La lunga notte dell'Italia in Europa
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La lunga notte dell'Italia in Europa

Renzi adotta a Bruxelles la stessa tattica usata a Roma, ma pagherà? La candidatura di Mogherini agli Esteri dell'Ue ha mandato in tilt i 28. E se il presidente del Consiglio avesse un piano B?

Aggiornamento (17 luglio):  Il vertice Ue sulle nomine finisce senza accordo tra i 28 e tutto il dossier slitta ad un nuovo summit convocato per il 30 agosto. 

Non c'è niente da fare, in Italia qualsiasi cosa passa attraverso il Calcio. E' quindi inevitabile che ci si appresti a vivere una finale che - come di consueto - è al cardiopalma e verrà vinta (o persa) al fotofinish. Archiviati i Mondiali, ora l'Italia si gioca tutto agli "Europei". Mai come negli ultimi giorni i principali quotidiani nazionali sono pieni zeppi della notizia che a Bruxelles stasera si tiene un vertice di capi di Stato e di governo.

Il motivo è semplice: in finale gioca l'Italia, o meglio, il governo italiano ha il suo candidato per uno dei posti chiave dell'Unione, quello di Alto rappresentante per la politica estera. Le truppe renziane a Bruxelles sono tutte schierate per Federica Mogherini, che intanto si trova in Terra Santa e da lì twitta foto bipartisan con palestinesi e israeliani. 

Ma la candidatura del ministro degli Esteri italiano ai piani alti di Bruxelles ha scatenato il putiferio. Manca l'accordo e le parole di Angela Merkel al suo arrivo al vertice sono profetiche: "Non credo che arriveremo ad assegnare tutte le poltrone entro oggi", ha dichiarato la Cancelliera tedesca, dando a intendere che sul ruolo di presidente del Consiglio e di Mr (o Lady) Pesc ancora non si vede una luce.

Sembrava tutto fatto con l'elezione del popolare Jean-Claude Juncker a capo della Commissione Ue, ma il patto tra socialisti e popolari scricchiola e - di conseguenza - scricchiola anche la candidatura di Mogherini. Il fuoco incrociato dei Paesi dell'Est non la aiuta. Tra i 10 e gli 11 Stati, capeggiati dalla Polonia, non vogliono il capo della Farnesina sulla poltrona della Diplomazia dell'Ue, a causa delle sue "relazioni pericolose" con lo zar del Cremlino, Vladimir Putin. Si potrebbe andare alla conta dei voti e probabilmente Mogherini avrebbe la maggioranza. Però, con 11 paesi contro su 28, come si può pensare di rappresentare la politica estera dell'Europa "unita"? Sarebbe una contraddizione in termini. 

Ma qual è la strategia politica che Renzi sta giocando in Europa? La risposta è semplice: è la stessa che gioca in Italia, con la differenza (non formale ma sostanziale) che Roma non è Bruxelles. Il presidente del Consiglio italiano ha messo i suoi colleghi socialisti di fronte a un adagio che in italia conosciamo bene: io sono l'unico ad aver vinto le ultime elezioni, io ho il numero più folto di socialisti nel Pse, e quindi io decido quale socialista mettere a capo della diplomazia made in Europe. La logica renziana non fa una piega, ma vale a Roma e non sappiamo ancora se funzionerà anche a Bruxelles, dove oltre all'Italia ci sono altri 27 Paesi seduti attorno al tavolo e sono in pochi quelli che capiscono il dialetto toscano.

Non stiamo a girarci attorno, a Bruxelles ci si muove nell'ombra con accordi degni di House of Cards. Nessuno mai ricatta nessun altro, almeno apertamente, ma le regole diplomatiche vogliono che si cerchi di raggiungere i propri obiettivi in maniera silenziosa ed efficace. Cosa che sanno bene i lobbysti spagnoli, e infatti (senza che nessuno ne parlasse sui giornali italiani), l'Eurogruppo probabilmente andrà a uno di loro, Luis de Guindos, targato Popolari e ministro delle Finanze a Madrid. E l'Eurogruppo è una poltrona chiave nella partita delle nomine Ue, perché dà l'impronta alle politiche economiche in tutta l'eurozona. Chapeau agli spagnoli!

Insomma, sarà una lunga notte per l'Italia, perché il rischio di perdere la faccia e di tornare a casa a bocca asciutta c'è tutto. Oppure (e questa è un'ipotesi ottimistica), il presidente del Consiglio sta in realtà giocando un'altra partita. Come scrive Lorenzo Robustelli , direttore di Eunews "Non basta, come sostiene Renzi, accampare un diritto perché 'quel posto va al Pse e all'interno del Pse c'è l'accordo che la prima scelta tocca all'Italia' perché ha il partito più grande". "E' un principio valido - spiega Robustelli - ma non lo si esercita da solo", perché "Non è così semplice" e "gli incastri da far combaciare sono molti: geografici, politici e personali".

Ma è possibile che Renzi non sappia queste cose? Sarebbe incredibile se non ne fosse a conoscenza, quindi qualcuno sospetta un "piano B". La candidatura della Mogherini sarebbe in realtà una copertura, per mettersi di traverso ai britannici e avere in Commissione un portafoglio cruciale come quello del Commercio. Se così fosse, l'Italia raggiungerebbe un ottimo risultato, sacrificando, però, la figura del ministro degli Esteri, che dovrebbe tornarsene a Roma con le classiche pive nel sacco. Tutte le opzioni sono aperte. Finché il vertice non deciderà si naviga a vista, sperando che l'Italia riesca a portare a casa almeno un risultato di peso.

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Anna Mazzone