Santana: il mio nome è Carlos Santone
Musica

Santana: il mio nome è Carlos Santone

Note e meditazione, sound e viaggi psichedelici: il re della chitarra latina è diventato sciamano rock. Col figlio

"C’è una rissa, passami l’archetto": diceva così papà José al piccolo Carlos, quando le strade polverose di Tijuana si trasformavano in un ring senza regole. "Fermava i pugni con il suono del violino. Sovrastava il volume dei litiganti con note acute, quasi stridenti, e li placava: è il potere della musica". Sa da dove viene e dove va Santana, sciamano rock, che usa le note come una terapia. "La musica entra in profondità più di una lama, permette di entrare in relazione con l’altro senza le parole. Io e mio figlio Salvador abbiamo ricostruito un rapporto suonando insieme, chiusi per ore nella stessa stanza. La prima volta abbiamo cercato di sovrastarci, di andare l’uno sulle note dell’altro: erano le tensioni irrisolte fra noi. Lo scontro tra l’autorità paterna e le recriminazioni di un figlio che si è sentito messo in disparte. Lui picchiava sui tasti del pianoforte, io tiravo al massimo le corde della chitarra, entrambi a un volume pazzesco. Guerra totale. Poi, progressivamente, abbiamo smorzato i volumi e iniziato a creare suoni armoniosi, come due persone che smettono di urlare e iniziano a dialogare. E siamo entrati nell’era del rispetto reciproco".

Non è, o meglio non è più, il pentagramma l’unico punto di riferimento di Santana. "Oltre la teoria musicale, c’è il puro suono. Mio padre faceva scendere le lacrime ai bambini del nostro villaggio in Messico riproducendo sul violino il canto di un uccellino locale chiamato ciuffolotto. Ecco, io credo che i suoni della natura siano la nuova frontiera di chi non si arrende alla fredda tecnologia, alle canzoni create al computer. Senza anima, la musica diventa un rumore di sottofondo".

Ha il tono e la fermezza del grande vecchio, Carlos Santana, quando snocciola le sue teorie, l’ultima ha a che fare con la mimica facciale: "L’espressione del viso di chi suona è lo specchio della sincerità artistica. La deformazione dei tratti durante l’esecuzione è sintomo di passione vera. Il musicista che non altera i muscoli facciali recita, svolge un lavoro e basta. Un orgasmo simulato".

Non ha paura Santana di aprire al mondo le porte del suo singolare mondo spirituale. Un mix di meditazione e viaggi trascendentali che avvengono in quella che lui definisce "la chiesa", ovvero una casetta a pochi metri dalla sua residenza di San Rafael, in California. "Il mio posto, dove raggiungo lo stato mentale giusto per entrare in contatto con gli spiriti guida o con il mio angelo protettore, Metatron. Non c’entra la droga, solo la forza della mente. Le mie esperienze stupefacenti le ho fatte quando era il tempo di farle. Il mio viaggio attraverso le porte della percezione è avvenuto a Woodstock. Prima di salire sul palco assunsi dell’Lsd. L’effetto fu impressionante, perché davanti a 300 mila persone ebbi delle allucinazioni pazzesche: la chitarra e il suo manico si erano trasformati in un serpente. Avevo la percezione di scorrere le dita su un rettile in movimento. Lo lessi come un segnale straordinario: la fama può diventare un veleno. Da quel giorno ho lavorato per trovare l’antidoto". Qual è? "Un’immagine di mio padre: quando lo applaudivano, si inginocchiava e pregava".

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Gianni Poglio