Sanremo e la musica indipendente: il parere di tre esperti
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Musica

Sanremo e la musica indipendente: il parere di tre esperti

Com'è e come potrebbe essere il Festival della Canzone Italiana

La versione di tre esperti (piuttosto critici) del settore

Alla vigilia del Festival della Canzone Italiana, tre esperti dicono la loro. Ragionando sullo stato della musica indipendente, il ruolo dei talent show e quello della case discografiche, individuano anche nuove proposte per l’evento Sanremo. Tra sogni e idee (forse) praticabili.

Intervista con Renato Marengo, conduttore radiofonico, produttore discografico e giornalista; Giorgio Pezzana, giornalista e direttore artistico di Biella Festival; Maria Luisa Lafiandra, dirrettore artistico del Premio Poggio Bustone.

Qual è il ruolo del Festival di Sanremo oggi e come lo definireste?

Renato Marengo: "Non rappresenta in alcun modo lo stile, la tendenza, né l’informazione sulla musica reale che i creativi contemporanei compongono, suonano e cantano ogni giorno nei locali, nelle sale di registrazione, negli spettacoli live, nei loro Cd autoprodotti”.

Giorgio Pezzana: “Il nome esatto della manifestazione sarebbe Festival della Canzone Italiana e dovrebbe essere l'evento più rappresentativo delle realà musicali nazionali. Non lo è più da tempo, semplicemente perché ha smesso da tempo di essere una rassegna musicale per trasformarsi in un evento di costume".

Maria Luisa Lafiandra: “Per me, è una vetrina mediatica con enorme risonanza, utile ai big, meno agli emergenti”.

Quali spazi ci sono in Italia per la musica indipendente?

Renato Marengo: “Pochissimi. Audiocoop e poche eroiche etichette fanno acrobatiche gare di resistenza; in Rai ci abbiamo provato su Radiouno per oltre 10 anni con Demo, regolarmente cassato dai palinsesti, stessa sorte è toccata in Tv a Tg1Note, Ratataplan e tentatvi simili”.

Giorgio Pezzana: "La musica indipendente in Italia vive grazie a quei festival, quelle rassegne e quelle poche testate, perlopiù online, che si occupano specificamente degli artisti di quell'area".

Maria Luisa Lafiandra: "Pochi e spesso poco professionali".

Esistono dei "controfestival" reali rispetto a Sanremo?

Renato Marengo: "Il Tenco, nonostante una certa stanchezza, offre certamente rifugio alla qualità e seleziona con correttezza. Ci sono piccoli festival e rassegne, ma l’assenza totale di Comuni, Regioni, Assessorati o Ministeri della cultura è sempre più preoccupante".

Giorgio Pezzana: "Il concetto di “controfestival”, personalmente, non lo condivido. Non si deve, a mio avviso, lavorare contro il Festival di Sanremo, ma insieme al Festival di Sanremo. Forse si riuscirebbe a creare un prodotto-Sanremo più in sintonia con le tendenze degli artisti e le attese del pubblico".

Maria Luisa Lafiandra: "Esistono festival seri con decenni di esperienza e consolidate formule con partnership che permettono agli artisti di fare esperienze in grandi studi di registrazione o location importanti, utili per crescere".

Qual è il ruolo dei talent show nella promozione di nuovi talenti sulla scena musicale italiana?

Renato Marengo: "I talent purtroppo sono gestiti da ex discografici, ex produttori di star sempre meno brillanti che spesso non sapendo come fare, le iscrivono a un talent per promuoverle col consenso del pubblico, influenzato dalla ripetitività e dalla familiarità che qualsiasi persona vista per mesi in TV instaura col pubblico".

Giorgio Pezzana: "Sono panna montata che riempie i palcoscenici di luci e le menti di illusioni".

Maria Luisa Lafiandra: "A mio avviso inutile, quella promozione è spersonalizzante e troppo filtrata. Nei festival c'è un palco vero, un pubblico vero, non il filtro di una regia che sceglie per il pubblico".

Dove si colloca l’industria discografica e qual è il ruolo dei produttori in questa geografia musicale?

Renato Marengo: "La grande industria discografica, dopo anni di scellerata conduzione artistica, si è tuffata nei talent, tendendo a ricreare anche lì un clima che è l’unico che conoscano: il sanremese".

Giorgio Pezzana: "Avendo qualche primavera sulle spalle, mi soffermo sul ricordo di una figura che è praticamente sparita nel mondo della canzone: il talent scout. Il talent scout era colui che, dopo tante notti insonni, trascorse trascinandosi da un locale all'altro per ascoltare cantanti e musicisti, aveva il fiuto che gli consentiva di scoprire, con un margine di errore spesso assai ridotto, cosa poteva funzionare e cosa no. Ci voleva del talento per scoprire i talenti. Oggi a fare la differenza è quasi sempre il denaro. Si individua un personaggio, si stanzia un budget e si inizia a tempestare radio, televisioni e giornali acquistando spazi. La gente spesso segue l'artista perché indotta a farlo".

Maria Luisa Lafiandra: "Oggi sembra quasi siano le case discografiche a scegliere quali profili artistici possano imporsi al pubblico. Lo studio a tavolino non rende giustizia all'arte".

Parliamo di sogni. Cosa cambiereste del Festival di Sanremo?

Renato Marengo: "Cambierei... il festival! Con quel budget, proporrei un programma settimanale o una striscia quotidiana con spazio al nuovo, ma anche con le storie dei ragazzi: sono storie di passione, di sacrifici, di amore e salti mortali per raealizzare il proprio sogno".

Giorgio Pezzana: "Io ho amato il Festival di Sanremo di amore vero. Sono stato per ben 26 edizioni nella sala stampa di quella manifestazione. Ed è in virtù di questo amore che dico che cambierei... quasi tutto. Manterrei la sezione riservata ai big, ma senza gara. Farei una sezione per i giovani, una ventina, dieci dei quali di area rigorosamente indipendente, tra cui scegliere il vincitore. E li manderei in onda alle 21 perché necessitano di visibilità, insieme ai grandi ospiti stranieri, per mantenere alto lo share. In questo modo, credo, si potrebbe salvare l'esigenza di audience, valorizzando però la musica e le canzoni. Cioè le ragioni per la quali dal 1951 esiste il Festival della Canzone Italiana di Sanremo

Maria Luisa Lafiandra: "Cambierei il modo in cui si effettuano le selezioni degli emergenti. Proporrei di farle durante tutto l'anno, in veri e propri tour in giro per piazze: i talenti emergenti dovrebbero esser scelti dal pubblico in presa diretta".

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Micol De Pas