Napolitano a Renzi: maggioranza certa e solida
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Napolitano a Renzi: maggioranza certa e solida

Tutti i retroscena del colloquio al Quirinale. I nodi di Ncd, dell'Italicum e dei maldipancia Pd. Governo a fine settimana?

Dopo un’ora e mezzo di colloquio con Giorgio Napolitano nello studio alla Vetrata, Renzi non sembra più Renzi.

Il linguaggio si involtola un po’ nel politichese, spuntano termini che sanno di Prima Repubblica come “Orizzonte di legislatura”,  “Matteo” (a 39 anni il più giovane premier incaricato, dopo di lui viene Giovanni Goria che a 43 anni salì a Palazzo Chigi) ritorna nature solo per un attimo. Quando prova a scherzare dicendo che a forza di leggere sui giornali delle sue performances “mi sono venuto a noia”. Ma è solo un guizzo veloce per stemperare la durezza e la solennità di quell’ora e mezzo di colloquio con uno dei capi dello Stato più pignoli e rispettosi delle procedure istituzionali che l’Italia abbia mai avuto.

Se con Enrico Letta nell’aprile scorso, Napolitano sbrogliò la faccenda dell’incarico con un incontro di 25 minuti, con il giovane segretario del Pd c’è voluto più del triplo del tempo. Napolitano al “dottor Renzi” (sembra lo abbia sempre chiamato in questo modo, dandogli del lei) avrebbe lanciato in buona sostanza un messaggio che suona così: governare e in questo frangente storico, ragazzo, non è uno scherzo.

In realtà sembra che Renzi al colle si sia impuntato sul Minstero dell'Economia, per Franco Bernabè, mentra Napolitano preferirebbe Lucrezia Reichlin. Il presidente incaricato avrebbereplicato rispettoso ma deciso: "Presidente, la faccia sul Governo ed i suoi ministri ce la metto io"

Quindi, dopo aver affrontato tutti i temi sul tappeto che vanno dalla grave crisi economica, alla necessità di raddrizzare i conti pubblici ai rapporti con l’Europa, e naturalmente alle riforme costituzionali e elettorale che vengono al primo posto,  il presidente della Repubblica avrebbe detto al “dottor Renzi” che senza una maggioranza certa, solida, senza un chiaro programma lui, Napolitano, non lo manderà alle Camere a chiedere la fiducia. Pierluigi Bersani, dou you remember?

E’ suonato un chiaro invito a trovare un accordo con il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, ma anche a rimettere ordine nel Pd.  Non c’è solo l’accordo con Alfano da trovare (accordo che comunque già ieri sera sembrava a buon punto con due o tre ministeri, a seconda del fatto se Alfano resterà vicepremier), ma ci sono anche le varie anime del Pd in subbuglio, a cominciare dalla minoranza bersanian-cuperliana che chiede di contare sul programma e quindi anche sulle poltrone. “Chiediamo che ci sia una maggiore impronta di sinistra riformista”, dice Davide Zoggia, bersaniano di ferro, a Panorama.it. Ci sono poi 10 senatori di Pippo Civati che minacciano seriamente di non votare la fiducia al governo. Ecco perché Forza Italia guardinga conferma con Renato Brunetta, Mariastella Gelmini e Deborah Bergamini la propria opposizione responsabile, ma batte il tasto (lo fa Brunetta in particolare) sul mantenimento del “patto del Nazareno” tra Renzi e Silvio Berlusconi, ovvero sull’ “Italicum” che dovrà rafforzare il bipolarismo e eliminare il ricatto dei piccoli partiti. Ma intanto anche domani la riforma non verrà in aula alla Camera, a causa della crisi che dà priorità allo smaltimento della decretazione d’urgenza. Brunetta capogruppo di Fi non a caso preme per un’accelerazione della riforma. Mentre circolano già indiscrezioni che gli alfaniani in cambio del sostegno al governo vogliano alzare dal 37 al 40 per cento la soglia per il premio di maggioranza e abbassare da14 a12 quella per le coalizioni. E’ chiaro che modifiche di questo tipo farebbero venir meno il patto del Nazareno. E imbriglierebbero Renzi, come denuncia il senatore di Fi Augusto Minzolini, in logiche da piccoli partiti, stile Prima Repubblica. Stando al “compito” che Renzi si è dato al primo posto vengono le riforme costituzionali e elettorale (Febbraio), il lavoro con il job acts (Marzo), pubblica amministrazione (Aprile), fisco (giugno).

Ma tra i maligni c’è chi  pronostica che “Matteo” abbia accettato un programma così ambizioso proprio per andare in autunno al voto, dal momento che con questo parlamento, dove la maggior parte dei senatori e dei deputati del Pd sono di nomina bersaniana, lui difficilmente potrebbe realizzarlo. Magari non è così e di sicuro  Renzi si è impegnato per  un governo di legislatura a Napolitano. Ma sono tempi in cui la realtà spesso supera la fantapolitica. Ecco perché, come dice un suo fedelissimo a Panorama.it. “Matteo vedrete che farà presto, a fine settimana il governo Renzi ci sarà”. Un governo che dovrà tener conto della doppia magtgioranza: quella dell'esecutivo e quella con l'opposzione di Fi senza la quale le riforme non si fanno.  Intanto per l’Economia, la casella più complicata da riempire, starebbe prendendo quota Fabrizio Barca anche se il diretto interessato poco fa, cadendo in un tranello del programma radiofonico "la Zanzara" ha smentito di voler accettare l'incarico.

Ma finché Renzi non presenta la lista, ogni giorno porta il suo ministro.  

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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