Napoli: Coppa Davis sì, mense scolastiche no
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Napoli: Coppa Davis sì, mense scolastiche no

Ferme le cucine delle scuole e scoppia l'ira dei genitori: "De Magistris ci ha delusi"

La buona notizia è che da oggi, a iniziare dalla seconda Municipalità (zona centro), ed entro la prossima settimana in tutte le altre, i bambini e i ragazzi delle scuole statali materne, elementari e medie di Napoli avranno qualcosa da mangiare a mensa. La cattiva è che quelli delle scuole comunali no. Almeno fino a quando l'Amministrazione non troverà il modo di assumere personale in più per far svolgere il servizio. Come? Aggirando il divieto imposto dalla Corte dei Conti agli enti non virtuosi come il Comune di Napoli gravato da un disavanzo accertato di 850 milioni di euro.

Anche se, a organizzarsi per tempo, forse si sarebbe potuta evitare un'emergenza di cui tantissime famiglie napoletane sono le vere uniche vittime. Già nel dicembre del 2011, infatti, con una lettera inviata all'Assessorato all'Istruzione, il presidente della seconda Municipalità Francesco Chirico e il suo assessore alla Scuola Melinda Di Matteo avevano avvisato del rischio di ritardi sull'inizio della refezione.

Un'eventualità puntualmente concretizzatasi quando, dopo il via libera al bilancio il 13 giugno scorso, il bando di gara per l'aggiudicazione del nuovo appalto (che prevede, tra le altre cose, l'inserimento di cibi biologici) venne pubblicato solo a ridosso di Ferragosto e la data entro cui presentare le domande di partecipazione fissata inizialmente al 6 ottobre e in seguito addirittura al 16. A scuola iniziata.

Al punto che per ovviare all'intoppo e fare presto, su pressione delle dieci Municipalità, è stato recentemente indetto un bando “a procedura ristretta”  per assegnare il servizio solo per i primi tre mesi di scuola, da ottobre a dicembre, in attesa che a gennaio, e per i successivi tre anni, entri in funzione quello vero e proprio.

Stiamo vivendo questa situazione in modo molto sofferto, ma ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo cercato di trovare una soluzione temporanea” racconta a Panorama.itAlessandro Coppola, padre di due bambini di cui uno di quattro anni e mezzo che frequenta il secondo anno d'asilo alla scuola statale “Vincenzo Cuoco-Schipa”. Una soluzione trovata grazie a un accordo raggiunto, non senza fatica, tra genitori, dirigente scolastico e insegnanti su cosa mettere nel porta-pranzo dei bambini, a che ora consegnarlo, quale calendario rispettare, e addirittura che tipo di termos, bicchieri e scodelle utilizzare.

Il problema non è stato poi certo solo quello di come rimpinzare i bambini, ma anche quello di come organizzarsi nei tre giorni in cui dovevamo venirceli a riprendere a mezzogiorno. Molti di noi hanno dovuto chiedere permessi, altri affidarsi a nonni e zii, altri ancora alle baby sitter, con un costo sociale non indifferente”. Tutta colpa di una incapacità gestionale che gli stessi genitori attribuiscono da una parte a chi, nell'Amministrazione, non è stato in grado di redigere un bando, dall'altro a chi, in primis l'assessore all'Istruzione Annamaria Palmieri, non ha fornito comunicazioni chiare ed esaustive ai diretti interessati e ha manifestato “una scarsa attitudine di carattere politico al punto che – sottolinea Alessandro Coppola - siamo alla metà di novembre e la refezione non è ancora partita”. E così, nonostante da domani nella seconda Municipalità dovrebbe iniziare, questo papà – che dovrà pagare comunque il servizio mensa per l'intero mese di novembre - preparerà comunque la frittata al figlio come stabilito dal menù.

Ancora più arrabbiata la mamma di una bimba di due anni e mezzo che frequenta l'asilo nido comunale “Rocco Jemma”. “Sono separata e il padre di mia figlia vive in un'altra città – racconta Anna Caruso, libera professionista – per me è ancora più difficile perché devo fare tutto da sola”. Le sue giornate, spiega, sono tutte scombussolate: esce di casa alle 8.30 per lasciare la bambina all'asilo alle 9 e tornare a prendersela a mezzogiorno. Sconta, come tanti altri, lo scaricabarile messo in atto dall'assessore all'Istruzione che, non volendosi prendere la responsabilità di dire che non può assumere altro personale da indirizzare al servizio mensa, indica negli uffici amministrativi gli organi incaricati di risolvere il problema. Che però non lo fanno. Con chi ce l'ha Anna Caruso? Ce l'ha con tutti quelli che l'hanno presa in giro dicendole a giugno, quando iscrisse la figlia a scuola, di stare tranquilla sapendo invece già benissimo che i soldi per la mensa non c'erano, e con chi, costringendola oggi a fare i salti mortali ogni giorno, le nega un diritto: quello al lavoro. “Io sono una di quelle che ha votato per il sindaco De Magistris, ma non lo rifarei. Non c'è solo la storia della mensa – aggiunge Anna – la mia delusione riguarda molti aspetti di come viene amministrata questa città. A me non interessano le operazioni di facciata come le piste ciclabili o la Coppa Davis, io voglio che vengano garantiti diritti e servizi reali”.

Sono stati commessi certamente degli errori – commenta con Panorama.it il presidente della seconda Municipalità Francesco Chirico, il primo ad aver lanciato l'allarme ma anche il primo a poter garantire ai cittadini del suo territorio la ripresa del servizio già da domani - Tuttavia, nonostante i dubbi sollevati, la nostra Municipalità, unitamente all’Amministrazione Comunale, sta lavorando alacremente per trovare una soluzione alle problematiche che ne sono nate, al disagio delle famiglie e alle difficoltà dei lavoratori, rispetto alle quali invece il Governo sembra esser sordo. Infatti i tagli dei trasferimenti che il Comune di Napoli ha subito, altro non hanno fatto che complicare la situazione, determinando l’impasse relativo all’assunzione dei lavoratori”.

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Claudia Daconto