Non spegnete la luce sull'Emilia ferita
(credits:Lapresse)
News

Non spegnete la luce sull'Emilia ferita

Intervista a Stefano Vaccari, assessore provinciale di Modena con delega alla Protezione civile

Finire nel dimenticatoio delle sciagure nazionali. E' questo che oggi, a parte la terra che continua a tremare, a far più paura alla gente d'Emilia, in particolare a quella delle province più colpite dal sisma, Modena e Reggio. “Se così fosse sarebbe molto grave – spiega a Panorma.it Stefano Vaccari, assessore provinciale di Modena con delega alla Protezione civile – perché qui si gioca un pezzo importante del Pil nazionale”.

Assessore, a tre settimane dalla  prima scossa del 20 maggio, molti cittadini temono che non sia ancora finita.
L'assistenza alla popolazione è stata resa più complicata proprio da questo dover ripartire da capo almeno tre volte a causa delle scosse più forti, quella del 20, del 29, quella di domenica scorsa e poi ancora l'ultima di lunedì notte, intorno alle 3.50.

Cosa dice la terra attraverso i monitor dai quali ne osservate le profondità?
Dice che si sta comportando in modo anomalo, che questo terremoto è diverso da tutti gli altri compreso quello dell'Aquila. C'è un movimento della crosta terrestre sotto di noi che sta facendo incontrare queste due faglie provocando conseguenze in superficie che non si erano mai verificate prima.

Nessun segnale che si vada verso un esaurimento dell'attività sismica?
Assolutamente nessuno. Dal 20 maggio scorso siamo arrivati già a 1.500 scosse.

Quanti sono attualmente gli sfollati nella provincia di Modena?
E' difficile fare una stima esatta. La Protezione civile ospita al momento 8.800 persone distribuite tra i 28 campi e le 20 strutture coperte messe a disposizione dal Comune. Altre 2.600 hanno trovato una sistemazione in albergo. A questi complessivi 11mila vanno poi aggiunti tutti quei cittadini che si sono attendati in campi autogestiti ai quali la Protezione civile offre una serie di servizi, da quelli igienici alla mensa.

Grande lo sforzo anche in termini di risorse umane impeigate.
Stiamo parlando di 800 volontari attualmente in campo, ma sono già più del doppio quelli che si sono alternati in queste tre settimane. Oltre 1.500 unità delle forze dell'ordine e non conto tutti i dipendenti comunali e amministratori che in questi giorni stanno facendo uno sforzo eccezionale su vari fronti.

La gente però è stanca e vuole certezze sui tempi per rientrare nelle case.
L'obiettivo che ci siamo dati è chiudere nel giro di 15 giorni al massimo tutte le verifiche sulle oltre 28mila segnalazioni che i cittadini ci hanno fatto di cui 12mila sono state già effettuale. Nel caso di inagibilità dell'edificio, monitoreremo sulla correttezza e congruità dei prezzi dei lavori di ristrutturazione.

Quali sono invece i tempi per l'erogazione degli aiuti alle imprese che hanno subito danni?
Il decreto sugli sgravi fiscali è stato uno dei primi atti che il governo ha voluto fare sia per cittadini che per le imprese. Relativamente al settore agroalimentare abbiamo già stanziati dal piano di sviluppo rurale ulteriori 100 milioni di euro più 5 milioni da partd di Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare).

Agli altri cittadini d'Italia cosa chiedete?
Sicuramente di non allentare l'attenzione e la vicinanza che attraverso le associazioni di categoria, di volontariato e gli enti locali ci hanno fatto sentire fino a questo momento. Dopo l'emergenza, bisogna tenere alta l'attenzione sulla ricostruzione. Chiediamo di finire in decima pagina sulle testate nazionali - come in parte sta già accadendo – e che siano mantenuti accesi i riflettori perché su questa questione si gioca un pezzo importante del Pil del nostro Paese.

I più letti

avatar-icon

Claudia Daconto