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50 anni senza Jimi Hendrix: perché è il chitarrista più influente di sempre

Il leggendario artista americano, che ha rivoluzionato il modo di suonare la sei corde, è morto a Londra a il 18 settembre 1970

"Jimi era una persona gentile, ma un ribelle. Era un anticonformista, all'avanguardia, musicalmente e spiritualmente avanti anni luce verso i suoi tempi. Credo che le generazioni successive si siano appoggiate a questo".

Parola di Eddie Kramer, tecnico personale, coproduttore e braccio destro del chitarrista più influente di sempre, morto per soffocamento in circostanze mai del tutto chiarite il 18 settembre del 1970 (lo stesso anno in cui morì Janis Joplin e un anno prima di Jim Morrison) a Londra, a soli 27 anni, dopo aver assunto un cocktail di alcool e tranquillanti.

Il geniale musicista e cantante di Seattle è risultato il vincitore del sondaggio fatto dalla rivista "Rolling Stone" a una giuria di addetti ai lavori sui "migliori 100 chitarristi di tutti i tempi", confermando di essere stato, se non il migliore dal punto di vista tecnico, certamente il più influente della storia del rock per feeling e inventiva, tanto che si parla di un prima e un dopo Hendrix nel rapportarsi all'uso della chitarra elettrica.

Jimi aveva un rapporto carnale con la sua chitarra, era quasi un'estensione del suo corpo, la amava e ci faceva l'amore continuamente.

L'uso innovativo del feedback, delle distorsioni e del wah wah, oltre all'utilizzo della chitarra da mancino con le corde montate da destro, invertendo il lato di utilizzo della chitarra, spiegano solo in parte la sua unicità.

A livello tecnico, i suoi fraseggi erano caratterizzati da un forte virtuosismo sulle scale blues, rigettando quasi completamente le semplici pentatoniche minori ed eliminando dal materiale scalare le pentatoniche maggiori, inoltre erano frequenti le frasi nelle quali Hendrix faceva uso di legati e cromatismi.

"È capitato spesso nella storia della musica che arrivasse uno sconosciuto capace di proiettare nel futuro il modo di suonare la chitarra -ha dichiarato Joe Perry, chitarrista degli Aerosmith- Jimi Hendrix, invece, ha preso uno strumento in bianco e nero e l'ha riempito di colori".

Gli esordi

Jimi Hendrix era nato a Seattle il 27 novembre 1942. Dopo il servizio militare come paracadutista, diventa, giovanissimo, il chitarrista del leggendario Little Richard.

Inizia ad esibirsi al leggendario Greenwich Village di New York: ad uno dei suoi concerti, nel 1966, è presente Chas Chandler, bassista degli Animals, oltre che produttore.

Chandler viene immediatamente colpito dalle incredibili abilità da chitarrista di Hendrix e decide di metterlo sotto contratto, costruendo una band su misura per far rispendere il suo talento, affiancandogli un batterista, Mitch Mitchell, e un bassista, Noel Redding: è la nascita della Jimi Hendrix Experience, il power trio per eccellenza insieme ai Cream.

La band sbarca in Inghilterra, dove il suo nome diventa subito popolarissimo nell'ambiente londinese e Jimi entra subito in contatto con i grandi del rock, che subito lo riconoscono come uno dei più grandi chitarristi del suo tempo.

Dopo aver pubblicato tre singoli stellari come Hey Joe, Purple Haze e The Wind Cries Mary, Hendrix si cimentò per la prima volta nell'incisione di un LP, senza includere i tre singoli precedenti, come era consuetudine allora in Inghilterra.

Are You Experienced?

Are You Experienced? è stato unalbum di debutto epocale, quaranta minuti e undici brani che hanno cambiato per sempre la storia del rock, mostrando le possibilità infinite della chitarra grazie al sapiente e innovativo uso del feedback.

Il disco, registrato tra l'ottobre del 1966 e l'aprile del 1967, ottenne subito un grande successo: raggiunse il secondo posto nella classifica del Regno Unito, lasciando il primato solamente a Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band dei Beatles, che uscirà il giugno successivo.

Are You Experienced?, pubblicato il 12 maggio 1967, è un album sentito e personale, contenente alcuni dei suoi brani migliori, che lascia ampio spazio all'improvvisazione, coniugando psichedelia, blues e virtuosismo tecnico, in grado di accorciare le distanze tra Little Richard e gli Isley Brothers.

Nel disco, inaugurato dalla trascinante Foxy Lady, si respira tutto il background di Jimi: Seattle, l'esercito, il blues e Bob Dylan, di cui portava sempre con sé un libro di canzoni.

“E' una collezione di libere sensazioni ed immagini -ha dichiarato Hendrix- L'immaginazione è molto importante. Purple Haze non aveva nulla a che fare con le droghe. Riguardava esclusivamente un sogno in cui camminavo sotto il mare".

In Manic Depression e I Don't Live Today, quasi premonitrici della sua tragica scomparsa, si avverte tutta la sua latente disperazione.

Red House è uno dei migliori brani blues di sempre, mentre nella title track le sferzanti esplosioni di chitarra emergono dal background di sinistre percussioni.

Third Stone From The Sun, con le sue voci distorte e le sue sonorità lisergiche, è uno dei vertici del rock psichedelico.

L'album si aggiudicò un disco d'oro e quattro dischi di platino.

Nel 2003 la rivista statunitense Rolling Stone ha inserito l'album al quindicesimo posto nella classifica dei 500 migliori album di tutti i tempi, "The 500 Greatest Albums of All Time".

Electric Ladyland

Alcuni critici, però, ritengono superiore Electric Ladyland, l'ultimo album della Jimi Hendrix Experience, che è stato ristampato alcuni mesi fa in occasione del suo cinquantennale.

L'edizione Deluxe è disponibile in versione 3CD o 6LP.

Il cofanetto, rimasterizzato da Bernie Grundman, partendo dal mix audio originale dell'album, firmato dal produttore discografico americano Eddie Kramer, include demo, registrazioni inedite e molto altro ancora.

È presente anche il documentario del 1997, At Last ... The Beginning: The Making of Electric Ladyland in Blu-ray e la registrazione live inedita di Jimi Hendrix Experience: Live at the Hollywood Bowl 14/9/68.

La Electric Ladyland Deluxe Edition include anche un libro a colori di 48 pagine con i testi scritti a mano da Jimi, una poesia e le istruzioni per la sua etichetta discografica, così come foto mai pubblicate prima delle sessioni di registrazione fatte dallo stesso Eddie Kramer.

“Ho sempre sognato di mixare Electric Ladyland con un suono surround 5.1" -afferma Eddie Kramer, produttore di ogni album Hendrix abbia realizzato durante la sua vita e co-produttore di quasi tutto il suo materiale postumo- “Mi è sempre sembrato il veicolo perfetto per il genere di esperienze futuristiche che Jimi e io stavamo cercando di fare nel 1968. Il brivido viscerale di quando abbiamo completato il primo mix surround di Voodoo Child era palpabile. È stata un'esperienza travolgente. Abbiamo usato questa canzone come test del surround e nel momento in cui l'ho ascoltata ho ripensato a quei momenti in cui Jimi e io stavamo mixando l'album in stereo, ridendo dei nostri tentativi di trovare quel suono 'elusivo'".

Electric Ladyland è un capolavoro di rara bellezza, e non solo per i tre brani più famosi e noti al grande pubblico: Voodoo Chile, Crosstown Traffic e la cover di All along the watchtower di Bob Dylan.

Tutti il disco è pervaso dalla genialità fulminante di Hendrix e dalle intuizioni creative del "magic trio", composto da Hendrix, Adam Mitchell, alla batteria, e Noel Redding al basso.

L'ascolto in vinile di questo classico, è un'esperienza vivamente consigliata oltre che un visionario viaggio nel tempo: le migliorie più sensibili riguardano il suono della chitarra e di Hendrix, la pienezza del basso e l'impatto della batteria, ma in generale tutto l'album ha un sound pulito e al tempo stesso caldo ed estremamente avvolgente.

Le leggendarie performance live

Il mito di Jimi Hendrix è stato alimentato da alcune esibizioni che sono entrate prepotentemente nell'immaginario collettivo.

Impossibile dimenticare la sua performance al Festival di Monterey del 1967, nella quale, dopo aver suonato la sua Fender Stratocaster con i denti, dietro la schiena, contro l'asta del microfono e contro l'amplificazione, le diede fuoco con del liquido per accendini e la distrusse contro palco ed amplificatori in una sorta di rito catartico, per non parlare della sua leggendaria esibizione del 18 agosto 1969 a Woodstock, dove suonò una versione da brividi dell'inno americano simulando gli spari e i bombardamenti del Vietnam.

Il biopic "All is by my side"

La brevissima e folgorante carriera di Jimi Hendrix è stata ripercorsa nel 2015 dal biopic All is by my side, scritto e diretto da John Ridley, sceneggiatore che ha vinto il Premio Oscar per 12 anni schiavo.

L'ispirazione per scrivere e dirigere un film su Hendrix è venuta a John Ridley grazie all'ascolto di Send my love to Linda, uno degli ultimi brani realizzati dal chitarrista, che lo ha incuriosito e lo ha spinto ad approfondire un aspetto poco conosciuto della storia di Jimi.

Linda Keith, ex fidanzata di Keith Richards, interpretata nel film da Imogen Poots, è stata, infatti, una figura molto importante nel far decollare la carriera di Hendrix.

Ad impersonare il leggendario musicista è stato chiamato André 3.000, eclettico rapper e cantante degli Outkast, uno dei pochi gruppi rap di successo provenienti dal Sud degli Stati Uniti.

La somiglianza tra André Benjamin, vero nome del cantante, e il musicista che ha infiammato Woodstock con l'iconica The Star Spangled Banner, è impressionante, e anche la sua interpretazione ha restituito bene la personalità complessa e contradditoria del chitarrista.

All is by my side racconta il successo di Jimi Hendrix, ma anche le sue difficoltà nel gestire la popolarità e i suoi problemi con la droga, ma ha il difetto di una regia piuttosto sfliacciata e di una sceneggiatura non sempre all'altezza del soggetto.

La Experience Hendrix Llc, l'agenzia controllata dalla famiglia di Hendrix, non ha concesso l'autorizzazione a usare nel film il catalogo dell'artista, così nella pellicola sono presenti solo alcuni brani registrati all'inizio degli anni Sessanta, prima dell'uscita del suo folgorante debutto discografico Are you experienced?: un grave vuluns, per un biopic che lascia il sapore amaro dell'incompiutezza.

L'eredità artistica

Sono passati quasi cinquant'anni dalla sua prematura scomparsa, eppure Jimi Hendrix è oggi più vivo che mai al cinema, nelle librerie e nei negozi di dischi.

In una delle sue frasi più celebri, il chitarrista ha dichiarato: "La luce che brilla il doppio dura la metà".

Una luce che ancora oggi emerge, accecante, dai solchi dei suoi vinili.

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Gabriele Antonucci