L'esercito siriano sta gasando i civili in Siria?
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L'esercito siriano sta gasando i civili in Siria?

Le opposizioni accusano il regime di aver sganciato bombe al cloro contro i quartieri di Aleppo in mano ai ribelli

Per Lookout news

Barili bomba contenenti gas al cloro sganciati martedì 6 settembre contro civili dall’esercito di Bashar Assad ad Al Sukari, quartiere di Aleppo in mano ai ribelli. È l’ennesima accusa lanciata dalle opposizioni siriane nei confronti del regime di Damasco. Nel blitz effettuato dagli elicotteri governativi sarebbero rimaste ferite gravemente decine di persone.

 Il referto diramato da uno dei pochi ospedali in mano ai ribelli ancora attivi nella parte orientale della città, da settimane posta sotto assedio dalle forze governative appoggiate dai raid aerei russi, parla di 71 persone, tra cui 37 bambini e 10 donne, a cui sono state riscontrate difficoltà respiratorie e tosse secca; altri dieci pazienti sono stati ricoverati in terapia intensiva e tra questi c’è anche una donna incinta. Altre fonti hanno parlato invece di almeno 100 feriti e di un morto.

 Ibrahem Alhaj, membro di un team di primo soccorso della Syria Civil Defense, intervistato da Associated Press, ha dichiarato che sono stati almeno quattro i barili bomba gettati tra la folla ad Al Sukari. Lui stesso si trovava in un’area non distante rispetto al luogo in cui è avvenuto l’attacco, e per evitare di rimanere asfissiato ha dovuto utilizzare una maschera imbevuta di acqua salata.

 La notizia, smentita immediatamente dal governo siriano, non è stata confermata da fonti indipendenti. Lo stesso Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione con sede a Londra che monitora il conflitto siriano dalle prime proteste di piazza del 2011 e notoriamente vicino al fronte dei ribelli, ha parlato di lancio di barili bomba nel quartiere di Al Sukari, ma ha dichiarato al contempo di non avere elementi sufficienti per confermare se sia stato utilizzato gas al cloro.

 

Attacchi con gas: ennesimo scambio di accuse
Scambi di accuse tra il governo siriano e il fronte delle opposizioni sull’utilizzo di gas al cloro e di altre sostanze tossiche si rincorrono in maniera frequente da anni. Lo scorso agosto altre due segnalazioni di attacchi compiuti dall’esercito, simili a quello avvenuto il 6 settembre, erano state registrate sempre ad Aleppo. Mentre a fine agosto un team di ispettori internazionali delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPAC) ha rilasciato un report in cui ha dichiarato che tra il 2014 e il 2015 tanto l’esercito di Assad quanto i miliziani dello Stato Islamico sono stati responsabili di attacchi chimici: a Talmenes il 21 aprile 2014 e a Sarmin il 16 marzo 2015 l’esercito siriano; a Marea il 21 agosto del 2015 ISIS. Ma all’accusa nei confronti di Damasco ad oggi non è seguita l’imposizione di sanzioni da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

 

I dubbi sulle fonti delle ultime notizie
A partire dalla seconda metà del 2013 il governo di Damasco, su spinta della Russia, si è attenuto alla risoluzione approvata all’unanimità nel settembre dello stesso anno dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite accettando di consegnare il proprio arsenale di armi chimiche - con le quali è stato accusato di aver ucciso centinaia di civili a Ghouta, sobborgo della capitale -, scongiurando così l’azione militare degli Stati Uniti.

 Al netto delle terribili immagini che sono arrivate nelle ultime ore da Aleppo, e della prevedibile smentita da parte del governo di Damasco, l’accusa riguardo l’utilizzo dell’esercito regolare siriano di gas al cloro contro civili deve essere presa con le dovute precauzioni principalmente per un motivi: il profilo delle organizzazioni che l’hanno lanciata e dei media che, subito dopo, l’hanno fatta circolare.

 Le foto e i video postati sui social network dalle ong che ad oggi hanno ancora la possibilità di effettuare interventi di primo soccorso nella città non lasciano spazio a dubbi su quanto avvenuto. Si tratta però di organizzazioni - tra cui rientra anche la statunitense Syrian American Medical Society - che su pressione principalmente degli Stati Uniti e di altre forze occidentali hanno tutto l’interesse a mostrare di questa guerra esclusivamente le atrocità commesse dal regime siriano.

 In particolare, l’organizzazione Syria Civil Defence, conosciuta come The White Helmets - citata da media come BBC, The Guardian e Al Jazeera - ha base a Istanbul, dunque nel Paese con il maggior coinvolgimento militare e di supporto nella guerra contro il governo di Assad. È stata creata da un ex militare, l’inglese James Le Mesurier, formatosi nell’accademia militare di Sandhurst, già ufficiale coordinatore dell’intelligence NATO nelle guerre in Bosnia e Kosovo, poi in Iraq e in Libano. James Le Mesurier è stato operativo anche negli Emirati Arabi Uniti, dove ha addestrato la forza di protezione dei campi petroliferi. Successivamente ha avuto compiti di rilievo in progetti sulla sicurezza per l’UE ed è stato vice presidente nella società inglese di mercenari privati Olive Group, una delle maggiori al mondo, e direttore della società di sicurezza Good Harbour International, entrambe con sede a Dubai. Un curriculum davvero insolito, il suo, per creare una ONG di assistenza e difesa di civili in Siria.

 Deve far riflettere il fatto stesso che la rete televisiva Al Jazeera di proprietà del Qatar, dunque della principale potenza che insieme ad Arabia Saudita e Turchia dal 2011 sostiene finanziariamente e militarmente il fronte anti-Assad, sia stato il network che tra i primi ha rilanciato la notizia.

 È un gioco delle parti in cui l’ONU, a dispetto dell’attivismo della Russia a sostegno di Assad e dell’interventismo turco contro i curdi nel nord della Siria, colpisce per la sua incapacità di incidere. Un’inerzia che è causa, tra le altre, dello stallo della situazione ad Aleppo, dove circa 300.000 civili restano intrappolati sotto il fuoco incrociato delle fazioni in conflitto.

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Rocco Bellantone