Phoenix in concerto a Milano il 20 marzo 2018
Musica

Phoenix in concerto a Milano il 20 marzo 2018

La band francese, guidata da Thomas Mars, torna in Italia con una data unica al Fabrique dopo l'eccellente concerto estivo nella capitale

La Francia, troppo spesso associata musicalmente a Charles Aznavour ed Edith Piaf, è stata la nazione che ha dato il maggior contributo, negli ultimi vent’anni, alla rinascita e allo sdoganamento della musica elettronica anche al di fuori delle piste da ballo.

Nella seconda metà degli anni Novanta si è affermato il cosiddetto “french touch”, un nuovo movimento musicale, in cui l’elettronica ha incontrato per la prima volta la raffinatezza del jazz, l’energia del rock e il calore del funky, che ha avuto  per protagonisti Daft Punk, Air, Cassius ,Saint Germain e Phoenix.

Questi ultimi torneranno in Italia, dopo l'eccellente concerto estivo nella capitale, con una data unica a Milano il 20 marzo 2018 al Fabrique.

I biglietti saranno disponibili su ticketone.it a partire da venerdì 6 ottobre alle ore 9 e in tutti i punti vendita TicketOne e le prevendite autorizzate dalle ore 9 di lunedì 9 ottobre.

La band di Versailles è la prova vivente che il termine pop non è una parolaccia, qualora venga esplorato con gusto, sensibilità e qualità, senza cercare a tutti i costi la hit che sbaragli le classifiche.

Il loro sorprendente album di debutto United del 2000, trascinato dall’irresistibile hit If I ever feel better (vincitrice di un Grammy Award), una delle migliori canzoni pop-funky degli ultimi 20 anni, rivelava una varietà di stili e di influenze tale da rendere quasi impossibile una classificazione della loro musica.

Già nel successivo Alphabetical del 2004, ma ancor più negli eccellenti It’s never been like that del 2006 e Wolfgang Amadeus Phoenix del 2009, il gruppo francese ha messo a fuoco uno stile personale e riconoscibile fin dal primo ascolto.

Un pop in bilico tra mainstream e indie, sorretto da solide chitarre, da un basso persistente e da un moderato uso dell’elettronica, che ha nella voce rilassata e quasi annoiata del frontman Thomas Mars((marito della regista Sofia Coppola) la sua cifra più caratteristica.

Non troverete nulla in loro che sia fuori posto: look finto trasandato da studenti della Sorbonne, mai una dichiarazione choc alla stampa o un atteggiamento sopra le righe, mai una canzone urlata o sonorità acide. Insomma, l’esatto opposto del punk.

Così come i modelli delle auto tedesche di lusso cambiano in modo quasi impercettibile per rimanere al passo con i tempi, anche gli album del gruppo capitanato da Thomas Mars non spiazzano mai l’ascoltatore, ma lo conducono dolcemente in nuovi territori senza quasi che lui se ne accorga.

Il penultimo album Bankrupt è l’ideale seguito di Wolfgang Amadeus Phoenix,  sfrondato da qualche chitarra e sottoposto a una cura ricostituente di elettronica, mai così presente in un lavoro dei Phoenix.

Emblematico di questa svolta sonora è singolo Entertainment (video qui sotto), un trionfo di sintetizzatori con sonorità giapponesi che cattura l’attenzione fin dal primo ascolto, merito anche del video girato in perfetto «Japan style».

L'ultimo album Ti amo è un caloroso e soprendente omaggio all'Italia, da cui provengono i genitori trentini dei fratelli Laurent e Christian Mazzalai e che è stata teatro del matrimonio hollywoodiano in Basilicata tra Thomas Mars e Sofia Coppola, anche lei di chiare origini italiane.

In un curioso mix tra italiano e inglese, i Phoenix citano Franco Battiato, Lucio Battisti, il Festival di Sanremo, la Dolce Vita, Via Veneto, la luce e le fontane di Roma, omaggiando nelle sonorità e nei ritmi in quattro quarti l'italo disco che spopolava alla fine degli anni Settanta in brani come Ti amo, Tutti frutti, Fior di latte,Via Veneto eTelefono, i cui titoli sono tutto un programma.

"Ti amo non rappresenta la nostra visione reale dell'Italia -ci ha detto Thomas Mars- "Ci siamo ispirati più a una visione fantastica e romantica del vostro paese, quasi un paradiso perduto che ci sembrava perfetto per ambientare le nostre storie".

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Gabriele Antonucci