La Russia è oggi più che mai diretta concorrente degli Stati Uniti in Europa, perché quel mercato è strategico per i loro interessi, in particolare per l’energia e le esportazioni. Preoccupata dalla concorrenza dello shale gas americano e dal patto di libero scambio USA-UE, Mosca sta attuando una politica determinata ad avvicinare a sé l’Europa e contemporaneamente allontanarla dagli Stati Uniti, nel tentativo di minare le basi di quel patto. Perciò coltiva buoni rapporti, soprattutto con Germania e Regno Unito. Di conseguenza, è molto probabile che le stazioni di spionaggio russe in Europa siano particolarmente attive e operanti.

Il caso sui giornali e il ruolo del ‘Guardian’

Le rivelazioni di Snowden hanno messo gli Stati Uniti in estrema difficoltà con gli alleati europei e stanno persino costringendo Washington a modificare l’amministrazione stessa delle proprie agenzie di spionaggio governative. Cosa che non può che far comodo ai russi.

Vale la pena ricordare che il caso Datagate è uscito dalle colonne del quotidiano britannico ‘The Guardian’, e forse questo non è un caso. Sin dai tempi della Guerra Fredda, il ‘Guardian’ di Londra era considerato un terminale amico della direzione A del primo direttorato del KGB, i servizio segreto sovietico cui apparteneva lo stesso Vladimir Putin. La direzione A si occupava della disinformazione. Da allora, è possibile che l’intelligence russa (FSB e SVR) abbia mantenuto aperto il canale e che, grazie a un accesso privilegiato a informazioni di prima mano, i servizi di Mosca abbiano avuto notizia del Datagate per primi.

I russi sarebbero venuti direttamente in contatto con Edward Snowden - forse a Ginevra, dove Snowden ha lavorato per il governo USA - e gli avrebbero garantito copertura e protezione (e, probabilmente, consulenze per conoscere meglio il suo ex-lavoro all’NSA) in cambio delle preziose informazioni in suo possesso. Quindi, avrebbero avviato una campagna stampa, che è verosimile possa durare ancora nel tempo.

Il precedente con Wikileaks

Già nel caso Wikileaks - anche se il contesto è ben diverso - il britannico ‘The Guardian’ aveva giocato un ruolo fondamentale nella campagna d’informazione, pubblicando per primo le notizie e gestendo il caso, insieme a ‘Der Spiegel’ e ‘New York Times’. Nel caso del Datagate, lo schema è simile e anche ‘Der Spiegel’ è prima linea.

Ma, se nel caso Wikileaks le rivelazioni danneggiavano limitatamente e contemporaneamente più Paesi, stavolta lo scandalo è mirato nei confronti di un solo Paese, gli Stati Uniti. E colpisce nel loro punto più debole e sensibile, l’intelligence, con possibili risvolti negativi anche in termini di incostituzionalità e illegalità. Di conseguenza, è verosimile che questa, e non tanto Wikileaks, sia un’operazione d’intelligence, organizzata dai servizi segreti russi per danneggiare gli USA e perché gli Stati d’Europa si convincano a sganciarsi il più possibile da Washington (già chiedere al governo americano di chiudere le stazioni di ascolto europee non sarebbe cosa da poco). In questo modo, gli USA rischiano di perdere fonti e quote di controllo nel continente.

Come avvengono le pubblicazioni sui giornali

Edward Snowden ha dichiarato che i documenti scottanti trafugati dall’NSA sono stati da lui stesso consegnati al giornalista Glenn Greenwald del ‘Guardian’ nel mese di giugno a Hong Kong (lo scandalo esce per la prima volta proprio in quel mese), poco prima di volare a mosca dove Snowden attualmente risiede.

Dopo aver fatto uscire la notizia, un’indiscrezione suggerisce che Greenwald, lasciato il ‘Guardian’, sarebbe in procinto di fondare un portale di giornalismo investigativo indipendente, foraggiato da Pierre Omidyar, di origini franco-iraniane e proprietario di eBay.

Il ‘Guardian’ è stato costretto dalle autorità britanniche a distruggere gli hard disk dove erano contenuti i documenti di Snowden ma le notizie continuano ancora a uscire in un’escalation che promette nuove rivelazioni potenzialmente esplosive.

 ‘Le Monde’, ‘Der spiegel’, ‘New York Times’, ‘Pro Publica’ sono solo alcune delle testate che si sono aggiudicate - non è chiaro attraverso quali canali – i più recenti scoop.

La contro-informazione

Da notare che s’intravede già l’inizio di una forma di risposta filo-americana alle indiscrezioni di Edward Snowden: come riporta stamani anche il ‘Corriere della Sera’, è appena uscita la notizia secondo cui i russi avrebbero spiato a loro volta tutti i leader, europei e non solo, al G20 di San Pietroburgo. L’inizio di un nuovo filone?

Ciò dimostra come sia altamente probabile che lo scandalo Datagate abbia una regia precisa; rivela le forti tensioni che attraversano l’Europa e i rispettivi governi, in un periodo cruciale per i destini dell’Unione Europea; conferma come non vi sia un solo governo “candido” e al riparo da accuse e scandali; comprova che i servizi segreti non spiano soltanto metadati, ma all’occorrenza sono capaci di mettere in piedi anche campagne di disinformazione. Giovedì, su www.lookoutnews.it , un approfondimento dettagliato sul caso.

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Luciano Tirinnanzi