Kenny Wayne Shepherd, il nuovo Stevie Ray Vaughan
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Kenny Wayne Shepherd, il nuovo Stevie Ray Vaughan

Il chitarrista blues si esibirà il 26 aprile al Bloom di Mezzago e il 27 al Planet di Roma

Jimi Hendrix affermò: “Il blues è semplice da suonare, ma difficile da provare”. Il blues, termine che deriva dall'espressione “to have the blue devils” (“avere i diavoli blu”), è il genere che più di tutti ha ispirato e contaminato il rock, il jazz e il soul.

Una musica solo apparentemente semplice che, all’interno delle tradizionali dodici battute, racchiude un mondo ricco di fascino, mistero, dolore e redenzione.

La gloriosa tradizione del blues è portata avanti ancora oggi da un chitarrista prodigioso come Kenny Wayne Shepherd, paragonato da alcuni critici al grande Stevie Ray Vaughan,  che a questo genere ha dedicato il suo ultimo album, l’eccellente Going home.

Nel disco, dato che tutta la discografia di Shepherd è incisa sia su cd che su vinile, ritroviamo le cover di tutti i grandi della musica del diavolo che hanno ispirato il trentasettenne della Louisiana: Muddy Waters con Still a Fool, Stevie Ray Vaughan con House is Rockin, B.B. King con You Done Lost Your Good Thing Now, Willie Dixon con You Can’t Judge a Book by the Cover, Albert King con Born Under a Bad Sign e Breaking Up Somebody’s Home.

Altrettanto prestigiosi gli ospiti dell’album: Ringo Starr dei Beatles, Joe Walsh degli Eagles e Warren Haynes della Allman Brothers Band.

Kenny, nonostante la giovane età, è già al suo settimo album, tanto che la leggendaria Fender gli ha dedicato un modello di chitarra, la Shepherd Signature Series Statocaster, da lui progettata e ispirata alla sua Stratocaster Vintage del 1961, la stessa sei corde  utilizzata dai suoi numi tutelari  Hendrix e Vaughan.

La leggenda vuole che proprio un concerto di Stevie Ray Vaughan, organizzato dal padre Ken, abbia folgorato a soli sette anni il giovane Kenny, tanto da sostituire la sua chitarra di plastica con una Yamaha da pochi dollari. Grazie alla costanza e al talento già a tredici anni arriva sul palco del bluesman Bryan Lee ed entra nel giro dei festival facendosi notare da Irving Azoff, capo della Giant Records, che gli offre il primo contratto.

Shepherd non si limita a ricalcare le orme dei grandi del blues, ma il suo gusto per la contaminazione con altri generi musicali lo ha portato a incidere brani più immediati come Blue on Black, Dejà voodoo, Slow ride e Somehow, somewhere someway che sono entrati nei piani alti delle classifiche.

Il chitarrista ha già ottenuto 5 nomination ai Grammy Awards, 2 ai Blues Music Awards e 2 all'Orville H. Gibson Awards e tra le sue collaborazioni più prestigiose spicca quella con due giganti del rock blues come Stephen Stills  (CSN&Y) e Barry Goldberg (Electric Flag) insieme ai quali ha dato vito al progetto Rides. Dopo Can't Get Enough, entro la fine dell’anno verrà pubblicato il secondo album del supergruppo.

Shepherd, come tutti i virtuosi della sei corde, dà il meglio di sé nella dimensione live, come potranno apprezzare stasera gli spettatori del Bloom di Mezzago(Monza e Brianza) e domani quelli del Planet di Roma.

Kenny è molto legato alla Città Eterna, dove ha fatta la proposta di matrimonio a sua moglie. Il chitarrista è accompagnato da un gruppo di altissimo livello formato da Noah Hunt alla voce, Chris Layton alla batteria, Tony Franklin al basso e  Riley Osbourn all’Hammond B3 e alle tastiere.

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Gabriele Antonucci