Teho Teardo: "Perché in Italia la musica è ferma agli anni Ottanta?"
claudia pajewski
Musica

Teho Teardo: "Perché in Italia la musica è ferma agli anni Ottanta?"

Una riflessione sullo stato dell'arte da parte di un autore-compositore che sperimenta nel segno della qualità

Qualità e intensità sono le due parole chiave per comprendere l'arte di Teardo. L'ultima conferma viene dall'ascolto di Grief Is The Thing With Feathers. La musica è stata composta da Teho nel maggio del 2017, dopo la lettura dell’omonimo libro di Max Porter (Il dolore è una cosa con le piume, edito in Italia da Guanda).

Un mese dopo, il regista e scrittore irlandese Enda Walsh (noto per aver scritto con David Bowie Lazarus ma anche il film Hunger di Steve Mc Queen), con cui Teho collabora ormai da anni, gli ha confidato il desiderio di voler mettere in scena uno spettacolo ispirato proprio a questo romanzo...

"Enda ed io" spiega Teho Teardo "non crediamo nelle coincidenze, preferiamo pensare che ci sia una via segreta alle cose, o come dice molto efficacemente Max Porter “dovevamo solo incontrarci. Io condivido sempre le mie esperienze con altre persone. Io dialogo e provo un piacere enorme nel collaborare con Enda come con Blixa: si aprono sempre nuovi orizzonti". 

Grief è la storia di un corvo, due bambini senza la madre ed il loro padre. Quest’uomo è sconvolto dai ricordi, sia da quelli tristi che quelli divertenti. Il corvo vuole prendersi cura di loro e non se ne andrà finché non staranno tutti meglio. 

"Lo spettacolo è stato portato in scena sia a Londra al Barbabican che a New York al St. Ann's Warehouse. Un grande successo in entrambi i casi". Successo e qualità, un unione difficile da praticare in questi tempi..

"Per me questo dovrebbe essere lo standard, ma mi rendo conto che in Italia c'è una resistenza nel lavorare sulla qualità. C'è una tendenza ad abbassare il livello. L'ossessione è piacere a tutti, anche agli idioti che non capiscono nulla di nulla, men che meno di musica. Il bisogno di far successo a tutti i costi porta inevitabilmente a banalizzare il proprio lavoro. Alle volte diventa più facile lavorare in un ambito di qualità fuori dall'Italia" spiega. 

"Quanto al lavoro per Grief, è venuto tutto subito, come dice Max Porter era già tutto lì. Il rapporto tra archi ed elettronica mi intriga sempre, ma c'è ancora indagare, da esplorare. Ci sono cose che non ho ancora sperimentato". 

E, infine una riflessione sul suono della musica italiana di ultima generazione: "Molta della musica che circola da noi è troppa nostalgica, è una sorta di spazzatura cosmica, vorrei avere una scopa gigante per fare pulizia. A livello generale, gli ultimi anni segnalano un bisogno di rassicurazione sonora che non mi piace per niente, che mi insospettisce... Riaffiorano musiche che erano scomparse o già esplorate. Ma quando arriveranno gli anni Novanta? Siamo ancora drammaticamente immersi nella banalità degli anni Ottanta, che peraltro sono stati anche anni straordinariamente belli. Negli Ottanta c'era tantissima musica e ognuno faceva se stesso, non c'era spazio per le imitazioni, erano espressioni uniche. Adesso si ricicla, ma io non capisco perché si debba tornare indietro e non guardare avanti" sottolinea. 

"Quelli che viviamo sono tempi difficili, ma invece che ascoltarli, capirli e tradurli in musica si preferisce fare un passo indietro rifugiarsi al calduccio in un'alcova. Questo però non genera nuova musica non mette in circolazione nuovi stimoli". 

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Gianni Poglio