Rocco Hunt, "Poeta Urbano", l'intervista
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Rocco Hunt, "Poeta Urbano", l'intervista

A meno di 18 anni c'è un rapper di Salerno che diventa popolare sul web perché è un mostro di bravura. In pochissimi anni Rocchino vive il sogno di uno street album che ci ricorda cos'è il vero rap, prima che sia troppo tardi

Rocco Hunt (Rocco Pagliarulo, questo è il vero nome), 18 anni, con il suo "Poeta Urbano" ci mette di fronte a un bivio. Anzi, mette di fronte a un bivio il genere rap in italia. Sono anni favorevoli, nella top 10 ci sono almeno metà degli artisti che vengono da quel genere o lo ricordano o da lontano lo accennano, o fingono di farvi parte. Poi ci sono i rapper veri, come lui. Uno di quelli che una volta letto che è un rapper su Wikipedia, non ti metti a ridere.

Questo ragazzo nato a Salerno, che di certo non è un sex symbol, quando lo ascolti ti mette al palo dopo pochi secondi: è piccolo ma ha grandi cose da raccontare e da insegnare. "Poeta urbano" arriva con tre singoli ufficiali: "Pane e Rap", "Io posso" e "Fammi vivere". Ma la sua storia parte da molto più lontano.

In attesa del primo album ufficiale per la Sony che dovrebbe arrivare non prima del 2014, ha alle spalle un disco indipendente che è già un piccolo cult. Il suo titolo è "Spiraglio di periferia" (il quale contiene alcuni dei suoi brani più famosi sul web come "'O mar e 'o sole" con Clementino, "Nun c' sta paragon"  e "Quante cose" con Ntò).

Anche se lui legge la classifica al contrario, così dice in "Fammi vivere", abbiamo visto attorno a lui un affetto da parte del pubblico reale, tutto quello che numeroso lo segue da Facebook, a Twitter fino a Instagram. Dai commenti abbiamo colto un legame con la persona e (finalmente) non con un personaggio. Questo si spiega solo quando nelle rime ci sei tu e non quello che vorresti diventare per gli altri.

Sono giorni molto movimentati.
"Sì, sono stanco ma felicissimo. Sto cercando di vivere il lancio di 'Poeta Urbano' nel modo migliore possibile, con allegria. Anche quando incontro personaggi come Pippo Baudo o Lory Del Santo nei corridoi della Rai, mi godo queste cose nuove come farebbe qualsiasi ragazzo della mia età. Con ironia e con il sorriso".

Chi era "Rocchino" a 11 anni?
"Un ragazzo come tanti altri che a un certo punto ha ascoltato una cassettina dei Cafardo, una crew old school campana a cui sono ancora molto legato, e da lì un po' per imitazione e un po' per moda, ho cominciato a fare il rap a modo mio".

E poi ti sei messo a scrivere.
"Ho imparato tutte le basi della musica e poi ho lavorato per crescere, un po' ci si è messa la vita, un po' ci ho pensato io. È stato un processo naturale, ho un'agenda del 2009 stracolma di testi, ogni pagina c'è un pezzo di me. Sono arrivati i video amatoriali con gli amici, i riconoscimenti da rapper rispettabili. Lavorare mettendoci la testa con la passione e non pensando al denaro ha portato buoni frutti".

Il rap degli ultimi anni non ci ha abituato a grandi messaggi. Mi colpisce che alla tua età senti il desiderio di lanciare ideali, valori, sentimenti in cui credi. 
"Devo dire grazie alla mia famiglia e in parte anche al destino. Quando per 18 anni non ti sei mai fatto una vacanza e non ti sei permesso una macchina oltre una Punto, arriva il momento in cui fai musica e senti una forte responsabilità".

Responsabilità verso chi ti ascolta?
"Esatto. quando vai a Salerno o a Napoli e ci sono più di 400 persone che vengono a comprare il tuo cd per incontrarti aspettando delle ore, vuol dire che sono tuoi veri fan e che pendono dalle tue labbra, non posso giocare con loro a essere qualcosa che non sono".

Tra i vari valori, sei un sostenitore dell'hip hop "vecchia scuola", senza contaminazioni pop.
"Non riuscirei mai a fare altra musica, forse sono troppo legato agli anni '90, agli ascolti di quando ero piccolissimo, ma quello che porto ora è un cd hip hop vero. È una forma di rivendicazione silente contro chi spaccia il pop per musica hip hop, quando di fatto non lo è. Apprezzo molto quando nelle interviste, chi fa qualcosa di più contaminato, lo fa presente al suo pubblico".

È vero che in famiglia non erano molto d'accordo con questa strada?
Mio padre, per scherzare, mi dice che mi vuole bene anche se non facessi rap. Ma lui sa che io sono la stessa persona che ha lavorato due anni in pescheria, ho sempre cercato di trovare una mia strada anche quando i miei video su Youtube non avevano fatto così tanto clamore. Per fortuna nella vita ci sono persone, se sei fortunato, che ti amano senza condizioni.

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