No Tav, brava gente
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No Tav, brava gente

Ieri a Servizio Pubblico da Santoro è andato in onda lo spaccato di un paese allo sbando

Quindi è tutto normale. Ruspe incendiate, sabbia nei motori, camionisti presi a pietrate sul parabrezza. Normale per un pio settantenne della Val di Susa teorizzare il sabotaggio perché rompere le macchine altrui “non fa male a nessuno”.

Mi piacerebbe sapere che cosa direbbe, lo stesso “mite” cittadino, se quell’imprenditore dalla ruspa incendiata venisse a casa sua a spaccargli i vetri delle finestre e mettergli la sabbia nelle tubature. Non so.

È un paese, questo, nel quale non mi riconosco più se Giorgia Meloni, che dovrebbe negli studi di Santoro rappresentare una parte diversa da quella dei due No Tav anche loro seduti che con piglio sereno sentono i capi dei cantieri “sabotati” dire che questa è una guerra e loro sono gli sconfitti (le ruspe in garage fuori uso) non ha nulla da ridire. Anzi, annuisce. Dice che va d’accordo con chiunque faccia politica militante, chiunque partecipi. L’importante è partecipare, non essere non violenti.

Come nulla, quasi nulla di fatto, ha da ridire quell’esponente del Pd, tal Carbone, che si limita a dire che forse incendiare una ruspa non va bene. Ma lo dice vergognoso, pensando di dire una cosa terribile (e non ha tutti i torti, se la “fascista” Meloni sotto sotto flirta coi no Tav e se i movimenti di estrema destra a Roma somigliano sempre di più a quelli di estrema sinistra nella battaglia per la casa). E Santoro, poi, al solito perfetto tribuno, paradossalmente nello studio è quello che insinua dubbi di sicurezza e legalità: non è che dalle macchine poi si passa ad altro? Un custode della legge, finalmente, a “Servizio Pubblico”. 

Mah. La puntata di ieri sera di Santoro, televisivamente impeccabile, è lo specchio di uno strano paese se, dopo aver parlato come nulla fosse dei delitti commessi dai no Tav (delitti intesi come gesti eroici o addirittura ordinari) e avendo in studio proprio quelli che del movimento sono capi, dopo la pubblicità Marco Travaglio ci fa la solita lezione di manettarismo. Che è un po’ il settarismo di quelli che adottano sempre e comunque la versione della magistratura in marcia verso l’impero delle Intercettazioni & Manette. Ma bruciare le ruspe invece si può. Non fa male a nessuno.

E per finire, “presunte terroriste così carine, intervistate da Ruotolo…”. Due gentildonne poco più che ventenni, facce acqua e sapone, due delle dodici (le più carine? chi le ha scelte?) coinvolte nelle indagini su una notte nel bosco con fuochi d’artificio su caschi e scudi delle forze dell’ordine. La loro è stata, dicono, “una normalissima passeggiata nel bosco”. Sì, è vero, con qualche fuoco d’artificio, ma vabbè. Solidarietà da tutta la famiglia, papà, mamma e nonna compresa. Scintille finali perché i no Tav sono troppo imbarazzati dal consenso della Meloni e inscenano la loro piccola rissa sul nulla. Bravo Santoro che un po’ li smaschera: polemica ordinaria. Di facciata. Come l’Italia, che ormai solo facciata è. E ordinaria violenza.

   

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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