A chi piace il caos in Ucraina
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A chi piace il caos in Ucraina

USA e Russia hanno molto da guadagnare dalla crisi. Ma, mentre Putin è isolato dall’Occidente, Obama sbarca in Europa chiedendo di aumentare le spese militari

per Lookout News

Nel caso - o caos, che dir si voglia - ucraino, emerge sempre più il crescente scontro aperto tra Vladimir Putin e Barack Obama, protagonisti assoluti del grande gioco geopolitico europeo, le cui rispettive mire e attitudini al rialzo lasciano immaginare uno scenario di destabilizzazione di lungo termine per l’Est Europa.

Dopo due mesi di combattimenti e la perdita di centinaia di vite umane, tra cui numerosi civili, il presidente degli Stati Uniti – in occasione del suo significativo viaggio in Europa, che culminerà con le celebrazioni dei settant’anni dallo Sbarco in Normandia - ha appena annunciato dalla Polonia lo stanziamento di 1 miliardo di dollari per aumentare la presenza militare americana in Europa Orientale. Una mossa in apparente risposta alle manovre belliche di Mosca che, secondo Washington e Kiev, è pienamente coinvolta nelle operazioni dei paramilitari nelle regioni di Donetsk e Luhansk.

Si chiama European Reassurance Initiative l’ombrello sotto il quale Obama si aspetta che gli alleati si riparino e che prevede un aumento delle spese per la difesa militare di tutti i Paesi NATO corrispondente al 2% del Pil nazionale di ciascun partner. In pratica, si tratta di un vero e proprio raddoppio degli sforzi bellici, cui si vorrebbe che anche l’Italia (che oggi spende l’1% per la difesa) soggiacesse. 

- USA e Russia, l’eterna rivalità

Tutto questo (e molto altro ancora) ricorda molto da vicino la logica degli opposti, teorizzata da Eraclito. Secondo il filosofo greco, la legge segreta del mondo sta nell’unità dei contrari, tale per cui due soggetti sono in perenne lotta tra loro per via dell’intrinseca interdipendenza che li accomuna. Gli opposti si completano a vicenda perché in realtà non possono fare a meno l'uno dell'altro. 

Dunque, se per la legge della natura valgono gli opposti giorno e notte e per le leggi dell’uomo pace e guerra, per la legge della storia contemporanea vale ancora la categoria USA e Russia. Dopo la Guerra Fredda, infatti, niente è stato più potente di un nostalgico richiamo al tempo che fu. E, a leggere le mosse odierne di Obama e Putin, quell’equilibrio geopolitico del secondo Novecento pare ancora l’orizzonte verso cui tendono entrambe le potenze. Un equilibrio che non solo è ben più importante della destabilizzazione, ma anche più conveniente. 

La Casa Bianca e il Cremlino hanno tutto l’interesse a voler dividere il mondo in due. Per sviluppare i propri piani, infatti, è indispensabile creare nuove giustificazioni che costringano gli altri Paesi a schierarsi per l’una o per l’altra parte. Ed è proprio quest’ultimo concetto che Barack Obama rispolvererà nell’odierno appuntamento del G7 a Bruxelles (il G8 è stato cancellato in virtù delle sanzioni comminate alla Russia in seguito all’annessione della Crimea): gli Stati Uniti d’America sono e saranno a lungo i garanti dell’ordine in Europa contro l’aggressione russa e i partner privilegiati nel sostegno economico all’Ucraina e agli altri alleati. 

- L’economia di guerra NATO e il vantaggio americano 

Nei calcoli di Washington, tutto ciò si tradurrà in straordinari profitti economici. E ciò vale non solo per accordi energetici di là da venire, ma soprattutto per la garanzia di commesse immediate a beneficio dell’industria bellica nordamericana. Lo scudo spaziale NATO, ad esempio, il cui orizzonte temporale oscilla tra il 2018 e il 2022, potrebbe realizzarsi prima del previsto e la Polonia (base principale) già prevede di stanziare dai 3 ai 5 miliardi. 

Questa nuova corsa agli armamenti è estremamente pericolosa, in quanto mira ad espandere l’area geostrategica della NATO (leggi Stati Uniti) avvicinando il confine con la Federazione Russa, allo scopo di esercitare una pressione politico-militare che ponga Washington al rango di supremazia egemone. A differenza dell’Unione Europea, infatti, la NATO è un’alleanza militare che, non avendo più un Patto di Varsavia dall’altra parte del muro, più facilmente potrà soffiare sul fuoco dell’escalation militare.

Non è del tutto incomprensibile quindi che Mosca, al di là della propaganda, sia decisamente preoccupata per questo nuovo e aggressivo impegno in Europa da parte degli americani, che ostentano un profilo sempre meno politico e sempre più guerresco.

Era solo il 5 maggio scorso quando Anders Fogh Rasmussen, Segretario Generale della NATO, intervistato dal quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine,affermava: “La Russia ha aumentato del 30 per cento il bilancio della Difesa, mentre alcuni paesi NATO europei lo hanno ridotto del 40 per cento. Gli eventi in Ucraina devono essere un campanello d'allarme. Lancio l'appello agli alleati europei: non tagliate sempre le vostre spese per la difesa, invertite la tendenza e passo dopo passo investite più denaro nella Difesa. Non possiamo più andare avanti come ora”.

Dopo quest’ordine di scuderia, è evidente che il presidente Obama approfitterà di questo viaggio dall’alto valore simbolico per sondare come si comporteranno gli altri Paesi, quanto mai stimolati a spendere dal timore di un’aggressione russa. A questo punto, appare sempre più difficile che l’Italia possa sfuggire alla richiesta-questua dell’Alleanza Atlantica.

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Luciano Tirinnanzi