Keith Richards: le 10 dichiarazioni cult sulle droghe
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Keith Richards: le 10 dichiarazioni cult sulle droghe

Ha fatto il giro del mondo la sua confessione di fumarsi una canna la mattina presto appena sveglio

Keef è famoso per i suoi riff quanto per le sue frasi choc

“Cosa sarei diventato se non mi fossi unito ai Rolling Stones? Un fannullone, ma di gran classe!”. L’estro di Keith Richards non si esprime solo con la sua inseparabile sei corde, che ha regalato al rock alcuni dei suoi riff più memorabili, ma anche attraverso le sue dichiarazioni alla stampa, mai banali e scontate. Tutte le principali testate hanno riportato ieri la sua dichiarazione riguardo a una sua abitudine mattutina: “Fumo regolarmente, mi faccio una canna la mattina presto. Rigorosamente californiana”.

In attesa di ascoltare il suo prossimo album solista Crosseyed Heart,in uscita il 18 settembre, rivediamo insieme, cliccando le frecce laterali, le sue 10 dichiarazioni più famose e controverse sul suo cinquantennale rapporto con le droghe.

"Sono stato per 10 anni al numero uno della "Lista delle persone prossime a morire". Insomma, ero molto dispiaciuto quando ne sono uscito".

(A proposito della sua dipendenza dalle droghe) "Non invito nessuno a fare quel che faccio io, sai? E perché dovrei? Ne resta di più per me!".

"La cosa più strana che mi è capitato di sniffare? Mio padre. Fu cremato, e non resistetti all'idea di polverizzarlo insieme a un po' di cocaina. A mio padre non sarebbe importato granché, a lui non fregava mai un cazzo. Andò giù piuttosto bene, e sono ancora vivo".

"La droga? Ammetto di essere stato stupido a farmi pescare con le mani nel sacco e a rendere così di pubblico dominio il fatto che ne faccio uso. Ma non mi sento responsabile per quanto qualcun’altro potrebbe fare del suo corpo".

"Il massimo della maleducazione? Andare in overdose mentre sei ospite a casa d’altri".

"Sono stato un eroinomane per un sacco di tempo. Non esserlo più mi ha dato una visione del mondo totalmente diversa. Mi sento assai meno sotto pressione che quando avevo perennemente sulle mie tracce nugoli di poliziotti ansiosi di cogliermi in flagrante e guadagnarsi così una promozione, perché se metti dentro uno dei Rolling Stones finisci in prima pagina su tutti i giornali".

"Se devo proprio dire la verità, non ho mai avuto problemi con la droga, problemi seri intendo, ma ne ho sempre avuti un casino con la polizia. E la sensazione di essere braccato è un qualcosa che nasce come una pietruzza e diventa una frana gigantesca che finisce per seppellirti".

"Lo sanno tutti che ho passato la maggior parte degli anni ’70 perso nelle mie storie di droga. E durante tutto quel tempo è toccato a Mick tenere in piedi la baracca. Quando ho cominciato la mia lunga ibernazione, i Rolling Stones erano un gruppo rock. Quando mi sono svegliato, erano divenuti una sorta di circo itinerante di città in città per la gioia di grandi e piccini".

"L’eroina è un problema, non un crimine. Non dico che per l’eroina non si commettano anche dei crimini, ma l’eroina in sé è un tuo problema. Per combatterla hanno voluto colpire me. È stata come una moglie l’eroina, e il divorzio non mi è certo costato poco. Ma niente alimenti, giusto? Ho imparato molto da lei. Molto più che giocando a fare la popstar. E non ho mai consigliato a nessuno di prenderla, non ho mai detto: “Provatela, è una figata”.

"Non credo che si possa affermare che le droghe abbiano mai ispirato o reso più bravo un autore o un musicista, perché nel giro di poco tempo, non importa di quale droga si stia parlando, ti riduci a prenderla semplicemente perché ne hai bisogno. Voglio dire, è così con le droghe pesanti. Poi, se qualcuno vuole farsi un po’ di canne, non c’è niente di male. Ma è una cosa che ho sempre trovato interessante solo per stare ad ascoltare la musica, non per suonarla".

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Gabriele Antonucci