Universal-Emi, insieme non è monopolio
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Universal-Emi, insieme non è monopolio

Ecco perché (e a quali condizioni) l'Antitrust ha dato il via libera all'operazione di acquisto della musica registrata di Emi da parte della big major

L'antitrust europea ha detto sì. Il gruppo Universal può comprare senza problemi il settore "musica registrata" di Emi a patto che quest'ultima ceda il marchio Parlophone e altri asset minori.

Il timore della Commissione Europea era che questa operazione avrebbe potuto conferire a Universal un potere eccessivo sul mercato nei confronti dei suoi clienti diretti, che rivendono al dettaglio la musica registrata su supporti fisici e digitali. "La concorrenza nell'industria musicale è indispensabile per preservare il diritto di scelta dei consumatori, la differenza culturale e l'innovazione", è stato il commento del vicepresidente responsabile per la concorrenza Ue Joaquin Almunia. "Ma gli impegni assunti da Universal permetteranno di salvaguardare la concorrenza e i consumatori".

Ecco quindi che la Universal cederà Emi Recording Limited, che possiede in particolare il marchio Parlophone che ha fra i suoi artisti i Coldplay, David Guetta, Lilly Allen, Tinie Tempah, Blur, Gorillaz, Kylie Minogue, Pink Floyd, Cliff Richard, David Bowie, Tina Turner e i Duran Duran.

Inoltre, si separerà da Emi France (proprietaria del catalogo di David Guetta), dai marchi di musica classica di Emi, da Mute (che pubblica Ramones e Jethro Tull), da Chrysalis (Depeche Mode, Moby e Nick Cave & The Bad Seeds) oltre che da diversi altri marchi e da numerose attività locali di Emi.

In più Universal si è impegnata a cedere il 50% della partecipazione detenuta da Emi in Now! That's What I Call Music, specializzata in compilation, e a continuare a concedere le licenze sul suo repertorio in vista delle compilation dei prossimi 10 anni.
La quota di mercato che Universal deterrà in Europa dopo la fusione con Emi, sarà "inferiore al 40% in media", ha assicurato Almunia. "In alcuni mercati nazionali, Universal aveva più del 40% anche prima di questa operazione - ha aggiunto - ma in media, se mi ricordo bene, dopo la fusione avrà il 37%".

L'operazione ridurrà da quattro a tre il numero delle grandi major che controllano il mercato discografico mondiale. Ma secondo Bruxelles, grazie anche alle condizioni poste, non porterà la Universal ad avere un potere eccessivo nei confronti della sua clientela  diretta, ovvero chi rivende al dettaglio le registrazioni musicali su supporto magnetico o numerico.

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