La prima guerra di Barack Obama
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La prima guerra di Barack Obama

Il presidente ha tenuto il discorso alla nazione e ha annunciato che i raid aerei contro l'Isis verranno condotti anche in Siria

Quattordici minuti in diretta televisiva per annunciare alll'America che è ancora in guerra. Barack Obama ha scelto il tredicesimo anniversario dell'11 settembre per spiegare agli americani come intende combattere l'Isis. Come previsto, il presidente ha detto che i raid aerei verranno condotti anche in Siria, o "ovunque si trovino i terroristi per respingere la loro minaccia e infine distruggerla".

I bombardamenti in territorio siriano, dove ci sono le roccaforti dell'Isis, non saranno però un indiretto aiuto all'altro nemico dell'America, Bashar al Assad "Nella lotta contro i terroristi islamici  non ci possiamo fidare del regime di Damasco che terrorizza il suo popolo" - ha detto Obama, il quale ha ribadito che Washington aiuterà e addestrerà l'esercito delll'opposizione moderata siriana.

La guerra contro l'Isis sarà lunga, ha detto Obama, ma non sarà come quelle in Iraq e in Afghanistan. Il "modello" bellico offerto al pubblico americano è stato un altro: lo Yemen e la Somalia, due paesi dove gli Usa combattono da tempo contro Al Qaeda e le altre formazioni islamiche conducendo una guerra fatta di raid aerei, di omicidi mirati con i droni e di missioni a terra di piccoli nuclei delle forze speciali.

Per combattere l'Isis -  ha assicurato Obama - non verranno mandate truppe di terra in Iraq o in Siria. Il messaggio all'opinione pubblica è stato chiaro: non ci sarà l'impiego massiccio di migliaia di nostri soldati come è avvenuto prima a Kabul e poi a Baghdad con George W. Bush. Ma, lo stesso Obama ha detto nel discorso che altri 475 consiglieri militari verranno spediti in Iraq, andando così ad aggiungersi ai mille già presenti. Saranno impiegati anche loro per le azioni coperte e di aiuto ai peshmerga curdi che stanno combattendo contro l'Isis nel nord del paese.

Nel suo discorso, il presidente ha anche rivendicato i successi ottenuti contro il terrorismo come l'uccisione di Osama Bin Laden e l'eliminazione del leader del gruppo qaedista al Shabaab in Somalia. Colpi fondamentali inferti contro il terrorismo islamico che però non mettono al riparo gli Usa dalla grave minaccia che arriva questa volta dalla regione a cavallo tra l'Iraq e la Siria. "Oggi l'America è più sicura, ma c'è la minaccia dell'Isis. Se non la combattiamo, può diventare una minaccia anche per gli Usa".

Barack Obama va alla sua prima guerra. Che lascerà in eredità al suo successore, visto che sia lo stesso presidente, sia molti esperti militari ritengono che ci vorranno almeno tre anni per sconfiggere l'Isis. Sarà un conflitto a media intensità, fatto di raid aerei e di operazioni mirate sul terreno. Sarà una guerra carica di incognite.

Obama vuole costruire una coalizione per combattere i miliziani islamici. Ha già avuto l'appoggio di alcuni paesi Nato, compresa l'Italia, ma fa fatica a convincere alcuni paesi della regione a fare lo loro parte, in particolare Turchia e Arabia Saudita. Riad, dopo la visita di John Kerry ha deciso di ospitare nei suoi campi d'addestramento i miliziani dell'opposizione moderata siriana, ma le ambiguità saudite non sono state del tutto eliminate.

La prima guerra di Obama è iniziata ufficialmente con il suo discorso alla nazione. Il riluttante guerriero che aveva fatto di tutto per rimanere lontano dal campo di battaglia (e che così facendo aveva permesso l'ascesa dell'Isis) alla fine è stato costretto a indossare l'elmetto.

 

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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