Mogherini, alla Nato non chiediamo una poltrona per l'Italia
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Mogherini, alla Nato non chiediamo una poltrona per l'Italia

Il ministro degli Esteri spiega a Panorama.it che il fallimento della candidatura di Frattini alla testa dell'Alleanza non è uno sgarbo a Roma

"La nomina di Jens Stoltenberg a segretario generale della Nato non svilisce la candidatura dell'Italia, ma tenderei a non entrare nella logica delle compensazioni e delle poltrone". Il ministro degli Esteri Federica Mogherini risponde così a una domanda di Panorama.it a margine del summit Nato nel quale si parla principalmente di Ucraina, Russia e Afghanistan. 

L'Italia qui a Bruxelles ha l'amaro in bocca. Fino a qualche settimana fa la candidatura dell'ex capo della Farnesina, Franco Frattini, alla poltrona di segretario generale sembrava cosa fatta, ma poi a sorpresa Germania e Stati Uniti hanno calato sul tavolo il jolly del norvegese Stoltenberg, che in tempi rapidissimi si è ritrovato a guidare l'Alleanza atlantica. O meglio, la guiderà formalmente dal 1 ottobre. E' il quarto "nordico" alla testa della Nato e il suo Paese non appartiene alla Ue.

La nomina di Franco Frattini, sfumata repentinamente dopo due anni di un impegnativo e certosino lavoro diplomatico, svolto sotto il vigile sguardo del Quirinale e con il placet prima del governo Monti e poi del governo Letta, è stata vanificata senza che l'Italia opponesse resistenza, almeno apparentemente.

Da qui le voci di una possibile "compensazione" a Roma, anche in virtù del ruolo di primo piano che l'Italia ha nella Nato. Siamo il quinto contributore dell'Alleanza e il secondo contributore in termini di mezzi e uomini alla missione in Afghanistan (dove siamo presenti con più di 4.000 soldati).

"Nella Nato c'è un'alta considerazione dell'Italia", dichiara il ministro Mogherini, che sottolinea, per la prima volta pubblicamente, che la candidatura di Franco Frattini era di alto profilo. La scelta di Stoltenberg non è stata fatta in un'ottica anti-italiana ma, secondo il capo della Farnesina, è avvenuta nel momento in cui "sono cambiate certe condizioni" e l'Alleanza ha fatto una scelta in modo coeso e unitario.

Ma, insomma, a Roma circolano voci di possibili compensazioni all'Italia, sono fondate o meno?. "Ribadisco che non vorrei entrare nella logica delle compensazioni e delle poltrone", dichiara Federica Mogherini. "L'Alleanza lavora in modo coeso e politicamente unitario, e leggere le scelte in termini compensativi e di poltrone non è il modo in cui noi lavoriamo". 

Tradotto, questo significa che il governo italiano non chiederà una "poltrona" per la mancata nomina alla segreteria generale dell'Alleanza. Una "pratica" diplomatica che all'interno della Nato è in realtà all'ordine del giorno. Qui a Bruxelles in tanti ricordano la più celebre "compensazione" in tempi recenti, quando il premier turco Recep Tayyip Erdogan mise il veto sulla nomina dell'attuale segretario Anders Fogh Rasmussen, in quanto danese e cioè della stessa nazionalità dei vignettisti anti-islamici.

La Nato si trovò a vivere momenti drammatici, ma alla fine la soluzione fu trovata e la Turchia tolse il suo veto. Non prima di aver ricevuto adeguate rassicurazioni su una poltrona d'oro: la nomina di un direttore generale turco in seno all'Alleanza. Cosa che ottenne immediatamente.

Ma per l'Italia in questo momento la Nato significa anche marò. Rasmussen si è recentemente schierato dalla parte di Roma nella vicenda dei due fucilieri di Marina in attesa di giudizio in India, sostenendo che le accuse di terrorismo nei loro confronti avranno "negative implicazioni" nella lotta alla pirateria, ed esprimendo la sua preoccupazione.

"Il riconoscimento da parte del segretario generale della Nato - dichiara Federica Mogherini - indica che la vicenda dei marò non riguarda solo Italia e India". E sul ruolo che può avere la Nato nella soluzione della crisi tra Roma e Delhi sulla vicenda dei due militari tuttora agli arresti in India, il ministro dichiara che "La Nato può svolgere un ruolo importante per il riconoscimento dell'immunità funzionale. Questo è un tema fondamentale, perché i nostri militari non erano in India per motivi personali, ma svolgevano una precisa funzione. Il riconoscimento di questa dinamica è cruciale".

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Anna Mazzone